Facciamo finta di
essere persone serie, sani cinefili, non fans della musica trash: non siamo
andati a vedere il primo film di Eminem, siamo andati a vedere il nuovo film
di Curtis Hanson. In cui, accidentalmente, c´è
Eminem, nella parte – quasi - di Eminem, che canta canzoni scritte da Eminem
e vive più o meno la vecchia vita di Eminem.
La trama si
racconta in due righe: Jimmy, unico aspirante rapper bianco dei sobborghi
poverissimi di Detroit, con una madre alcolizzata (Kim
Basinger), una sorellina piena di traumi e quattro amici scoppiati,
deve vincere la paura e avere il coraggio di esibirsi in un locale per neri,
se vuole raggiungere la fama e la
possibilità
di cambiare vita. Ovviamente ce la fa, aiutato dall´amore (più o meno) di
una biondina un po’ puttana ma simpatica.
E detta così, il film sembrerebbe abbastanza brutto. I fans di
L.A. Confidential restino pure delusi:
dialoghi banali, un attore principale che ha sempre la stessa faccia
incazzato-depressa, personaggi di contorno già visti, ordinario degrado
urbano e familiare, linguaggio sboccato, conflitti razziali stereotipati.
Eppure, in realtà, 8 Mile (che nella storia segna il confine tra il
ricco quartiere dei rappers affermati e la periferia squallida dove Jimmy
vive), non è affatto brutto, e allora ammettiamolo, che abbiamo fatto bene
ad andare a vedere il primo film di Eminem. Perché sebbene lui come attore
non ci sia tanto, e anche se vedere Eminem che recita Eminem possa mettere
un po’ in imbarazzo, ci si accorge presto che la storia è e vuole essere
qualcosa di diverso dalla semplice autobiografia di
Marshall Mathers agli esordi di carriera.
Il
film di Hanson è uno spassoso viaggio nel mondo del rap, fatto di insulti e
prese in giro che non risparmiano nessuno, di critica e autocritica come
espressione letteraria: i duelli finali, in cui vince chi riesce ad
entusiasmare il pubblico offendendo - a ritmo di musica – l’altro
concorrente, sono sinceramente divertenti, ben scritti e ben cantati, e per
quanto, conoscendo la storia di Eminem, già sappiamo che ce la farà, non di
meno rimaniamo affascinati da una cultura dello sberleffo, il più veloce
possibile, il più feroce possibile, che ricorda le sfide retoriche del
vecchio mondo o le commedie di Shakespeare nella perfetta cadenza delle
rime. L´attore Eminem, l´abbiamo detto, non è un granché; ma solo (il vero)
Slim Shady avrebbe potuto recitare quella
parte, e, soprattutto, scrivere quei divertentissimi, cattivissimi pezzi.
Valentina Soluri