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APHEX TWIN:
L’UOMO DELLE DRUKQS |
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![]() "The best musicians or sound-artists are people who never considered
themselves to be artists or musicians" (Richard D. James, alias Aphex Twin)
Richard D. James, nato nel 1971 in Cornovaglia, noto ai più sotto la sigla Aphex Twin (ma non si contano le uscite a firma AFX, Caustic Window, Blue Calx, The Dice Man, Gak, Polygon Window) è uno dei misteri più affascinanti della musica contemporanea. Ha lo stesso nome che i suoi genitori – conosciutisi mentre lavoravano in un ospedale psichiatrico canadese – avevano dato nel 1968 al primogenito morto subito dopo il parto. Due Richard D.James, allora: la lapide del primo compare sulla copertina del singolo Boy/Girl inciso dal secondo.
FAQ: Chi è Aphex Twin? Ottimo argomento per una puntata di X-Files,
ragazzi. “Suona
veramente arrogante, ma la mia è la musica che preferisco in assoluto. La
preferisco a quella di chiunque altro.”
FAQ 2: È un extraterrestre buono o cattivo? La leggenda lo vuole precocemente attratto dalla possibilità di esplorare e manipolare suoni naturali ed artificiali. A dodici anni, stanco di picchiare sui tasti del pianoforte di casa, compra un sintetizzatore, lo fa a pezzi (“Non valeva niente”), sviluppa un amore viscerale per i circuiti integrati. Il punk gli viene presto a noia, preferisce Cage, Satie, Stockhausen, la musica classica, Philip Glass (al quale, nel 1995 chiederà di curare gli arrangiamenti orchestrali per il brano Icct Hedral). Registra i primi esperimenti nella sua stanza (in parte raccolti nell’album Selected Ambient Works 1985/1992), poi si innamora della techno e debutta come dj fisso al Bowgie Inn di Truro insieme all’amico Grant Wilson Claridge. Fitta la discografia: tra singoli, E.p.’s, brani composti per videogiochi, album interi (non tutti rintracciabili sul mercato ufficiale), collaborazioni sparse, un vero dedalo. Ecco, in breve, chi è l’uomo di Drukqs (termine che, precisa R.D.J., non ha niente a che fare con le droghe). Fiumi d’inchiostro su vita ed opere dell’autore di Come to Daddy e Windowlicker (indimenticabili i rispettivi videoclip da incubo girati da Chris Cunningham), dell’inventore di un genere che non è ambient, né techno, tantomeno dance (nell’accezione commerciale del termine) proprio per le sue profonde radici nella musica concreta. “Faccio musica col computer” dice R.D.J. “Non uso più le tastiere, solo il mio computer .” Si dichiara stanco dello showbitz e delle case discografiche (fatta eccezione per la Rephlex, sua etichetta personale), minaccia un imminente ritiro dalle scene e, in tono beffardo, sostiene di aver assemblato Drukqs con brani di suoi emuli pescati su internet. Dovremmo credergli? Prima ancora che alle zone alte delle classifiche di vendita, Drukqs è un album destinato alla storia della musica. Un lavoro colossale e rigoroso che offre all’ascoltatore una sintesi perfetta tra pop e musica colta, alchimia di suoni che nascono dalla sfera onirica di R.D.J. (“Compongo in stato di dormiveglia”) e si riversano sugli strumenti utilizzati in fase di registrazione. Non somiglia a nessuno dei dischi incisi fin qui (come Aphex Twin o altro), eppure sembra riassumere la ricerca di un’intera vita da artista solitario e sregolato. Per molti, non per tutti.
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