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DEATH IN VEGAS: Scorpio Rising (Concrete/Bmg) |
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Musica da camaleonti. Cambiare la semantica del rock sfruttando gli elementi che costituiscono il passato e il presente del rock stesso. Il programma è già nel nome, invidiabile caleidoscopia della Fine: la Morte a (Las) Vegas, pensando ad Elvis Presley, ex camionista avanzato ad idolo di una generazione che lo brama istericamente. Elvis morto e risorto, icona pop warholiana che diventa graffito urbano, revenant familiare e sinistro a milioni di persone. Nulla è più (Pop)ular di una stella grassa che continua a brillare postmortem rilanciando la ben nota frase di Philip K. Dick: “Voi siete morti e io sono vivo”. Un’uscita ogni due o tre anni e tanta attesa tra un disco e l’altro per chi ha scoperto il progetto creato dal grafico/dj Richard Fearless e dall’ingegnere del suono Tim Holmes con Dead Elvis (1997) o con il più famoso The Contino sessions (1999). Per mesi, intorno a Scorpio Rising sono addirittura fiorite diverse leggende: sarà doppio, anzi triplo. Sarà accompagnato da un corto/remake dell’omonimo film del 1965 di Kenneth Anger. A dirigere il corto sarà lo stesso Anger, tirato fuori dal guano della Hollywood Babilonia. Bla-bla-bla-bla... Niente di tutto questo (beh, si dice che con quella vecchia canaglia di Anger i D.I.V. ci abbiano almeno provato). Scorpio Rising contiene solo dieci brani ma si connota al primo ascolto come l’album più interessante realizzato finora dal duo. Un viaggio misterioso che comincia con i due ipnotici strumentali Leather e Girls (il primo non avrebbe sfigurato su Evil Heat dei Primal Scream, il secondo torna sui passi di Dirge), lasciando ben presto spazio agli ospiti vocali.
Finale al femminile con la Dot Allison di Living horses, languido trip saturo di chiaroscuri, liquida nenia che ci immerge in atmosfere da ‘Ritorno a Twin Peaks’ e ancora la Sandoval di Help yourself, dolce ed oscura vestale sulle rive del Gange. Emotivamente intenso l’arrangiamento orchestrale scritto e diretto dal Dr. Subramaniam. Di stanza al Trinity Wave Station di Chennai, Subramaniam gioca un ruolo di primo piano nell’economia del lavoro, amalgamando senza forzature suoni orientali ed occidentali in un felice mix dilatato sino a sfiorare le corde della cosmic music. È tutta qui la grande seduzione di Scorpio Rising, oggetto straniante e profondo, raccolta di reinvenzioni sonore smontabili e rimontabili a piacimento dall’ascoltatore. Un album ambizioso, stupefacente (per nulla ruffiano e/o frammentario) che potremmo definire il perfetto mandala pop del 2002. Lassù, Elvis li ama. web site: http://www.death-in-vegas.co.uk/ (J.R.D.) |