Home | Archivio letture  | Home Letture  | AA.VV. Tu quando scadi? | Will Christopher Baer | Boosta | Davide Bregola | William Burroughs | Catastrophe | Antonio Bufi/Luca Moretti | Mario Desiati | Stella Duffy | Breat Easton Ellis | Saverio Fattori | Speciale Gian Carlo Fusco | KaiZen & Emerson Krott | Michel Houellebecq | Giuseppe Genna | Joe R. Landsdale | Cormac McCarthy | McNeil - McCain | Aldo Nove | Chuck Palahniuk:Cavie | Chuck Palahniuk:La Scimmia... | David Peace - GB84 | Angelo Petrella | Andrea Piva | Gregory David Roberts | Paolo Roversi | Giambattista Schieppati | Stefano TassinariTom Wolfe | Wu Ming 5Ugo Tognazzi | Dalia Nera

Racconti: Anche Wess vuole la sua parte | Benedetti siano i vermi | CloserHai Dozo | La notte in cui scopai la figlia di Sammy BarbòMai più lacrime | Marmulak il vendicatore | Memoria | ZZZ


CORMAC McCARTHY: Il Guardiano del Frutteto

(Einaudi, pp. 229, € 15,00. Traduzione di Silvia Pareschi)  Biografia, Bibliografia

 

Il guardiano del frutteto:copertina del libro di Cormac McCarthy

Red Branch è una scatola polverosa e rovente, uno sperduto borgo rurale nei pressi di Knoxville, Tennessee. In questo luogo di esistenze in briciole, di memorie al di fuori dal tempo, la vita è dura, negli anni a cavallo tra i due grandi conflitti mondiali; ne sanno qualcosa – ciascuno a suo modo – Marion Sylder, John Wesley Rattner ed il vecchio Ather Ownby.

   Marion è un contrabbandiere di whisky, un avventuriero alla Michel Poiccard/Lazlo Kovàcs che, dopo aver dato un passaggio ad un sinistro autostoppista, si macchia accidentalmente di omicidio, quindi stringe amicizia con il giovane John, orfano di padre, che lo crede un eroe. Ather è invece un uomo dei boschi, un eremita mezzo matto – il guardiano del titolo - occupato da anni a vegliare il cadavere di uno sconosciuto abbandonato sulle montagne. Il misterioso corpo senza vita, sepolto dentro una cisterna adiacente ad un frutteto in rovina, è strettamente legato alle esistenze dei tre personaggi: è la chiave di una tragedia umana dalla trama forte, venata di quella poesia violenta che caratterizza tutti i lavori di Cormac McCarthy.

   Parole che sembrano incise sulla pagina a colpi di revolver (gli stessi che Ather spara per tracciare una rudimentale X sulla cisterna nella quale giace il morto); frasi montate come fotogrammi di una pellicola che, di immagine in immagine, ramifica ininterrottamente pensieri ed azioni.

    Come Meridiano di Sangue (opera accostata da molti al Moby Dick di Melville), questo è un romanzo di uomini che non saranno mai eroi, ma anche il romanzo di una natura che non è mai scenario, quanto personaggio dotato di un respiro, di un’aura mitica tanto affascinante da stregare il lettore. Nomi di pietre, di alberi, di animali, scorrono in un flusso rapsodico e restano impressi più dei nomi di persona, più delle cose umane che vanno in rovina (la distruzione inesorabile, ironicamente biblica del Green Fly Inn, ricettacolo di anime alla deriva). E quando John Wesley, “attraversando il campo di Saunders per andare al torrente” incontra la ragazza che gli fa battere forte il cuore di paura e desiderio, la scena si gioca tutta su un dialogo scarno e sugli odori, i colori della campagna circostante in un crescendo di sensualità che tutto celebra, anche il brivido più lieve.

   Primo romanzo pubblicato in patria nel 1965, Il Guardiano del frutteto (The Orchard keeper ) è la settima traduzione italiana dello scrittore che da anni vive da recluso nel suo ranch a El Paso limitando i contatti con il mondo esterno. Un solitario, simile ai suoi personaggi di carta: affine ad Ather, il vecchio che rifiuta i mutamenti imposti dal progresso e, allo stesso tempo, diverso da altri scrittori (Salinger, Pynchon) eclissatisi da decenni.

 Cormac McCarthy  Ripetere che McCarthy è l’erede di Faulkner, sarebbe a dir poco stucchevole e liquidatorio, oltre che estremamente riduttivo. Vero è che come  Faulkner, questo autore ha già lasciato l’orma di un gigante sul terreno del romanzo contemporaneo sommando nelle sue opere elementi stilistici innovativi a quella fluvialità espressiva tradizionalmente attribuita agli scrittori del Sud.

   Nel ritmo della sua prosa convivono modulazioni liriche e slanci puramente fantastici, talora senza soluzione di continuità. Cupa e rigorosa bellezza con un senso poetico e filosofico di consapevolezza della condizione umana. Una discesa nel torbido che, più che a Faulkner, porta a Conrad e, più indietro, proprio alle visioni melvilliane. Poco importa se qualche critico si è affrettato ad etichettare la sua produzione più recente come ‘western postmoderno’.

(N. G. D’A.) 

sul web: www.cormacmccarthy.com           

              www.readwest.com/cormacmccarthy.htm