JONATHAN FRANZEN: Le Correzioni (Einaudi, pp. 603, € 19,00) |
Pochi lettori italiani ricorderanno La ventisettesima città, primo romanzo di un autore allora molto giovane (era il 1989 e Franzen è nato nel 1959 a Western Springs, Illinois), paragonato dai critici statunitensi a Thomas Pynchon, Don De Lillo e John Barth. Ambientato a St. Louis, La ventisettesima città raccontava l’ascesa al potere del capo della polizia S. Jammu, un’indiana di Bombay priva di scrupoli e la sua lotta con ogni mezzo illecito per piegare Probst, ricco costruttore dell’ Arco, simbolo della città. Tra thriller sofisticato e romanzo di costume, il solido intreccio rivelava immediatamente un talento della scrittura all’altezza dei suoi maestri (ai nomi già citati è d’obbligo aggiungere quello di William Gaddis). Dopo l’esordio, il lungo silenzio (almeno in Italia, visto che nessuno ha mai tradotto l’opera seconda Strong motion). Una forte crisi depressiva, complice un matrimonio fallimentare, ha bloccato lo scrittore fino all’uscita in patria di The Corrections, corposo romanzo accolto con entusiasmo dal New York Times Review of Books e disponibile nelle librerie italiane dal 2 aprile, contemporaneamente alla ristampa in tascabile de La ventisettesima città. Isolamento, problemi economici, anni trascorsi senza scrivere niente (o quasi: il saggio Perchance to dream: in an age of images, a reason to write novels disponibile su www.einaudi.it ed il racconto inedito My obsolescence), poi la rinascita artistica. Pareri favorevoli arrivano anche da David Foster Wallace e De Lillo. L’autore di Infinite Jest e Brevi interviste con uomini schifosi ne parla come di una "testimonianza dell' importanza, la profondità ed il piacere che può dare la grande narrativa" ponendo implicitamente l’accento sul contributo della letteratura americana dell’ultimo trentennio ad un concreto rinnovamento della letteratura tutta.Protagonista assoluta del romanzo di Franzen è la famiglia Lambert: Enid e Alfred, più tre figli (Gary, Chip, Denise) tirati su seguendo scrupolosamente gli inviolabili valori americani (e del puritano Midwest), primo tra tutti il dovere di figurare sempre tra i "giusti", di non commettere scorrettezze, di non deviare mai dalla strada maestra. Alfred è un vecchio despota ligio al dovere, Enid una madre che ha il vizio di paragonare i figli a quelli degli amici. "Correggere" la prole è la sua nevrotica missione e per portarla avanti usa come unità di misura il successo degli altri. Qualsiasi scelta dei figli, anche in campo sessuale, deve (dovrebbe) passare al suo vaglio. Ma, crescendo, Gary, Chip e Denise non rivelano la stoffa di ‘figli perfetti’, non sono proprio come mamma e papà vorrebbero e, al contrario, manifestano le loro controverse "correzioni" a se stessi ed alla condotta dei genitori. Risultato? Un disastro. Gary, il primogenito, lavora nel mondo della finanza ma il successo professionale non gli impedisce di sprofondare nella più nera depressione; Chip, perde la cattedra universitaria in seguito a un’accusa di molestie sessuali ad una studentessa, si gioca (male) la carta di sceneggiatore ad Hollywood, s’impantana in una truffa in Lituania rischiando addirittura di rimetterci la pelle. Denise, infine, brillante chef in un ristorante alla moda di Philadelfia rivela una sessualità incerta e diversi problemi psicologici irrisolti. È l’America che non perdona il fallimento, quella descritta da Franzen. Il Grande Sogno che azzanna i perdenti (non a caso la famiglia Lambert vive in un posto chiamato St. Jude, dal nome del patrono delle cause disperate). Un tema sicuramente non nuovo, già letto in decine di romanzi, visto nei film più recenti dei Coen, di Lynch, di Paul Thomas Anderson. È la scrittura di Franzen a rendere tale tema appassionante: se ne La ventisettesima città si parlava di cospirazioni politiche, di manovre sporche, sotterranee, ai danni della comunità di St. Louis (pane per i denti di Thomas Pynchon), qui il nucleo è ristretto ai cinque componenti della famiglia Lambert e la cospirazione riguarda questo cognome. "Cospirazioni della vita quotidiana", nella definizione di Franzen. I Lambert vivono osservando le regole, lo stile di vita americano gravitando intorno ai mali tipicamente a stelle e strisce (consumismo sfrenato, superficialità nei rapporti umani, dipendenza dai farmaci), si configurano come un microcosmo stritolato dalle ambizioni dei singoli. Sono grotteschi nel loro presentarsi, pagina dopo pagina, come un circo di alienazioni e frustrazioni e, indimenticabili perché è la scrittura di Franzen a consacrarli alla memoria del lettore. Un ritorno alla luce, dunque, ad una vena creativa capace di smentire la teoria pessimistica dell’autore su una società talmente dominata dalle immagini da poter rinunciare per sempre ai narratori. (S. B.) Jonathan Franzen legge alcune pagine di The Corrections su: www.jonathanfranzen.com
|