Ha
quasi 83 anni, l’autore di Cronache marziane e La fine del
principio. Figura centrale della letteratura fantastica emersa
nell’immediato dopoguerra, Raymond Douglas Bradbury,
nato nel 1920 a Waukegan, Illinois, vanta una sterminata produzione
all’interno della quale trovano posto il futuro autoritario di Fahrenheit
451, portato sullo schermo da Truffaut
nel 1966 (ma si prepara un remake prodotto da Mel Gibson e diretto da Frank
Darabont) ed il mondo fiabesco di Ahmed e le macchine dell’oblio. Ha
scritto storie di fantascienza, gialle e ‘mainstream’ (L’Estate incantata),
oltre a soggetti per la celebre serie televisiva Ai Confini della realtà
e alla controversa sceneggiatura del Moby Dick di
John Houston con Gregory Peck. Ha collezionato
premi su premi, non ultimo, nel novembre 2000, il riconoscimento della
National Book Foundation per l’importante contributo alla letteratura
americana (giunto insieme a un infarto).
Constance contro
tutti, pubblicato da Mondadori, è un noir atipico per il registro
surreale, i personaggi e le situazioni in esso contenute. Se in Morte a
Venice (1986) Bradbury faceva rivivere sulla pagina la California della
sua giovinezza, qui l’asse temporale-biografico è spostato in avanti, negli
anni di uno scrittore (il Matto) che aspetta i ‘pompieri attizza-incendi’ e
gli ‘uomini-libro’, ritrovandosi coinvolto per la terza volta (come ne
La Follia è una bara di cristallo e La
Morte è un affare solitario) in un pasticcio che ha al centro l’attrice
Constance Rattigan.
Bellezza
disarmante e stranezze da diva, "Quarant’anni di trionfi e disastri
racchiusi
nel corpo di un leone marino", Constance irrompe nel romanzo in una notte
"buia e tempestosa" di pioggia e lampi su Venice. Il Matto è seduto alla
macchina da scrivere, tutto solo in un bungalow affacciato sull’oceano,
quando lei bussa alla porta. Sono solo le prime due pagine del libro e
Bradbury ha già preso in trappola il lettore usando il più convenzionale
degli avvii: tempaccio da film horror, fatalona da sturbo in fuga da
qualcuno/qualcosa, antieroe poco o nulla riluttante ad abbracciare la causa
della perseguitata. Con la carica dinamitarda di un "bacio aspirante", il
Matto c’è dentro fino al collo: l’attrice racconta di avere ricevuto ‘in
dono’ due agendine fitte di nomi, due macabri Libri dei Morti (qualcuno è
ancora vivo ma non per molto) e ora teme per la propria vita. Ma
Constance è davvero una vittima? Per farcela, o
almeno per avere una spalla con la quale dividere parte dei guai che lo
aspettano, il Matto chiede aiuto a Crumley, burbero poliziotto perennemente
assetato di birra (preferibilmente in doppia confezione da sei).
È così che ha
inizio il tour bradburiano nei gironi infernali della Fabbrica dei Sogni:
poco splendore e tanti scheletri nell’armadio delle stelle di celluloide di
una volta come in una versione romanzata del famoso Hollywood Babilonia
di Kenneth Anger (ma viene facile pensare
anche a Il Grande sonno di Chandler o ai corrosivi quadretti di
Gore Vidal e Norman Mailer, al
James Ellroy
dei Notturni Hollywoodiani). Tra le palme lussureggianti, la Mecca
nasconde nomi caduti nella polvere, scandali dimenticati, miserie di ex
sciupafemmine ridotti all’eremitaggio in una vecchia cabina di proiezione
decorata con ritagli dalle riviste di cinema e fotografie di donne
bellissime ("Le mie care fidanzate, all’epoca in cui ero un vulcano attivo",
dice Clyde Rustler). È la Hollywood di Griffith,
Lillian Gish, Tom Mix e Rudy Valentino ma, per
usare le parole di Christopher Isherwood, dentro questa miniera d’oro
"ciascuno per sé e il vincitore che si prende tutto".
Capitoli
brevissimi, citazioni a iosa (la dipartita
di
un prete rimanda a L’Esorcista di Friedkin,
film molto amato dall’autore) e dialoghi da capogiro rendono Constance
contro tutti il più godibile tra gli ultimi lavori dello scrittore, più
del precedente Ritornati dalla polvere (uscito da noi nel 2002),
romanzo su una bislacca famiglia di fenomeni da baraccone che aveva lasciato
in molti l’impressione di un lavoro affascinante ma affrettato. Fedele al
suo motto "Vivi e scrivi, senza perdere tempo", Bradbury è un vino
invecchiato bene già al lavoro su una prossima raccolta di racconti.
(V.L.)
Sul web:
www.raybradbury.com
www.intercom.publinet/bradbury.htm