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Non sono soddisfatto al 100% della mia traduzione di Tishomingo Blues. C'è almeno un errore. Me ne sono reso conto segnando un refuso, come quando ti tolgono il tartaro e scoprono che sotto c'è una carie. A pag.64 Robert Taylor accenna di sfuggita a "un turbante come quello di Erykah Badu prima che diventasse pelato". Ecco il refuso (per quante volte tu legga e ri-corregga le bozze, almeno un refuso ci scappa sempre): dovrebbe esserci scritto "pelata", perché il soggetto è Erykah Badu, nota cantante afroamericana. Sotto il refuso,
l'errore. La frase non mi suonava giusta: perché coprirsi la testa prima
di diventare calvi, e mostrare la testa dopo? D'accordo, è un errore contenuto in una frase detta en passant, e non inficia la comprensione e il godimento del libro. Però mi sta sul cazzo. L'ho già segnalato all'editore, chiedendo che venga corretto nella prima ristampa utile. Tradurre Elmore Leonard è una grossa impresa, ti ci dedichi con foga e abnegazione, ti compiaci d'aver risolto problemi che t'eran sembrati enormi... e ti scappa una cazzatina come questa su Erykah Badu! E' come in Carlito's Way: sfuggi rocambolescamente prima ai federali poi a Cosa Nostra, in una corsa contro il tempo che ti brucia i polmoni, riesci ad arrivare in tempo al binario... e ti fredda l'ultimo dei cazzoni, Benny Blanco, che manco ti ricordi chi è (te lo deve ricordare lui). Il primo libro di Leonard che leggo è Get Shorty. Lo compro usato (e logoro) in un mercatino di beneficenza a Williamsburgh, Brooklyn, gennaio 1998. Storia divertentissima (ben resa nel film di Sonnenfeld con Travolta, Hackman e De Vito), bei personaggi, dialoghi impeccabili, ma quello che mi impressiona è lo stile, che riproduce l'inglese parlato saltando o mozzando parole, scombinando frasi etc. Quando parliamo non diciamo proprio tutte le parole (e nemmeno tutte le sillabe: " 'zzo fai?"): molte le saltiamo, è l'interlocutore a ricostruire mentalmente frasi e periodi. Per non parlare dell'estrema flessibilità in termini di grammatica e sintassi. Per rendere queste caratteristiche del parlato nella lingua scritta si ricorre a figure retoriche quali l'ellissi (eliminazione di alcune parole della frase) o l'anacoluto (mancato nesso sintattico tra gli elementi della frase, tipo: "Io è meglio che mi ammazzate", "quello che io gli ho dato un sacco di botte", "mangiare mangio, ma non ingrasso"). Leonard ricorre spessissimo all'una e all'altro. [Per fare un
esempio di anacoluto nella lingua italiana, pensiamo al testo della canzone
Quelli che... (di Iannacci-Viola, 1975), che dopo il primo minuto si
trasforma in una sfilza di anacoluti, senza i quali perderebbe gran parte
dell'effetto comico e poetico: Dicevo: leggo Get Shorty, e scopro uno stile ellittico che rende i dialoghi perfettamente naturali, come quelli che si sentono nei bar o per strada: "I go home, she's gonna want to know where it's at" (proposizione temporale priva di congiunzione"when"); "how you know he died, he tell you?" (frasi interrogative prive di "do" e "did"); "His picture in here?" (frase interrogativa priva di copula "is"); "you want to check it out, go ahead" (periodo ipotetico privo di congiunzione "if"). A volte l'uso dell'ellissi è virtuosistico, tutti i nessi sintattici saltano in aria eppure la frase resta comprensibile: - Friends don't break in, Harry, they ring the bell. ["Gli amici non scassano la porta, Harry. Suonano il campanello"] - Yeah? What about stoned they might. [più o meno: "Ah, sì? E se sono fumati non può capitare?"] "What about stoned they might" sfida l'analisi logica. E' al tempo stesso una frase farfugliata, una domanda che a metà strada diventa un'affermazione e - verosimilmente - ciò che rimane di: "What if they're stoned? If they're stoned, they might". Un ultimo esempio, stavolta da Tishomingo Blues: "We out there talking I feel you hanging back" [Mentre parlavamo, là fuori, sentivo che stavi molto sulle tue]. A colpi di ellissi, anacoluti e presente storico/narrativo, Leonard spazza via la sintassi di questa frase, lasciandone solo l'ossatura: "Là fuori che parliamo, sento che stai molto sulle tue." Oltre a ellissi e anacoluti - sempre per evitare che i dialoghi suonino falsi, artificiosi - Leonard ricorre all'espediente di mozzare/accorpare le parole. Sempre da Get Shorty: "you can do better'n him"; "Why'd he put his hand in his coat like that?"; "Why's he scare you?". Come non fosse abbastanza, Leonard utilizza anche la resa fonetica dei diversi accenti e delle pronunce frettolose: "Why chew make me do thees?" ("Why do you make me do this?" con accento portoricano); "a hunnerd" (storpiatura di "a hundred and") etc. Un'altra cosa tipica dello stile di Leonard è l'uso "fotografico" del participio presente per fermare un attimo, isolare un'unità di spazio-tempo, dare un'idea di compresenza e sincronismo. L'espediente ricorda molto certe inquadrature fisse di Kitano, o certi suoi controcampi che mostrano i personaggi uno di fronte all'altro, in situazioni sospese o enigmatiche. Qualche esempio da Tishomingo Blues: "Charlie showing his irritation now"; "All kinds of bugs making noise here in the summer"; "Robert in gray, Anne in black, the skirt, the shirt unbuttoned in front, her streaked hair coming out of a red bandanna". Bene, credo di avere reso l'idea di come scrive Leonard. Dopo quel pomeriggio del '98, mi sono procurato e ho letto buona parte dei suoi romanzi. Ne ho letti ventiquattro. Di questi, soltanto tre li ho letti in traduzione. Nelle traduzioni italiane dei romanzi di Leonard non vi è la minima traccia di ellissi, anacoluti, storpiature ed espedienti "fotografici" (benché l'italiano parlato sia strapieno di tutte queste cose). I dialoghi suonano pesanti, poco credibili, anche perché i traduttori non fanno niente per avvicinarsi all'italiano parlato: rispettano fiscalmente tempi e modi, non rinunciano mai al congiuntivo, evitano gran parte di ciò che nutre la conversazione quotidiana. Qualche esempio dalla versione italiana di Glitz (1985), che pure non è male: "Che cosa cacchio è Caguas?". Mai sentito nessuno rallentare così tanto una frase. Io, se era per me, traducevo "Cazzo è Caguas?". E' un problema generale: per tutto il libro, il traduttore scrive "che cosa", come in questa frase: "Già, ma a che cosa serve?" Per me, o solo "che" o solo "cosa". E ancora: "Ma che cosa fate voi laggiù a Miami?". Tra l'altro, quel "laggiù" non è indispensabile e rallenta la frase. Meglio scrivere: "Ma che fate a Miami?", come direbbe chiunque non abbia un palo in culo. Passiamo al dilemma "congiuntivo sì / congiuntivo no": "Metti che uno di noi due si ammali". Io avrei evitato il congiuntivo, ma usarlo non rallenta la frase. Diverso il caso di: "E se io lo inchiodassi per terra e tu gli fai cascare addosso qualcosa di pesante?". Se hai messo "gli fai", perché non mettere "inchiodo"? Il tutto suonerebbe meglio, e il ritmo ne gioverebbe. Prese una per una sembrano inezie, ma spalma centinaia di occorrenze su 322 pagine di romanzo e dimmi se non rallenta tutto l'andamento. In inglese, Leonard ha una velocità da formula 1. In italiano, quando va bene, procede a velocità sostenuta su una statale relativamente sgombra; quando va male, è roba da incolonnamento sulla superstrada Ferrara-Porto Garibaldi. La tendenza a prendere troppo sul serio l'italiano scritto (dopotutto, siamo nel paese della "bella pagina") limita la capacità di scrivere dialoghi convincenti, e questo vale sia per gli autori indigeni (certo, con significative eccezioni) sia per chi traduce autori foresti. Questo è uno dei motivi per cui Leonard non ha il riscontro che meriterebbe. Negli anni scorsi, quando parlavo di lui e dei suoi libri, l'interlocutore di turno se ne procurava uno in traduzione, e diceva: "Sì, non male, ma non m'ha coinvolto più di tanto". Ogni volta che succedeva, la mia frustrazione aumentava: quando leggi un autore che ti entusiasma, vorresti condividere quel che provi, e invece un cazzo. ...finché Einaudi Stile Libero non decide di comprare i diritti di Tishomingo Blues e di alcuni titoli "back-list". Capita che nella sede di via Caio Mario a Roma passi Simona Vinci (una delle persone a cui l'ho menata su Leonard qui e Leonard là), vede il libro e dice: "Ma perché non lo fate tradurre a Roberto, che Leonard è il suo autore preferito?". Il resto va da sé. Grazie, Simona. Ho cercato di dare il meglio, tuttavia - per tornare all'incipit - non sono soddisfatto al 100%. Ci si è messa di mezzo Erykah Badu. Mi son chiesto: è una punizione? Devo ascoltare più arenbì? Così mi sono scaricato un po' di pezzi di D'Angelo: Brown Sugar, Me and Those Dreamin' Eyes of Mine e, soprattutto, Lady: " Don't think I don't see them looking at you / All of them wishing they could have you / And as a matter of fact, uh / A bunch of them are itchin' for you to scratch them / You're my lady / You're my lady / You're my lady / You're my lady..."
P.S. Un qui pro quo a pag.261. Qui Robert se n'è già andato, quindi a parlare con Arlen è Walter, ma c'è scritto "Senza staccare gli occhi da Robert" e "Sono affari tuoi - disse Robert". Ancora, pag 301: "A quel punto Dennis lo interruppe - Dennis,..." invece Dennis dice "- Robert,...". |
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