Riccardo
Pedrini, scrittore, istruttore di Muay Thai (boxe thailandese), ex musicista
con i bolognesi Nabat, ha raggiunto il collettivo Wu Ming e ne è diventato
il quinto componente affidando all’editore Fanucci la pubblicazione di
Havana Glam, romanzo che arriva a poca distanza
dall’esordio letterario di Libera Baku Ora (Derive Approdi). Wu Ming (in
mandarino ‘Nessun Nomè), è, per definizione dei diretti interessati, "un
laboratorio di design letterario, all'opera su diversi media e per diverse
committenze" nato nel 1999 alla fine dell’esperienza siglata
Luther Blissett Project (il romanzo Q, il
saggio Nemici dello Stato). Intenti dichiarati: restituire allo scrittore il
ruolo di buon artigiano della parola estirpatogli da premi, salotti, editori
e SIAE, promuovere un feedback continuo tra autore e pubblico nella
tradizione del romanzo d’appendice, abolire l’obsoleto copyright rimettendo
in discussione il concetto di proprietà intellettuale (sul sito ufficiale
www.wumingfoundation.com è
possibile scaricare gratis i testi finora pubblicati).
Wu Ming, eroe senza volto in attesa di dare alle stampe nella primavera 2002
il romanzo 54, colpisce per mano di Riccardo Pedrini
con uno di quei libri che inchiodano dalla prima pagina. Havana Glam,
crocevia di generi e linguaggi diversi (fantascienza, noir, spy-story,
fumetto, Pop art), è un’opera che esalta in modo naturale, anziché
nasconderle, le sue molteplici contaminazioni. Coniuga Philip K. Dick e
James Ellroy, Stephen King e
Joseph Conrad, Bob Marley e David Bowie, guerra
fredda e scenari apocalittici indicando un territorio ancora vergine a
quanti in Italia si ostinano ad intasare gli scaffali delle librerie con
inutili romanzetti di formazione. L’avvio è il seguente: a causa della
guerra totale del 2021, nell’anno 2045 il mondo non è più quello che
conosciamo oggi e l’America è una superpotenza al capolinea. Il governo
degli Stati Uniti, guidato dal presidente Albert
Alfred Wank, servendosi di una tecnologia avanzata che rende
possibile i viaggi nel tempo, decide di inviare nel 1944 un temponauta cui è
affidato l’incarico di fare in modo che il piano Totality venga fatto
scattare. Totality prevede il bombardamento atomico sulle principali città
sovietiche. Attraverso la sua attuazione, il corso della storia avrebbe
molte probabilità di mutare evitando all’egemonia americana le ‘piaghè del
comunismo, della controcultura, del Vietnam. Però qualcosa comincia ad
andare storto fin da subito e non sarò certo io a dirvi cosa e come. Neanche
sotto tortura dello Svedese. C’entrano Einstein, Cuba, la CIA, l’agente DDT
prelevato dalle pagine di Daniel Chavarría, la musica reggae, il glam-rock
ed i singolari continua aperti dai viaggi nel tempo (alla prima missione
seguiranno altri lanci). Letteratura pura, slegata dalle distinzioni tra
‘alto’ e ‘basso’ e rivolta all’urgenza di raccontare storie appassionanti.
"Quelle che ci interessano" fanno sapere i Wu Ming, "sono storie di
conflitti, intessute sui telai dell'epos e della mitopoiesi".
(S.B.)
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ESTRATTO DA Havana Glam di Wu Ming 5
Ho una missione da compiere
Mettere in campo l’Arma Suprema.
Annientare l’Avversario.
Quelli a casa, il mondo triste che ho
lasciato alle spalle.
Miliardi di esseri senzienti prossimi
al nulla: ho lasciato solo volti.
Urne riempite a metà della cenere dei
ricordi.
Il Passaggio, come uno squarcio in un
velo.
Un taglio di luce in un fondale di
teatro.
Ho percepito il travaglio di chi
allargava lo squarcio perché il Viaggiatore e
l’Attrezzatura potessero passare.
Ho udito il fischio del vento che passa
in una gola montana, come un bordone incessante,
implacabile.
Pedali bassi di un
organo a canne, suoni armonici percepiti con il corpo, più
che uditi.
Il Primo a Passare.
Nel Tunnel Superluminale, una
vibrazione simile all’ansia o all’eccitazione, unica
sensazione a mantenere contorni riconoscibili. Farmaci
empatogeni, lunghi mesi d’addestramento permettevano di
riconoscere le sensazioni e isolarle. Chiuderle in una
bolla di cristallo, girarle e rigirarle nella coscienza,
valutarle, soppesarle.
Nessun pericolo. Di questo ero certo.
La mole del reattore a tachioni
occupava tutto il campo visivo e diveniva sempre più
opprimente.
Mi avvicinavo alla capsula da viaggio
sulla piattaforma d’ingresso del tunnel. Nebbia chimica
filtrava dal terreno nascondendo i confini dello smisurato
macchinario.
La Mole era lì per contraddire la
smaterializzazione cui ogni altro manufatto umano era
andato incontro nel corso dell’ultimo secolo.
Solo le installazioni militari erano
ormai di proporzioni imponenti.
Il reattore a tachioni e il Tunnel
Superluminale di Grabowski-Goldbaum. L’ arma più
importante di cui il governo, e quindi l’umanità, avesse
mai potuto disporre.
La funzione: allontanare un corpo e una
coscienza individuale dal presente.
La monumentalità era ineluttabile.
Come il conto alla rovescia.
Mi scoprii a pensare al reattore come
all’affusto, al tunnel come alla canna.
Io, uomo proiettile.
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