“I
Ramones mettevano sempre qualche goccia di piscio in tutto ciò che offrivano
agli ospiti, era un loro tipico scherzo.”
(Dee Dee Ramone)
One,
two, three, four...Ehi, questa è roba maledettamente seria, pochi cazzi: il
punk in presa diretta, microfono aperto, tutto live come in un bootleg
smanioso e succulento, un vorticoso montaggio ricavato da centinaia di
interviste ed estratti da altri libri, riviste, fanzines. L’America degli
MC5, di Iggy & The Stooges, dei New York Dolls
(recentemente tornati in pista con l’album One day it will please us to
remember even this su Roadrunner), di Jim Carroll,
Patti Smith, Dead Boys, Tom Verlaine e dei
Ramones, del Max’s, del Mercer Arts Center, del
CBGB’s e di tutta la gente che ci stava intorno, travestiti, spacciatori e
groupies comprese (le gesta di Bebe Buell, ex coniglietta di Playboy
sono storia). L’Inghilterra dei Clash e dei Sex Pistols (soprattutto quella
di questi ultimi, catturati nel corso del loro devastante tour americano).
Titolo: impareggiabile, ricavato da una pericolosa T-shirt disegnata da
Richard Hell.
In
copertina: Iggy birra in pugno che si fa leccare compiaciuto un lembo di
pelle da Debbie Harry. Livello di tossicità: alto. Volume: altissimo,
spaccatimpani, rock’n’roll. Ci sono le voci dei protagonisti, solo quelle (a
parte qualche notarella utile soprattutto ai lettori più giovani), divise in
cinque parti più un prologo che esplora la stagione dei Velvet Underground e
della Factory di Warhol ed un epilogo dedicato
agli anni che vanno dal 1980 al 1992.
Gli aneddoti si sprecano: la drammatica dipartita di Billy Murcia - primo
batterista dei New York Dolls – in terra inglese. Jim Carroll che si
prostituisce lavorando di bocca per quaranta dollari. Dee Dee Ramone che
spiega come la canzone 53rd & 3rd sia completamente autobiografica
(lui batteva all’angolo tra la Cinquantatreesima e la Terza). Una giovane
Patti Smith che passa da un letto all’altro e
aspira a conoscere da vicino i suoi miti. Iggy che passeggia per Londra
attirando uomini intenzionati a rimorchiarlo. Ray
Manzarek che tira fuori di galera Iggy (in abiti femminili) dopo un
arresto per ubriachezza molesta a Hollywood. L’incontro all’insegna
dell’equivoco (colpa di un aspirapolvere) tra Sid Vicious e Philippe
Marcade, musicista e amico di Nancy Spungen. Wayne Kramer incastrato dai
Federali a Detroit. Stiv Bators che scolpisce una svastica nel pelo pubico
della fotografa Eileen Polk. Ron Asheton alle prese con una potenziale
suicida. Johnny e Dee Dee che sniffano colla e Carbona (uno smacchiatore
simile alla nostra trielina) sui tetti di New York. E poi ci sono perle come
questa: “Ho
sempre pensato che un punk fosse uno che lo prendeva in culo.”
(William Burroughs)
Oppure: “Lo
sanno tutti che le drag queen sono le lesbiche più cattive del mondo. Sono
capaci di farti a pezzi. Per una drag queen, essere forte è una questione di
sopravvivenza – se ti vesti in quel modo, devi essere dura e forte per
reggere quello che ti aspetta.” (Terry Ork).
Lo
scrittore Wu Ming 1 ha preso questo libro a modello per il suo romanzo
New Thing. Il lavoro svolto dalla coppia McNeil/McCain è davvero
notevole: con Please kill me il rischio di annoiarsi è nullo perché
qui non ci sono teorie asettiche, non esiste un distacco dai fatti ma – caso
più unico che raro – il lettore viene portato nel clima di quegli anni,
all’interno delle situazioni narrate.
La
bibbia del punk? Probabilmente. Di sicuro il mio libro dell’anno.
(J.R.D.) |