Pag.3: FUMA FUMA COniGLIONE di Antonio F. Pileggi |
Non ho niente come tutte le persone normali del resto, mi consolavo così e pensavo e ripensavo alle infinite possibilità che tutti possono avere essere qualcuno avere dei soldi essere famosi tutto questo per non avere la sensazione di essere vissuti inutilmente? Ma io non ero niente?
La mia vita era davvero insignificante agli occhi del mondo? Forse ero un semplice terrestre con i problemi della sopravvivenza quotidiana, una vita sprecata…che peccato, ma quante c’è ne sono? Poi l’ idea faccio nascere Dio la mia giustificazione alla diversità, divento credente senza accorgermene, ma è così che si diventa cattolici? o forse è solo la mia paura, no,forse è più plausibile rifuggiarmi nella vita quotidiana cercando di dimenticare me stesso, le mie pretese. L' ARTE di non essere la definivo, l' arte di confondersi, di sfuggire, per paura di rendersi conto di essere davvero normale ...... ma poi chi lo è di noi? Mi masturbavo cerebralmente alla ricerca del niente IL VUOTO COSMICO, il non pensiero, ma più passava il tempo e più mi sembrava difficile raggiungerlo, forse dovevo fare qualcosa , forse avevo qualcosa da dire e magari c'era qualcuno disposto a sentirmi , ad ascoltare. Attraversavo una fase ottimista della mia vita, giunsi a questa conclusione dopo questa indagine interiore, non avevo ancora tentato il suicidio, non mi drogavo, non avevo tumori, non avevo contratto malattie strane, non ero in analisi il mio conto corrente era vuoto… tutto normale anche se non ero razzista e questo mi scocciava un po’. Era questa la vita ? Reputarsi fortunati per essere ancora vivi ?! Forse sì, ed io sprecavo il mio tempo in domande da cui non avrei mai avuto risposte; aspettavo che il mondo mi desse delle opportunità, magari più di una, con garanzia di successo . No, forse non era così, io ero niente e tra il niente ci stavo bene, non avevo problemi, responsabilità, non avevo un ruolo ma volevo comunicare, dire, esprimere qualcosa anche in modo sbagliato, in modo non corretto, non importava, l'importante era comunicare e confrontarsi, accettando le sfide senza scappare. Tutto questo era meraviglioso, mi rendevo conto della mia diversità e di tutta quella degli altri, parole quali UGUAGLIANZA, OMOLOGAZIONE , FERULA, CLASSE, PROFILASSI, non avevano ragione di essere, bisognava solo accettarsi per quello che si era, per quello in cui si credeva se si era capaci di credere in qualcosa e molto spesso non lo si è . Cambiamo e non ce ne rendiamo conto, rinnegando idee e modi di pensare a cui non avremmo mai rinunciato, vigliacchi e sporchi ecco cosa siamo, ed io per primo pronto a vendermi per non essere me stesso, rinnegando tutto solo per diventare il protagonista di una storia in cui si sa già il finale ... Pensieri strani nella mia mente, pensieri che non credevo di poter fare, o che avevo sempre ignorato fingendo a me stesso una tranquillità non mia; ma, di chi siamo noi? A chi appartengono le nostre emozioni? E quando saremo realmente convinti di viverle? Con chi sto parlando io? C’è qualcuno che mi ascolta?!…aiuto |
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