Pag.4: FUMA FUMA COniGLIONE di Antonio F. Pileggi |
Dunque a sei anni ho fatto la prima elementare, a undici la quinta a tredici/quattordici la terza media, a diciotto/diciannove il quinto liceo, quindi...in quel periodo avevo circa 14/15 anni, forse il periodo più brutto della mia vita e come accade sempre durante i periodi più brutti, il tempo sembra paralizzarsi, diventa statico, inerte, fermo, sembra quasi che questo accada solo per accentuare il dolore, per far vivere meglio le situazioni più terribili, e più terribile è la situazione, più il tempo si dilata, divenendo eterno. Mi odiavano tutti, o forse era questa l'idea che mi ero fatto, dai miei professori ai miei amici (se amici potevo definirli), ai miei parenti. A casa evitavo di parlare, fuggivo e mi mimetizzavo anche in maniera perfetta, era anche abbastanza facile, 6 figli tutti logorroici e polemici, neanche Bossi sarebbe stato capace di farsi notare in mezzo a quel casino di pseudoparlamentari liberi da condizionamenti di partito. Studiavo pochissimo e sul treno, per niente a casa, visto che ogni giorno per andare a scuola dovevo prendere un treno locale alle 6:00 e rientravo alle 14:00. Il treno è stato in quel periodo la mia prima casa, ero indipendente, libero, ero me stesso e non dovevo recitare un ruolo come a casa o a scuola, e sul treno mi innamoravo e soffrivo, morivo e rinascevo giorno dopo giorno. I miei amori erano impossibili al limite del credibile, tutte belle ragazze che solo nel guardarmi mi rendevano vivo e felice e solo nel guardare un altro mi rendevano solo e triste…praticamente morto. Non mi arrendevo, rinascevo e speravo...speravo...quanto ho sperato, pregavo e non ero neanche cattolico, ma Dio doveva esistere se aveva generato delle ragazze così. Ileana, Filomena, Monika, Emanuala, Francesca, Irma, Antonella e l'elenco potrebbe protrarsi per chilometri, nomi, tanti nomi (quasi tutti orribili), a volte anche delle frasi gentili, ma finiva tutto lì. Io mi sentivo nudo dinanzi a loro, nudo con i miei sentimenti ed avevo paura di guardarle negli occhi per paura che potessero capire cosa provavo; avevo la sensazione di non riuscire a controllare la mia mente, il mio corpo, la mia anima (e a quel tempo ne avevo una) voleva uscire, ma non usciva mai. Con loro (le ragazze) non ci provavo nemmeno, non ci pensavo minimamente, avevo paura del loro rifiuto o di essere irriso e soffrivo lottando con me stesso in una lotta senza vincitori ma sempre con lo stesso sconfitto IO. Ero puro, troppo puro, i miei, erano amori ideali, troppo ideali ed ora ne sorrido, ricordandoli con rimpianto. Sono triste e la tristezza non fa mai dimenticare, al contrario, sembra quasi che stimoli i ricordi facendoli riapparire più vivi, più forti...più dolorosi, sopratutto quelli belli. Certe volte credo di essere l'unico a ricordare e vorrei che magari da un'altra parte uno dei miei ricordi stesse pensando a me con rimpianto, in modo da essere io uno dei ricordi tristi di un'altra persona; ma questo non lo saprò mai e divento sempre più triste fino all’inverosimile. Perdonatemi ma soffro. Le donne, le donne, la mia vita, le amo tutte perché sono speciali hanno qualcosa di unico, irrinunciabile, inimmaginabile…la f…antasia Se sono solo…penso a loro, se sono con loro, non penso....le torturo, mino le loro sicurezze, le irrido sino al limite della sopportazione istigandole a reagire per poi fargli capire che sto scherzando. Cerco di disorientarle, di rendermi invisibile, per poi cadere ai loro piedi, sconfitto dalla loro semplicità, dalla loro sofferenza, dal loro amore, insomma dalla loro f…antasia.
Le donne, le donne, per me erano degli ufo a quell'epoca, esseri alieni, strani, sconosciuti ed ero sempre disorientato dalla loro presenza, mi emozionavano specie se mi manifestavano il loro affetto o la loro simpatia (solitamente con un saluto) che io puntualmente confondevo con AMORE FOLLE, fantasticando fino all'inverosimile FORSE ERO TROPPO SENSIBILE ma come si può non esserlo a 15 anni. Subivo dei cambiamenti mentali e fisici e mi sentivo orribile non mi accettavo, ero solo e lo sarei stato anche tra milioni di amici, perché la vita la affronti sempre da solo e quando sogni sei sempre solo ma le tue paure, i tuoi dubbi, le tue false certezze, loro non ti lasciano mai. Quanto amore ho dato senza ricevere niente, ero donatore universale gruppo zero,con RH positivo e negativo, vivevo ormai nella mia fantasia ed anche lì perdevo (per rendere la cosa più realistica). Dio è in mobilità…mi dicevo, e diventavo sempre più ateo, la scuola non andava bene, la mia vita sentimentale era come la carta igienica… a rotoli. Il mio corpo era frutto di una mutazione genetica: gambe lunghissime braccia lunghissime testone tronco piccino praticamente un ragno. DIO ERA PER LA SETTIMANA CORTA?...o semplicemente un ASSENTEISTA. Volevo morire ed immaginavo il modo meno doloroso per farlo, senza rendermene conto, indolore e quasi involontario. Dopo tanto cercare avevo trovato il modo più giusto e più DOLOROSO: di vecchiaia. Soffrivo e cercavo rifugio nella sofferenza amplificando la mia condizione, rendendola più catastrofica, il mondo mi odiava ed io lasciavo fare, convinto che fosse giusto.
EPILOGO
Sono sdraiato nel mio letto, praticamente semi sepolto, visto che il mio letto ha la caratteristica di assumere la forma della persona che vi giace, a suo modo lo definirei ergonomico oppure entropico, spiego meglio, l'entropia è quella cosa (costante) che in un certo qual modo misura il disordine di un corpo o di uno stato, lo stato energetico meno dispendioso in termini di lavoro. il disordine, il kaos, il mio letto lo rappresentava degnamente, poggiandomi sopra avevo come l'impressione di scompormi, disperdendomi in una dimensione spazio temporale irreale, ed io mi lasciavo andare sprofondando nel suo interno immergendomi in un non luogo che non riconoscevo nonostante fosse il mio, il quotidiano, quel non luogo che odiavo ma in cui vivevo...la mia morte.
Sulla morte e le sue tematiche credo di aver riflettuto abbastanza giungendo ovviamente a conclusioni assurde contraddittorie come tutti del resto .....cosa c'è dopo, muoio e mi scompongo (Democrito), non ne devo avere paura (Epicuro) e se c'è qualcosa dopo (cattolico? Noo), o mi reincarno rientrando nel ciclo vitale, un elettrone può essere una stella, il microcosmo ed il macrocosmo coincidono, noi non potremmo essere un semplice pianetino intorno ad un bell'elettrone che fa parte di un fiammifero e Dio quello che lo sta tenendo, indeciso se fumare o no? Che marca di sigarette fuma Dio? Ne fumerà più di un pacchetto al giorno con tutto il dafare che ha o avrebbe? Quanti dubbi per un semplice ragazzo quanti problemi. Forse questa è la fase della vita in cui ci chiediamo più cose, poi presi dal lavoro e dai problemi ci dimentichiamo ed ignoriamo le nostre esigenze limitandoci a cercare di sopravvivere sopraffatti dai problemi quotidiani, da domande che ci riportano al reale: potrò comprare la bicicletta? avrò i soldi per andare in vacanza? ho bisogno di un vestito nuovo forse l'anno prossimo..... ma Diana tradiva Carlo? sì sì madre Teresa era mamma! la principessa Sissi e Romy Shnaider sono la stessa cosa? Romy Shnaider …si scriverà così? Dovrei lavorare evitando di pensare, di conoscermi, di autoistruirmi, di prendere coscienza dell'inutilità della vita che facciamo, senza gustarci i momenti belli sempre alla rincorsa di un obiettivo, passando sopra a chiunque (a volte anche con la macchina per non fermarci ad un semaforo), il denaro, che schifo, la banca, la odio, il vestito di Valentino, l'orologio di Benetton, la macchina da scrivere, la villa, il borotalco, la maionese, la vaselina, il portafoglio, la casa, la spesa, gli occhiali, il fumo, la vita, indipendentemente da cosa ci sarà, indipendentemente da cosa siamo, da cosa facciamo, la vita, la nostra e quella degli altri e per altri intendo tutti animali e non, e gli animali se non si è capito siamo noi. Stop per un momento, stop bloccatevi anche con la lettura e non pensate a qualcosa di bello..................ma non leggete cazzo ! ! ! ! ! ! ! ! va beh, pensate ad un ricordo, una situazione simpatica, una donna, un uomo, un animale caro, degli amici, la natura, la pioggia, il mare, la città, anche se l’odiate, la bambola dell'amica che volete farvi, il motorino di Paolo, la bicicletta di Paolo, la Volvo di Paolo, pensate a Paolo ed al culo che ha ad avere ste cose.........................pensate, pensate questa è la vita che volete? Ora immaginate.......................................................... il vuoto, l'assenza di suoni, rumori, luci, immagini, ricordi, niente, niente, voi siete dentro il niente e cercate di capire ciò che non si spiega, ciò che non può esistere, non si può divulgare il suono, non potete muovervi perché non c'è un mezzo in cui muoversi... non si può respirare, non si può gridare il proprio dolore, non ci si può vedere e poi chi vorresti vedere non c'è nessuno, non esiste nemmeno Paolo con tutte le sue cazzo di cose, siete soli e tutto questo in un istante che vi sembra eterno, come quando pigiate il dito sul telecomando per spegnerlo ed il televisore annerisce e fa quello strano rumore sbzzzzziiii...pensate, pensate, pensate... dovete ancora nascere. In ferie Antonio Francesco Pileggi |
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