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Ombre Oscure/Shadow Kill |
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Ador Gopalakrishnan è uno dei massimi maestri della cinematografia indiana, e non solo. Rigoroso e personale, il suo è un cinema la cui profondità è tale da arrivare alla percezione solo come eco lontano, e le sue immagini sono come “ombre oscure”, come “shadow kill” che imbarazzano, ammutoliscono ed incantano. India, anni ’40: l’impiccagione è la pena più diffusa con cui lo Stato punisce i sui sudditi. I boia sono dipendenti “professionisti” che vivono lontani dalla buona società, in cambio di privilegi e concessioni. Ma macchiarsi della morte di uomini innocenti porta a strani corto circuiti dell’anima. Dopo una lunga pausa, quando sembra che la scia di morte sia terminata, il boia dello stato principesco meridionale di Travancore pensa di avere chiuso con la sua ingrata missione, ma presto giunge l’ordine di una nuova condanna e di una prossima difficile esecuzione. Alle spalle il regista conta nove lungometraggi e più di venti tra corti e documentari di grandissimo spessore. Ci si domanda: a parte l’ultimo Olmi o l’ultimo Bellocchio, chi è che nel nostro “Bel Paese” è oggi capace di una tale maestria fotografica, narrativa e poetica? (AS)
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