Home | back | Giancarlo De Cataldo | Giuseppe Genna | Pablo EchaurrenValerio Evangelisti | Tommaso Labranca | Andrea ManniAndrew Masterson | Aldo Nove | Wu Ming | Wu Ming 2

 I racconti di Jimi: Vionetta | Paraffina


NERO NELL’OMBRA: INTERVISTA A JIMI KOZIK

di Simone Pugliesi

 

Jimi KozicJimi Kozik è nato ad Oldenburg, nel nord della Germania, da padre rumeno e madre senegalese. Vive in Italia dai primi anni Settanta e ha scritto poesie, saggi, racconti ispirati da una vita nomade che lo ha portato a cimentarsi coi mestieri più disparati (portiere di notte ad Amsterdam, barista ad Ibiza, attrezzista sul set di pellicole hard). Abita in una casa occupata al Quarticciolo, suona la tromba, è un fanatico delle arti marziali e fa colazione con bourbon e panpepato.

 

***************

Vivi a Roma, ti muovi di notte, hai fatto molte cose ma si sa poco di te...

Ho vissuto nell’ombra. Sono nero, vedi? Fa parte della mia natura. Sono un gatto nero (ride).

Anche i tuoi racconti sono neri.

Yeah. Roba che ho in testa da quando ero piccolo. Mettici l’infanzia difficile in una casa umida e inospitale e roba del genere...E in amore solo rogne. I libri mi hanno salvato dal freddo e dagli spiriti cattivi ovunque mi trovassi.

Qualcuno ha scritto di te che sei un nero che si esprime come un bianco...

Nessun problema. Sono le mie origini ad essere incasinate...(altra risata). Metti pure che sono nato il 20 aprile, stesso giorno di Hitler.

È vero che hai scritto e diretto un film porno?

Cazzate. Ho lavorato un po’ in quell’ambiente tra il 1984 ed il 1986 ma a dire la verità non ho guadagnato granché e non mi sono fatto nessuna figa. Portavo i panini alle ragazze, smontavo le luci, raccontavo barzellette tra una ripresa e l’altra. Però conservo un autografo di Savannah, da qualche parte.

Cosa fai attualmente?

Proprio niente. Cioè, scrivo, suono la tromba, ascolto jazz o hip-hop, bevo un po’ meno di una volta...almeno credo! Niente donne. Le donne mi hanno portato solo casini, guarda come sono ridotto, amico.

È il tema di Vionetta, il racconto che Blackmailmag pubblicherà insieme a questa intervista.

Una storia vera. Ho cambiato solo i nomi del boss e della bitch, il resto è la cronaca di una schifosa notte di Natale di tanto tempo fa. Gli anni nella Grande Mela Marcia, con tutte queste ragazze più dure di Charles Bronson e la gente che mollava un discorso a metà per correre in bagno a incipriarsi il naso.

Hai girato il mondo...

Sì, ho girato il mondo. Ero a New York in piena ‘No Wavè, quando si ascoltava roba interessante tipo i Contorsions, i Mars...James White era una specie di eroe. Gli ho dedicato un racconto dal titolo Who is there? ma non so se l’abbia mai letto. Comunque New York è morta, lo sapevi?

Che mi dici di Roma?

Ieri sera mi hanno buttato fuori da un autobus. Sono entrati quattro tizi piuttosto aggressivi: nuova generazione di controllori. Saltano su e strillano: "Fermi tutti!" e si muovono come se fossero teste di cuoio a caccia di terroristi. La donna faceva la voce grossa: "Fuori il biglietto, bello". Avevo il biglietto ma mi ero scordato di timbrarlo e lei ha fatto la voce ancora più grossa. Hanno stile, credimi. Non sapevo se stenderla con un pugno o baciarla sulla bocca.

 

Credi nel successo?

Yeah. È il successo a non credere in me. Ho una specie di malocchio. Tutti abbiamo il malocchio, nessuno escluso.

Credi in Dio?

Ho letto Nietzsche.

Grazie Jimi.