Nelle sere in cui non si sentivano Ale arrivava al vecchio pub di sempre e di tutti, suo e di Francesco e di Luca per esempio ma anche di Claudia e delle sue amiche, si chiamava Always e aveva riaperto da poco dopo una lunga chiusura, dall'altra parte della strada rispetto a prima e con le pareti bianche e nuove e scintillanti, Ale arrivava e cercava sempre con gli occhi vicino all'entrata la vespa grigia di Claudia, e ogni volta si stupiva che ci fosse, e pensava forse non è sua questa vespa, adesso entri e lei non c'è, non sperarci, ma poi entrava e lei c'era ad aspettarlo seduta e sorridente. Quando lei era in ritardo, fissava la porta finché non la vedeva entrare, e lei compariva e lo guardava con uno sguardo che Ale non riusciva del tutto a interpretare, sembrava dirgli scusami se sono ancora qui, non ti voglio disturbare, e lo fissava negli occhi con una limpidezza che lo lasciava sconcertato, a Ale si sentiva sempre di più in cammino verso un mondo di strani sorrisi e di lunghi sguardi, quelli di Clauadia che lo fissava dall'altra parte dei tavoli dell' Always in quell'inverno in cui pareva che proprio nessuno avesse voglia di andare a dormire o di studiare la mattina dopo, Ale e gli amici e Claudia e le sue arrivavano presto la sera quando le luci del pub erano ancora chiare come le pareti bianche e nuove, con quelle luci gli occhi di Claudia sembravano  simili a quelli di un gatto mentre guardavano Ale e gli sorridevano, Ale la guardava indietro ma meno a lungo perché quasi non riusciva a sopportare quel messaggio che sembravano portargli, gli sembravano dire solo tu capisci in mezzo a tanti, o almeno Ale li leggeva così forse perché lui stesso avrebbe voluto dirlo a lei, e a questo punto non riusciva più a negare, almeno con se stesso, che quella ragazza matta gli sembrava tutto quello che aveva sempre cercato, e si chiedeva perché non la era andato a cercare prima, anzichè aspettare di conoscerla per caso un'autunno come gli altri. Ogni giorno si rivedevano e lei lo guardava con i grandi occhi marrone chiaro e sembrava quasi vergognarsi della trasparenza dei suoi sentimenti, e Ale pensava questo è quello che la rende speciale, con le altre devi fingere, loro fingono e tu pure che non ci sia niente fra di voi, ma questo tentativo di celare l'ovvio nella maggior parte dei casi è sempre un po' ridicolo, invece lei no, lei non ha paura di farmi vedere nei suoi occhi la voglia di stare con me, e non l'ho nemmeno mai abbracciata eppure io lo capisco, lo leggo nei suoi occhi che non si sa perché ma mi vuole bene. E a volte era però anche spaventato perché si chiedeva se quella comprensione tacita di cui era certo fosse reciproca, e si sentiva nudo davanti ai suoi occhi che lo scrutavano e chissà forse leggevano dentro la sua testa un amore infinito non ancora scoppiato del tutto ma sul punto di esplodere, e per quanto con lei non si sentisse mai in imbarazzo o a disagio o infelice gli capitava anche di domandarsi, pensa se tutta questa telepatia o come vogliamo chiamarla me la sono solo sognata, forse io di lei non ho capito niente e lei neppure di me, e questi pensieri li faceva soprattutto quando lei non si faceva più sentire, non rispondeva ai messaggi, spariva e Ale si chiedeva cosa avrò detto fatto di sbagliato perché lei non mi voglia più vedere. Ma poi lei lo richiamava, uscivano o stavano a casa di lei a parlare e lui un giorno ebbe il coraggio di chiederglielo, perché non ti sei fatta viva per così tanto, eri arrabbiata, e lei sorridendo gli rispose no, ma che dici avevo da fare, e poi al momento di salutarsi per la prima volta si abbracciarono a lungo e Ale sentì tutto l'amore possibile scorrergli nel sangue fino al cuore e alla mente mentre la teneva stretta contro di sé.
 
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