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Epilogo - Maggio
Le giornate invernali e luminose di neve in attesa di cadere
sembravano ad Ale per come le ricordava del tutto diverse dalle
giornate come le vedeva adesso. Adesso la luce nuova del sole era
finalmente calda e accesa e il mondo tornava ad essere dipinto di
verde e blu e tra e il verde delle foglie e il blu del cielo c'era
spazio anche per una pennellata di giallo del sole.
Guardava tranquillo e di ottimo umore i colori della tarda
primavera lungo la strada verso il parco che percorreva con
Claudia al fianco, di mezzo passo un po' più indietro e di ottimo
umore anche lei. Parlavano del più e del meno e sorridevano o più
spesso stavano zitti, felici di potere condividere il silenzio
ognuno pensando ai fatti propri.
Il venerdì sera precedente Ale e Luca avevano deciso di uscire
assieme a lei e alle altre ragazze, Ale era in ritardo per
problemi di parcheggio e mentre percorreva a piedi la strada verso
il locale prescelto si era chiesto quanto fosse stata una buona
idea andare fino a lì, Luca sapeva già che sarebbe in breve
sparito insieme alla sua nuova fidanzata e lui sarebbe rimasto
solo in mezzo a troppe ragazze non troppo amiche, a parte Claudia
ovviamente ma con lei non è che ci fosse più molta confidenza,
ma ormai ci siamo aveva pensato, non è che adesso posso
andarmene, in fondo questa gente la vedo tutte le sere da anni
troverò bene qualcosa da dire, e per prima cosa aveva
trovato da dire prendo da bere nonostante avesse già bevuto fin
troppo e quindi non fosse una grande idea, e in fila per la birra
si era sentito giustificatamente solo e a proprio agio ma poi
aveva dovuto riavvicinarsi al gruppo delle ragazze da cui Luca
come previsto era già sparito e si era chiesto vabbè che faccio
qui da solo quando Claudia ancora più ubriaca di lui gli era
andata incontro e gli aveva detto Ale stiamo andando giù a
ballare vieni e lo aveva preso per mano e condotto con loro. Due
ore dopo il gruppo era tornato dagli scantinati del locale, due
ore di brindisi e balli e molte chiacchiere con le ragazze che
tutto a un tratto non gli erano sembrate più così estranee, sarà
stato perché erano gentili o forse perché Claudia non lo aveva
mai lasciato solo, gli faceva dei cenni quando si spostavano perché
non si perdesse o gli tendeva la mano affinché lui la seguisse,
lo abbracciava al bancone e parlava con lui e lo cercava in
mezzo alla folla e stava attenta a non perderlo di nuovo come lo
aveva perso un venerdì sera simile a quello quando tutto era
precipitato e andato in malora. Si erano seduti insieme su uno
scalino fuori dal locale e lei teneva la testa appoggiata sulla
spalla di lui e con il braccio stringeva la sua gamba e ogni tanto
gli diceva Ale e non aggiungeva altro ma a lui piaceva pensare e
quasi lo sentiva che volesse dire Ale dove sei stato tutto questo
tempo e si teneva stretta a lui che la abbracciava e con la testa
accarezzava quella di Ale come un gatto. Si erano avviati verso la
macchina tenendosi per mano quando c'era troppa gente o
abbracciati quando c'era più spazio e Ale la aveva riaccompagnata
a casa e le aveva detto magari ci sentiamo ogni tanto e lo sguardo
nocciola di lei gli aveva sorriso annuendo.
Quel pomeriggio di maggio Ale aveva lasciato a casa la giacca
apposta per sentire quant'era diverso quel freddo dal freddo
invernale, e osservava i giardini e i colli della città e le
strade del centro per cui lui e Claudia d'inverno avevano
camminato insieme come stavano camminando ora. Erano tutti
inondati di una luce tanto diversa da non potere essere gli stessi
posti, da non poterglieli ricordare più.
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