Era il 1965 e
così lo sconsacrato professore di Harvard, l’apostolo de LSD, per
definizione del chimico Albert Hofmann, esortava chiunque dalle colonne
dell’EVO di New York:
TURN ON, TUNE IN, DROP OUT
Con umorismo e in
modo irriducibile Timothy Leary propagandava la sua fede nei peculiari
effetti delle sostanze psichedeliche, attraverso reiterati inviti ai
giornalisti ai suoi
esperimenti e
alla mobilitazione radio-televisiva; con ottimismo sottostimava o ignorava
del tutto la pericolosità di un uso errato de LSD, convinto che essa fosse
il prezzo più basso da pagare!
Ogni pubblicazione underground americana degli anni ’60 sotterranea in senso
alchemico e resistenzial-cospirativo, dalla definizione di
Matteo Guarnaccia - storico della cultura underground, scrittore, fumettista,
scultore, illustratore, pittore e... - strillava all’insurrezione: il San
Francisco Oracle invocò una “Dichiarazione d’indipendenza” per la “libertà
del corpo, la ricerca della gioia e l’espansione della coscienza”, a firma
del direttore, il poeta Allen Cohen.
Il giornalismo underground era solo un aspetto della rivoluzione culturale
in atto, certa grafica agiva in perfetta sintonia con la cultura acid- rock
di Haigh-Ashbury: beatniks, hippies, studenti di Berkeley e di altre zone
della baia, artisti e musicisti, che condividevano la stessa cultura
musicale fatta di Motown, Bob Dylan, Beatles,
Rolling Stones (e…), e che
fumavano marijuana e usavano LSD, sembrava si fossero dati appuntamento
sulla costa ovest, a San Francisco, a sud del Golden Gate Park, all’incrocio
di Haigh e Ashbury, in ornamentali case vittoriane dai modici affitti, già
abitate dalle famiglie della classe operaia bianca, dai neri più poveri e
dagli studenti universitari della San Francisco State, in cerca
dell’illuminazione in una pillola, al ritmo di rock&roll, per la rivoluzione
sessuale, contro la società consumista e tecnocrtatica e indulgenti verso le
diverse forme di decondizionamento sociale e le devianze ( droghe incluse).
La grafica psichedelica di Rick Griffin, Wes Wilson, Bonny Maclean varcava
la frontiera di una nuova e vasta regione inesplorata, in veri e propri
trip, per saggiare le difese del sistema di convenzioni sociali della realtà
conformata all’ovvio, ispirati dalla musa LSD, tanto consumata nel Lower
East Side, quanto criminalizzata pochi anni dopo il 1966 che su poster e
biglietti di concerti rock ricorrevano le vorticose scritte e immagini dei
disegnatori “sconvolti”: era il Rinascimento Psichedelico americano.
La voce psichedelia, coniata dal dott.
Humprey Osmond del programma di
ricerca scientifica del Dipartimento di Difesa Americano, combinando le
parole greche “psiche” e “delos”, significa letteralmente apertura della
mente. Già dal 19 aprile del 1943 il padre de LSD, Albert Hofmann,
cominciava a prendere nota delle proprie esperienze psichedeliche sotto
l’assunzione di 0,25 mg di dietilamide dell’acido lisergico (LSD-25), in
soluzione liquida, tre gocce in un sorso, oltrepassate "The doors of
perception” dello scrittore inglese Aldous Huxley: l’eloquente descrizione
di dodici ore passate sotto l’effetto di un unica capsula di mescalina.
Così lo scienziato raccontava della sua prima volta, la prima volta della
storia:
"Bevo e aspetto…Sale piano qualcosa di strano, un soffio, una
vibrazione. Di colpo cambia il quadro ottico. Vedo per la prima volta: gli
oggetti hanno colori abbaglianti. Ogni cosa nel mio campo visivo tremola ed
è distorta,
come se fosse vista in uno specchio curvo…Pezzi di mobilio assumono
forme grottesche, minacciose…La signora della porta accanto, che riconosco
a fatica,…non è più la sig. R, piuttosto una strega insidiosa e malevola,
con una maschera colorata sul viso…Sento per la prima volta: è come se ogni
piccolo rumore avesse trovato la strada segreta per arrivare fino a me, con
precisione…I rumori intorno diventano colori: lampi di blu, strisce di
rosso… Improvvisamente ho paura… Ancor peggio delle trasformazioni
demoniache del mondo esterno sono le alterazioni che percepisco in me
stesso, nel mio essere interiore."
Secondo la teoria psichedelica all’assunzione di una sostanza psicoattiva -
sono un notevole gruppo, e fra tutte la più nota è LSD - c’è un cambiamento
della percezione sensoriale, che può portare dal riso allo sgomento, può
illuminare o impressionare. Si raggiunge un elevato senso di chiarezza e
reazione emotiva. I colori acquistano brillantezza, la trama geometrica
delle cose si rivela, le superfici si increspano e ondeggiano, qualsiasi
barriera al passaggio del “viaggiatore” si curva. Il più incredibile dei
mutamenti percettivi è la sinestesia, una trasmutazione dei sensi per cui il
tatto può essere avvertito come udito, l’udito come visione, e così via. Il
senso del tempo e dello spazio si allungano all’infinito. Ancora più
straordinaria è la percezione che i confini tra se e non- se sfumino
all’infinito fino a originare un senso di fusione con l’universo.
La Primavera psichedelica di San Francisco si rivelò nelle arti
grafiche
così come alla fine del 1800 lo spirito estetico del Moulin Rouge di Parigi,
allucinato dall’assenzio era stato catturato dalle illustrazioni del pittore
Henri de Toulouse- Lautrec.
Era il gennaio del 1966 quando il produttore Bill Graham iniziava a
promuovere concerti rock al Fillmore Auditorium di San Francisco,
commissionando locandine che avrebbero dovuto riportare soltanto la data, il
luogo e il nome della band, e invece attiravano istantaneamente lo sguardo
dei passanti per i colori vividi di scritte illeggibili su immagini
mistiche, che servivano da codice di decifrazione. Il foglio era interamente
coperto da ricche decorazioni astratte, comunque elegantemente rifinito. Gli
intensi colori luminosi, a volte in contrasto per conferire profondità alle
immagini inusuali o bizzarre, mistiche o sensuali, e alla grafia compatta o
ondulata, deformata o ordita.
La mitica mano dell’Acquarian Age Poster Art è indiscutibilmente quella del
californiano Rick Griffin: surfista e motociclista, esploratore del mondo
interiore e della Bibbia, sfacciato e geniale bricoleur visionario, definito
dalla critica “Un Rembrandt che intingeva i suoi pennelli nella suprema
gloria liquida delle rutilanti onde del Pacifico e nel luccicante trionfo
spermatico dei raggi solari”. Esattamente come Murphy, biondo surfista
californiano, incredibilmente somigliante allo stesso Griffin, alle prese
con una vorticosa onda anomala, protagonista di sue strisce animate e
comparsa su suoi album e poster per i
gruppi surf dei Challengers, Bel Airs e Dick Dale.
Di una pupilla rimbalzante fece il suo logo, riprendendo quello del famoso
spogliarellista californiano degli anni ’50, Von Dutch. La stessa pupilla
diventata nel 1968 un terrificante orbo volante con arti di rettile,
circondato da un anello di fuoco, per un concerto di
Jimi Hendrix, John
Mayall e Albert King, al Fillmore Auditorium di San Francisco, e da allora
il logo di Jimi Hendrix per il grande pubblico e il poster più
rappresentativo della psichedelica poster art al tempo del Fillmore.
Il padre di Griffin era un ingegnere, la cui passione per l’archeologia
frequentemente lo portava nel sud-ovest in gite con il piccolo Rick, che dal
canto suo ripropose nella sua arte grafica elementi della cultura indiana,
così che i poster per il Fillmore risultano collage psichedelici animati da
maschere indiane, macchiette su tavole da surf, pupille volanti, alati cuori
sanguinanti romanticamente dark, ironici e coloratissimi scarabei a lavoro e
innumerevoli crani.
Ida Pfefferle, sua moglie e madre dei loro quattro figli, e sua musa
ispiratrice dice che per Rick “i crani erano il suo mojo“.
Randy Tuten, collega di Griffin, dice che lui
“era supportato da un forte
senso di destrutturazione”, che gli ha permesso di riprodurre nei suoi
poster, in azzardati ma acuti giochi di parole, slang e immagini della
pubblicità dell’epoca con gli elementi della controcultura, illuminata di
musica e stupefacenti. Meglio, la critica l’ha soprannominato “Un Dorè
inzuppato
d’acido,
che trovava ispirazione nell’etichetta di una scatola di dadi per brodo come
nell’iconografia egizia”.
La sua immaginazione surreale, le sue fluide iscrizioni a ragnatela e il suo
ricco uso del colore portarono i poster e le copertine dei dischi di gruppi
rock, come i Gratfeull Dead, e i comix, come “Zap”, “Man from utopia”,
“Tales from the tube”, a nuove altezze, facendo di Griffin il più influente
tra i grafici dalla lunga estate psicoattiva, fino ad oggi, nell’era
digitale del mouse e della tastiera.
Moriva nel 1991 in un incidente motociclistico, lasciando per testamento un
ultima originale illustrazione della Bibbia su un giornale di San Francisco:
la caricatura di se stesso, che armato di matita e calamaio, varca i
cancelli del cielo.
Allora, arrivederci, eroico disegnatore del suo tempo!
Paola Biscozzi sul web:
www.hofmann.org
www.myraltis.co.uk/rickgriffin
www.decoder.it/approfondimenti.php?task=view&articleID=67
www.lib.virginia.edu/speccol/exhibits/sixties/posters.html |