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CHRIS CUNNINGHAM: L’ANDROIDE E LA MACCHINA DA PRESA visita la gallery |
Transbiomorfosi, androidi, clonazioni, scenari da science-fiction parossistica commentati dalla migliore ‘braindance music’ del nuovo millennio. La macchina da presa di Cunningham scandaglia nel buio fino ad annullare ballardianamente gli ordini di umano e artificiale. È una macchina che cerca ectoplasmi, estremità virtuali, l’imprevedibilità generata da un’epoca in cui tutto è esposto agli occhi, ogni cosa è visibile. Corpo e tecnologia, membra e oggetti carichi di elettricità: il linguaggio è forte, sfrutta il desiderio e l’angoscia, le nuove sociopatologie ma anche un’ironia gelidamente british che ha di sicuro un antecedente nelle visioni di Terry Gilliam quando gioca con un’icona come Leonardo Di Caprio nello spot commissionato da Telecom Italia o con la modella aliena Fi-Fi inserita in un contesto da ‘reality show’ nel succitato commercial Sony Playstation. L’antologia in questione comprende i clips girati per Autechre (Second bad vibel), Madonna (Frozen, girato nel deserto del Mojave con la fotografia di Darius Khondji e tanta tecnologia morphing), Portishead (Only you), Squarepusher (Come on my selector), Björk (All is full of love, corredato da un interessante ‘Making of’), Leftfield + Afrika Bambataa (Afrika shox, ancora Khondji alla fotografia che per il video riceverà una statuetta ai Music Week CAD Awards del 2000), Aphex Twin (Come to daddy, cortometraggio horror del 1997 e Windowlicker, proposto in coda anche nella curiosa ‘bleeped version’), più una sezione dedicata alle video installazioni (Monkey drummer, lavoro presentato nel 2001 alla 49° edizione della Biennale di Venezia; flex, realizzato in occasione della mostra evento del 2000 Apocalypse, alla Royal Academy di Londra) ed ai ‘commercials’ Sony, Nissan, Levis (l’inedito Photocopier). Last but not least, un elegante booklet che in 52 pagine mette in fila foto, bozzetti preparatori, commenti del regista.
Nato a Reading nel 1970, Cunningham ha
Benché da tempo interessato a firmare un lungometraggio, Cunningham non vuole evidentemente correre il rischio di fare passi falsi di qualsiasi tipo. Non ha la fretta di Robert Longo o del Tarsem di The Cell (2000) e di certo non lo riempirebbe di gioia l’ipotesi di ritrovarsi a dirigere un film controllato da altre menti al di fuori della sua. È per questo che da anni abbiamo notizie di almeno due progetti in lenta fase di sviluppo: Neuromancer, dal romanzo di William Gibson (coinvolto nella sceneggiatura) e Ranx (l’altro titolo di lavorazione è Happy birthday, Lubna), ispirato al celebre fumetto Ranxerox di Stefano Tamburini e Tanino Liberatore. Dopo aver rinunciato all’idea di dedicarsi a uno script da A Scanner darkly di Philip K. Dick, il trentatreenne regista ha ottenuto un finanziamento di 95.300 sterline dall’UK Film Council utile alla pre-produzione di Ranx, sceneggiato insieme a Gordy Hoffman e prodotto da Fernando Sulichin e Jim Wilson per la Film Four. Nel frattempo è in arrivo un nuovo clip per Aphex Twin, mentre il Dvd The Work of director Chris Cunningham offre come bonus il trailer (piuttosto inquietante) di Rubber Johnny, uno dei due cortometraggi girati per l’imminente Dvd antologico Spectral musicians dell’etichetta discografica Warp, già acquistato negli States dalla rete satellitare Sundance Channel.
Nino G. D’Attis
Sul Web: www.director-file.com/cunningham/ |
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