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TERRY RICHARDSON, O IL PORNO CASALINGO GRIFFATO Visita la gallery |
"Mr. Richardson’s vision is at once humorous, tragic, often beautiful and always provocative." Così è scritto nella nota bibliografica contenuta nel suo sito ufficiale che per inciso è anche il luogo del web più generoso nei riguardi dei fans realizzato finora da un artista (deludente, al contrario, quello di Richard Kern, allestito con poche foto straviste, tutte di dimensioni ridicole). Nato a New York negli anni Sessanta, cresciuto ad Hollywood in mezzo a sciagurate gangs di motociclisti e gruppi punk o metal, ordinario iter di sex&drugs, ascesa fulminea tra gallerie (la Emanuel Perriton di Parigi, la Shine di Londra, The Parco Gallery in Giappone) e pubblicazioni interessanti (Hysteric Glamour, 1997; Son of Bob, 1999; #4 Terry Richardson in Düsseldorf, 2001; Too Much, 2002). La faccia: lui e Lemmy, il lercio leader dei![]() Il suo lavoro con
le immagini può essere paragonato, fatte le debite proporzioni di notorietà,
a quello di Hans Rolly, il reuccio delle produzioni hard amatoriali a
bassissimo costo (scettro rubato a Marzio Tangeri che ora rinnega tutta una
filmografia di all sex ruspanti). Anche Richardson ha un approccio selvaggio
all’inquadratura e si fa beffe di chi opera con un parco luci stellare o si
diletta con gli ultimi feticci della tecnologia (le macchine digitali gli
sono praticamente estranee, più facile trovarlo con due instant-camera
impugnate simultaneamente). L’esplicito è il suo regno, la sua filosofia
d’arte e vita rinforzata con dosi extra di cazzeggio, dunque in sintonia con
chi rifiuta di scindere la propria esistenza dal proprio sentimento
artistico. Pura ebbrezza in salsa cruda. Il medio alzato alle convenzioni
estetiche: ciò che produce l’istinto, deve essere riprodotto con la minima
mediazione possibile. Ecco allora la serie
Locations
casuali. Divi struccati del cinema, della musica, top-models, gente pescata
per strada o in un cesso pubblico. Uno zoo incredibile, avverso a tutto il
sistema repressivo della cultura dominante nel suo progetto di riconquista
di una fisicità immediata (e dunque necessariamente impudica) nell’arte.
Carne che non ha memoria di tabù, del più deleterio perbenismo delle classi
medie. Nessun limite, nessuna autocensura perché ogni scatto racconta per
intero una storia, un incontro, uno scambio di umori corporali che può
essere la storia di sesso tra un nero e una bionda molto in carne o un
car-washing con poca schiuma e vista privilegiata sulle grazie di una
deliziosa creatura. Assenti il glamour misterioso di un
Helmut Newton (R.I.P.),
il gesto istrionico di LaChapelle, i riverberi d’ombre di McBride, il noir
(a tratti stucchevole) di Ray Krider. In termini più semplici: zero tecnica,
molto punk nell’anima. Una spinta liberatoria che presto, dopo le prime
prove da regista per i videoclip di
Primal Scream (Svastika eyes),
Jon Spencer Blues Explosion (Magical colors) e
Death in Vegas (Aisha),
dovrebbe portarlo a ultimare l’annunciato lungometraggio
Baciato dalla fortuna, inutile girarci troppo intorno. È Richardson stesso ad ammetterlo: essere figlio di quel Bob gli ha risparmiato la gavetta di molti altri e un destino comune a quello di una moltitudine di sciagurati segaioli dell’arte fotografica che sperperano patrimoni in sofisticate attrezzature e tristi workshop domenicali. La vita c’è davvero nei suoi scatti, persino in quelli realizzati su commissione. Attimi di ‘realè congelati infischiandosene delle regole, dei dettami del correct imperante. Volete qualcosa di forte e autenticamente sporco? Ecco a voi l’incorreggibile Terry!
Nise No Sul web: www.terryrichardson.com http://perso.club-internet.fr/yangabin/photographedemode/terryrichardson/terryrichardson.html |
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