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FILIPPO SCÒZZARI, L’ALIENO DELLE FIGATE Leggi anche la Recensione di Prima pagare poi ricordare e l' Intervista a Filippo Scozzari |
“SI IMPARTISCONO LEZIONI E LEZIONCINE A CHIUNQUE SI OSTINI AD ESSERE ANCORA INNAMORATO DEI FUMETTI, E CHE ABBIA VOGLIA DI MIGLIORARSI IN QUEST'ARTE COSI' BASTARDA. MANDATEMI QUEL CHE VOLETE, RISPONDO A TUTTI.” (annuncio apparso sul sito ufficiale di Filippo Scozzari - www.filipposcozzari.org adesso: http://manualedellartebimba.blogspot.com/ )
Una volta ho sognato una masticanda. Giuro. “Un tronco di figa che mai più ne vedrò l’eguale. Somigliante a Cher, alta, de classe, voce bassa e suadente senza alcuna inflessione...” Stavo ascoltando Never known questions dei Residents, approfittavo di una sosta di trenta ore a Lunaport concessaci dal supergoverno Lunare per riparare i radar. Gino Martinez disse: «Non era questione di pompe, signore», e un attimo dopo la suora b(u)ona mi apparve, in tutta la sua luminosa prodigalità. L’aveva disegnata Filippo Scòzzari, classe 1946, forse folgorato da uno dei raggi che partono ogni quarantacinque minuti da un certo punto caldo di Giove, forse ispirato dalle mucose di Belatrix, dai picchi duri di Tannhäuser, chissà… La masticanda chiese: «Hai letto Fango e ossigeno? Hai tratto qualche buon insegnamento da Energie e poesie del pianeta R.E.F.E.Z.I.O.N.E.?» Risposta affermativa, baby. Tutti i ‘Grandi Albi’. E Capitan Dulciora su Cannibale, The Blue Dahlia, dal romanzo di Raymond Chandler a puntate su Frigidaire, L’Amore è una martellata su Blue, lo stupefacente Mar delle blatte da Tommaso Landolfi. E più tardi XXX-Racconti porni (Castelvecchi, 1997), persino L’Isterico a metano (Mondadori, 1999), romanzetto così e così attribuito a Filippo Scòzzari & nipote. Onnivoro sempre. Come avrei potuto altrimenti prolungare la mia giovinezza? La questione è sempre stata: o sei un Mick Jagger sopravvissuto all’esilio sulla strada maestra, oppure ti nutri di cose buone che arrivano da altri mondi. Moebius, Corben, Scòzzari, Tamburini, Liberatore, Mattioli, Pazienza. Cose buone e strane come i Residents, i Contorsions, i Pixies o “una sinfonia per lingua, saliva e bisteccosità varie”. Mi fermo qui con l’elenco, conoscendo l’idiosincrasia di Scòzzari verso qualsivoglia inventario in odor di sfoggio di conoscenza. Lui, l’extraterrestre atterrato a Bologna nell’immediato dopoguerra (l’astronave non è mai stata ritrovata). Otto anni presso la locale facoltà di Medicina e Chirurgia “con risultati disprezzabili”, garantisce. Traumfabrik. Casa occupata in via Clavature. Movim. Student., Radio Alice, Bifo, Re Nudo, Mazar-i-Sharif, Winslow Leech. L’esordio vero e proprio nei fumetti intorno ai trent’anni, bussando a molte porte e prendendo mazzate dai galoppini, dalle segretarie (bocc.) delle redazioni milanesi. Poi l’agguato a Oreste del Buono, O.d.B., oggi R.i.p. e l’ingresso a Linus. Ma non era abbastanza, e non solo per una questione di sopravvivenza. Scòzzari aspettava l’incontro ravvicinato con altri alieni suoi pari. Mai soddisfatto di quelle consegne trafelate in redazioni altrui, cercava dei complici e una tana propria. Voleva il confronto con altre intelligenze. Voleva la collisione, le scintille, un Big Bang ogni santo giorno. I creatori di mondi fanno questo, gli ignavi, i brocchi, si mettono a pecora e applaudono, oppure stramazzano a terra dopo aver ingollato il milionesimo cocktail di negligenza e invidia. Il racconto dell’avventura Cannibale e dei successivi sviluppi (Il Male, Frigidaire) è noto: non c’è più stato niente di simile su questo triste pianeta, e come rimpianto fa abbastanza incazzare. Oggi Scòzzari è sul web. Ha un sito che abbraccia praticamente tutto il suo scibile (anche Fette di cuore, testo precedentemente inedito, “una reprise-remix di alcuni capitoli del libro Cuore di De Amicis”) e offre links a interviste, recensioni, articoli sull’uomo e l’opera. Disegna un po’ meno, esplora Zabùm, le Langhe, Minas Brancas, la sorca di Lana Turner ed altre fantastiche terre attraverso la scrittura. Armi diverse, tutto qui. Armi paritetiche, a meno che non si voglia far parte di quella schiera di imbecilli che ancora sragionano di arte alta, bassa, larga, cucita o sbeccata, sdoganabile o da lasciare in consegna dei doganieri e così via (brrr). Gli siamo debitori di erezioni, palpitazioni, sghignazzi, voli inimmaginabili e aspettiamo altri segnali, nuove figate. Sia chiaro: in Scòzzari we trust. P.S. Grazie Filì per le splendide immagini che illustrano l’articolo! Nino G. D’Attis |
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