Almodovar contro Ben Jelloun: la retorica violenta l’arte |
«Assurda, stupida, un insulto irreale e scorretto».
Risponde così Pedro Almodovar all’accusa di
Almodovar, inizialmente, è incredulo: «La lettera di Ben Jelloun è così assurda che non riesco ancora a credere che non si tratti di uno scherzo di cattivo gusto. In che mondo crede che io viva, il signor Ben Jelloun?». Poi, spiega i motivi della sua assenza al festival cinematografico nella capitale culturale del nord Africa e nega ogni complicità politica: «Sono grato al Festival di Marrakesh per l’omaggio che mi ha reso. Ma ho preso da solo la decisione di non andare, a causa di un’agenda assai piena. Per gli stessi motivi non sono potuto recarmi ad agosto a Telluride (Usa), Toronto e Gerusalemme. E non potrò andare questo mese a Rio de Janeiro e in Islanda». E si schernisce delle accuse di razzismo culturale, dicendo solo: «Ricordo ancora il giorno che ho scoperto per la prima volta la piazza di Yema el Fna, proprio a Marrakesh, come una delle emozioni più forti della mia vita: tutto ciò che ho voluto esprimere nei miei film è presente su quella piazza quotidianamente».
La diatriba è certo spiacevole: quando anche gli intellettuali si abbassano a povere accuse prive di spessore, evidentemente si sono raggiunti livelli bassissimi. Cosa che non stupisce poi più di tanto, viste le continue menzogne che il mondo mediatico ci propina ogni giorno riproponendo squallide dichiarazioni politiche.
Così,
se la Spagna e il Marocco fingono di
Ricordiamolo. Per appena più di una settimana, il luglio scorso, 12 militari marocchini avevano occupato un isolotto grande quanto un campo di calcio, con arbusti di un metro e disabitato da anni. Non comparendo nemmeno nei trattati pre e post decolonizzazione, era difficile stabilire la sovranità dell’isola. Intervennero l’Unione europea, le diplomazie di mezzo mondo, i militari spagnoli, che dopo un po’ rioccuparono in forze il «loro territorio». A un certo punto una nave marocchina presiedeva le coste contro una decine di vessilli battenti bandiera spagnola. Sembrava di essere tornati all’Ottocento. E ci fu chi ebbe il coraggio di dire che i marocchini non opposero resistenza: come avrebbero potuto? Infine, Colin Powell, fornì un’indiscutibile interpretazione di sovranità: l’isolotto, che si trova a 200 metri (soli 200 metri) dalle coste del Marocco, appartiene alla Spagna, sentenziò il vecchio e indiscusso zio Sam. I marocchini tornarono sconfitti a Rabat e lo status quo venne nuovamente deciso a tavolino da estranei. Senza risolvere nulla, e cioè i veri problemi di cui l’incidente rappresentava solo un sintomo.
Nel nuovo secolo, fatto di, speravamo,
E in questo scenario davvero almodovariano - ma del bell’Almodovar delle crisi di nervi -, anziché, sarò banale, buttare giù una sceneggiatura o un libro, o occupare loro stessi l’isola del prezzemolo color corallo per filmare le gradazioni di blu di un mare affascinante, gli artisti scazzano su chi deve andare dove e perché a ritirare i premi. Almodovar saprà perfettamente in che mondo vive, ma noi, in che mondo siamo finiti? Camilla Lai |