Alex
Attias ha una lunga carriera di manipolatore sonoro alle spalle, partita nel
1988 da Losanna, sua città natale, dove suonava house, funk e rare grooves
assortiti. L’infaticabile svizzero negli anni è diventato uno dei migliori
deejays della sua nazione, facendosi inevitabilmente conoscere nel resto del
vecchio continente grazie ai suoi set eclettici. Parallelamente ha avviato
una lunga e proficua collaborazione con Vibrations, realizzando
recensioni e compilazioni per il magazine specializzato elvetico. Nel 1996
il nostro comincia a inventarsi suggestive bombe da dancefloor dietro al
nickname Bel-Air
Project, sia per le famose compilations della label
Sourcelab sia per la propria etichetta, la
Com-Flex. L’anno successivo
la svolta: Alex si trasferisce a Londra, inizia a concentrarsi sul progetto
Mustang
e nel 2000 crea una nuova casa discografica, la Visions Inc., dando
il via all’intesa con promettenti artiste quali
Jessica Lauren e
Vanessa Freeman.
Nel 2002 il produttore licenzia per la sua nuova creatura l’eccellente
compila The Chromatic Universe che presenta tracce di
Dego, Domu,
Stephane Attias
nonché della sopraccitata Miss Freeman.
Siamo al 2004: lo svizzero realizza per la berlinese Compost Records
Mustang Back Home, avvalendosi della partecipazione di numerosi
musicisti amici. L’insieme dei suoni dell’album ha un sapore estremamente
cinematico, tanto caro a Mister Attias, concepito a base di beats sincopati,
campioni pescati da orchestre, omaggi al latin-jazz, al blues, al soul come
alla techno e alla musica classica. Senza dimenticare la sensazione funk che
pervade il lavoro.
Parliamo delle “canzoni” e dei personaggi coinvolti nella loro
progettazione.
Apre Help Me, interpreta
Colonel Red, è il momento
più black del disco. Poi si cambia nettamente percorso: Future Jazz
conserva di nero solo la voce dell’mc, Del (from Manchester) che
snocciola il suo flow accompagnato da
Ruti Halvani…una cantante
d’opera londinese!
La terza traccia, Closer To Me, vede ancora al microfono
Colonel Red,
ma soprattutto alle space keys l’esperta
Jessica Lauren. È una
sorta di dedica alla deep techno, arricchita di fiati e di anima. I brani
Confusion (n.4) e Back home (n. 6) sono riflessioni strumentali
prossime al mondo delle colonne sonore; tra i due incrociamo Angels,
track nella quale compaiono qua e là, assolutamente discrete, le ugole del
Rosso Colonnello e di
Xela.
10,000 Leagues Deeper è una frenetica cavalcata eroica eseguita
magistralmente dalla vocalist jazz
Bémbé Ségué (peraltro
presente anche nel recente Other Directions di Nicola Conte) e precede
l’incedere drum and bass di Darker Side of Light,
Jessica Lauren
di nuovo alle macchine e
Vanessa Freeman che fa il
verso (con cupezza da terzo millennio) alla Donna Summer di I Feel Love.
Nella successiva Everchanging Time rispunta il sole, grazie alla
partecipazione dell’immancabile
Colonel Red e a quelle
(rispettivamente basslines e additional keys) di
Mark De Clive-Lowe e
Sweet Abraham.
Il funk si accoppia con efficacia all’elettronica. Ma Alex ci spiazza
nuovamente, subito dopo, con In The Jungle, dove offre la sua
personalissima visione del tribalismo: l’afro e la techno si incontrano e
accompagnano i canti di
Colonel Red e
Ruti Halvani.
Siamo quasi al termine del viaggio, mancano giusto un pensiero alla house
detroitiana, nella strumentale Transformation e Finding Who You
Are, nella quale scorrono i titoli di coda. Un lungo compendio soul, dal
sapore rare groove, interpretato dall’uomo che ci ha introdotti (e spesso
condotti) nel lungo cammino, ovvero il Signor
Colonel Red.
Come concludere degnamente il racconto di Back Home?
Con le riflessioni di un maestro della club culture
europea: “An amazing range of different styles and influences: it makes
you just want to turn the volume up & up as you progress through these
stunning tracks. A écouter sans moderation.
Monsieur Laurent Garnier
”.
Bob Sinisi
sul web:
www.compost-records.com |