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DAVE CLARKE:DEVIL’S ADVOCATE(Skint Records) |
Il packaging interamente nero di Devil’s Advocate sintetizza appieno il caotico buio che contraddistingue il secondo lavoro sulla lunga distanza per Dave Clarke, personaggio ritenuto scomodo della tecnocrazia per la sua fame di sperimentazione e soprattutto di contaminazione, dj dallo stile di vita hardcore, perennemente in giro per il pianeta a far tuonare le casse dei saloni danzanti. Il nuovo album evidenzia la voglia del produttore di sporcare il suo mood con quello proveniente da altri territori musicali, solamente sulla carta più lontani. Il nostro ha lasciato viaggiare l’ispirazione, nessuna direzione precisa da intraprendere, solo l’intenzione di suonare organico, nonostante tutto. Il disco ha iniziato ad essere nei pensieri di Dave subito dopo l’11 settembre 2001 e gli oscuri simbolismi che hanno contraddistinto un altro capolavoro dei nostri tempi, N.Y. Muscle di Hell, non mancano. Però Devil’s Advocate è decisamente meno punk, sebbene l’inquietante What Was Her Name?, interpretata dalle Chicks On Speed sposti la nostra mente proprio da quelle parti. Ma appena prima Way Of Life, realizzata con Dj Rush e Sua Maestà Farley Jackmaster Funk (vi dice niente Love Can’t Turn Around, anno di grazia 1987?) riporta testa e gambe dalle parti di qualche dancefloor chicagoano.E poi l’hip hop: c’è Mr Lif, in licenza premio dalla newyorchese Def Jux di El-Producto, a fiondare il suo flow su quella pompa di Blue On Blue mentre un po’ più in là tornano le Chicks On Speed con l’ironica Disgraceland. Dave Clarke è riuscito nell’impresa di non rappresentare in maniera radicale un preciso momento storico: i titoli di Devil’s Advocate rappresentano la summa delle sue esperienze artistiche, del suo background cultural-musicale. Un disco nero che tornerà a tormentarci spesso, nel tempo. Bob Sinisi
sul web: www.daveclarke.com |
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