Nato nel 1952, Serge
Quadruppani vive da anni tra l’Italia e la Francia. Il suo romanzo La
nuit de la dinde, tradotto in italiano come La notte di Babbo
Natale, ha vinto nel 2003 il Prix du Roman du Var e nel 2004 il Prix
interlycées professionnels de Nantes. Per Marsilio è appena uscito
In Fondo agli occhi del gatto
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Come è iniziata la tua
carriera di scrittore e che accoglienza hanno ricevuto i tuoi primi romanzi
?
Fino a trent'anni, come dice la
mia biografia ufficiale, "non ho fatto nulla di confessabile":
nell'emarginazione volontaria, mi sono divertito un sacco. Poi ho cominciato a
scrivere perché non avevo mai pensato di fare altro. Ho tradotto anche, prima
soltanto per campare, poi, molto più tardi per passione ma questo sarà spiegato
più avanti. I primi libri sono stati accolti così come finora gli ultimi:
aprezzati da molti lettori e giornalisti ma non da un pubblico abbastanza
numeroso da farmi vivere nel lusso sfrenato o fare scatenare gridolini di
ragazzine impazzite quando camino per strade.
Hai pubblicato molti libri, in
gran parte inediti in Italia. Da noi sei conosciuto soprattutto come autore di
noir, in realtà hai scritto romanzi erotici, di fantascienza, saggi e anche
libri per bambini. C'è in tutta la tua produzione un titolo al quale ti senti
particolarmente legato e che vorresti far conoscere al pubblico italiano ?
I miei due romanzi non di genere
Les Alpes de la Lune e Vénénome sono i più ricchi di sentimenti,
affetti, pensieri, emozioni, personaggi, risate e pianti, punti di vista critici
sulla società, in breve i più vicini al progetto di raccontare TUTTO di un
momento della vita umana. Molto ambizioso, sicuramente, ma se non vuoi scrivere
per racontare tutto, perché scrivi?
La Notte di Babbo Natale
e In Fondo agli occhi del gatto hanno in comune una velocità estrema, nel
senso che lasciano il lettore senza fiato avvolgendolo in una spirale
hitchcockiana. Quale è il tuo approccio al ritmo di una storia? C'è qualche
scrittore o cineasta che ti ha influenzato più di ogni altro sotto questo
aspetto ?
Mi piacciono la velocità ma anche
i cambiamenti di ritmo, e in questi romanzi ci sono anche dei momenti di
rallentamento dove mi prendo tutto il tempo per descrivere un angolo di città o
di campagna, per notare un particolare bello o assurdo, per sviluppare un
momento che non fa "avanzare l'azione" ma che dà un pò di respiro. Manchette,
ovviamente, mi ha influenzato, ma potrei citare anche Flaubert, Lynch o i
fratelli Coen e tanti altri.
La trama del nuovo romanzo è
costruita attorno a Michel, "eroe della resistenza alla mediocrità del mondo".
Come è nata l'idea di questo personaggio che fin dalle prime pagine si ritrova
vittima di una spietata caccia all'uomo?
Il personaggio dell'uomo
qualunque che si ritrova braccato da entità malvage è un classico del Noir della
nostra epoca, riflesso evidente della paranoia che nostro mondo ci istilla.
Michel,all'inizio della storia, è quello che potrei essere io se non avessi la
letteratura.
Uno dei temi che hai
affrontato è quello di una società, la nostra, che si nutre sempre di più di
immagini orrorifiche che arrivano dalla realtà. Un voyeurismo che congela i
sentimenti fino ad imporre un modello di coscienza all'interno del quale
l'orrore viene facilmente metabolizzato e ciò che appare dissolve qualsiasi
riferimento alla realtà. Cosa stiamo diventando ?
Me lo chiedo, te lo chiedo. Non
ho risposta. Ma penso che la creazione nella letteratura e altrove è una delle
vie di resistenza alla colonizzazione dell'immaginario da parte di una società
che trasforma tutto in merce, compresi gli orrori che sta producendo.
Un passaggio che mi ha molto
colpito è questo: "Nessun comitato segreto, nessuna Loggia P2, nessun G8 incarna
l'ultima istanza che spiega perché il mondo vada male. Come tanta gente si
sforza d'ignorare oggi, la sola ultima istanza sono i rapporti sociali." Poco
prima, lo stesso personaggio dice: "Il complottismo è la malattia senile del
pensiero politico."
Sono i passaggi, diciamo teorici,
del libro, scritti perchè non voglio che ci siano malintesi : il complottismo è
anche una fonte dell'immaginario Noir ma bisogna essere chiari, politicamente,
su questo argomento. La prossima sfida, per me, sarà fare apparire chiaramente
questo punto di vista non con la teoria ma con la narrazione.
C'è un momento che ho trovato
particolarmente poetico e cinematografico al tempo stesso: è quando Michel
riflette su quanto gli piaccia tuffarsi e poi, senza pensarci una volta di più
si butta nella Senna. Tuffarsi nelle cose, e anche passare da una dimensione
all'altra, come in tutte le fughe. Non so perché ma mi è venuto in mente
L'Atalante di Vigo.
Non avevo in mente l'Atalante
ma uno dei grandi piaceri per gli scrittori, è scoprire che quello che scrivi ti
scappa e continua da solo nell'immaginario del lettore. Questa riflessione di
Michel mi è venuta spontaneamente, quando lui ha avuto la necessità, per
fuggire, di buttarsi nella Senna. Non so nuotare e invidio molto i ragazzini che
si tuffano in mare dall'alto degli scogli, sono terrificato e affascinato
all'idea di buttarmi, di andare fino in fondo, per morire e rinascere, con tutti
i commenti psicoanalitici che puoi immaginare. Tuffarsi mi pare il modello di
tutte le grandi esperienze erotiche e mistiche (niente a che vedere con la
religione che, in quanto ateo e anticlericale accanito, odio profondamente).
Sia pure in modi differenti, i
due personaggi principali della storia sembrano alla ricerca di un senso da dare
alle proprie vite. La vicenda che li porta a incrociarsi mette di fatto
progressivamente in campo questa recherche, con tutti i risvolti drammatici del
caso. Condividi la mia impressione ?
Io parlerei piuttosto di due
destini destinati dall'inizio, dall'oscuro inizio, a incrociarsi.
Sei conosciuto anche per il
tuo lavoro di traduttore e direttore Della collana Bibliothèque italienne per le
edizioni Métailié: Camilleri, Evangelisti, De Cataldo, Wu Ming sono solo alcuni
dei nomi che hai portato al pubblico francese. Puoi parlarci di questo aspetto
della tua attività ?
Da una dozzina d'anni, ormai,
traduco solo libri che ho scelto e che mi piacciono, spesso con un rapporto
diretto con gli scrittori. Questo, per me, è un lavoro ma anche una passione che
non posso separare dalla mia attivita di scrittore. Fare conoscere gli universi
di altri scrittori è anche un'attivita creativa. Ma ci vorrebbe un'altra
intervista per parlare della traduzione.
Un'ultima curiosità: ascolti
musica mentre scrivi ?
Quando scrivo, non sento niente.
Poi, ogni tanto, ho bisogno di uscire per ascoltare il vento o gli uccelli. La
musica, per me, non è una cosa di sottofondo, è un'esperienza molto più vicina a
quella di tuffarsi.
Grazie.
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In fondo agli occhi del gatto
La recensione di La notte di Babbo di Natale
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