l primo consiglio
disinteressato che voglio darvi qui, ora, subito è: non
perdete
questo impressionante romanzo di Serge Quadruppani. Il secondo, non meno
importante: affrettatevi a comprarlo prima che sparisca dalle edicole
italiane. Siate decisi e veloci, insisto nel vostro esclusivo interesse. Se
avete divorato l’opera omnia di Jean-Patrick Manchette.
Se avete il sospetto che non sempre i thriller migliori si trovino
necessariamente tra i rilegati in cima alle classifiche di vendita. Se in
questo periodo dell’anno l’idea di impostare Jingle Bells come
suoneria del vostro cellulare non vi ha sfiorato neppure per un istante.
Il numero 2863
(2/12/2004) della collana Il Giallo Mondadori accoglie una storia
nera come la pece scritta da uno tra i più grandi maestri del polar
contemporaneo. L’autore franco-italiano di L’Assassina di Belleville
e La Breve estate dei colchici; il traduttore e curatore in lingua
francese di opere di scrittori italiani come
Valerio
Evangelisti e Andrea Camilleri. Un piede a Parigi, l’altro a Roma (e
molto si potrebbe dire altresì della sua produzione saggistica). La
scrittura di Quadruppani è un assalto, uno spietato colpo di pistola che
esplode la sera del 24 dicembre, quando Babbo Natale entra in casa
dell’agiata famiglia Boutonnier. Il signor Pierre è un direttore di banca;
Patricia, la signora, è una bella americana. Hanno tre bambini: i gemelli
Julien e Zoe, l’undicenne Jeanne. A pagina otto, sappiamo che i Boutonnier
aspettano degli ospiti. A pagina dieci, l’incubo è già cominciato: una
versione a tinte fortissime del Grande Fratello che ha come posta in
gioco la vita dei partecipanti. Dodici persone, tra adulti e bambini sono
gli ostaggi di un uomo che si fa chiamare Gérard Soulier, ex responsabile di
una multinazionale specializzata in materiale di sicurezza e
telesorveglianza che lo ha licenziato nel settembre del 2001, diciannove
giorni dopo l’attentato alle Twin Towers di New York.
“Sono una vittima supplementare di Bin Laden! Oh, ho ricevuto un buon
indennizzo, ma a cinquantaquattro anni, al mio livello di stipendio e di
qualifica, va’ a ritrovare un lavoro.”
Chi è Soulier e cosa
vuole oltre il denaro depositato nella banca in cui lavora Boutonnier?
Perché ha portato degli strani regali ai convitati? È davvero un pazzo
furioso come sembra?
Non è una novità: i
buoni romanzi si riconoscono dall’effetto magnete. Quando una parola scivola
verso l’altra senza fatica. Quando viene voglia di sapere come andrà a
finire. Quando niente risulta prevedibile. Quando il ritmo è talmente
serrato da mandarti in apnea. Di più: La Notte di Babbo Natale
è un libro di una bellezza oltraggiosa che getta uno sguardo pessimistico su
una società tutta ombre, rivelando lo sporco nascosto dietro ogni
convenzione. Non è forse questo l’humus del noir? Quadruppani azzera la tipica battaglia tra bene e male, fa a meno
delle distinzioni nette, delle pastoie della detection seminando dubbi fino
alla fine: una vistosa macchia di sporco sulla tavola imbandita, tra il
tacchino, l’insalata di quaglie e un bicchiere di champagne. Sangue o bile,
o entrambe le cose. Buon Natale, gente!
(N.G.D’A.)
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