“Non lo metti giù, pochi
cazzi.” Anche estrapolata dal suo contesto (una recensione al romanzo
La breve estate dei Colchici, pubblicato sulla rivista Il Giallo
Mondadori nel maggio del 2003) questa frase secca di Wu Ming 1 non
perde il suo effetto, sintetizzando alla perfezione il potere di una
pagina scritta da Serge Quadruppani. Di questo magnifico autore francese
ci eravamo già occupati parlando de La Notte di Babbo Natale
(sempre Giallo Mondadori, dicembre 2004) e invocando per le sue opere
tradotte in Italia una visibilità superiore, più duratura rispetto a
quella offerta dalla distribuzione in edicola. Bene, siamo lieti di
annunciarvi che la nostra preghiera di umili lettori è stata accolta: la
versione italiana, a cura di Maruzza Loria di Au fond de l’œil du
chat, pubblicato in Francia da Métailié nell’ottobre del 2006, è
appena uscita in libreria per Marsilio e inaugura un sodalizio tra la la
casa editrice veneziana e Quadruppani (ora speriamo di poter leggere
presto altri titoli ancora inediti da noi, come l’erotico Je te dirai
tout, del 1998; Je pense donc je nuis; Vénénome;
Les Alpes de la lune, oppure il fantascientifico Nausicaa Forever).
Opera narrativa a due
voci, quella di Michel, cinquantenne indigente, “eroe della resistenza
alla mediocrità del mondo” sospettato dell’assassinio di Paul, il suo
migliore amico, e quella di Emile, uomo che, prima di ritirarsi in un
eremo agreste difeso da sistemi di sorveglianza hi-tech, ha speso
l’intera vita versando fiumi di sangue sulle strade oscure del pianeta.
Noir (o polar, per dirla alla maniera francese) inzuppato in una
tazza fumante di humour a tinte fosche che non manca di restituirci
anche gli odori delle ambientazioni: Parigi, l’Africa, la campagna
francese. Romanzo di vite deragliate (quelle dei padri, quelle dei
figli) che diventa altresì acuta riflessione sulla persistenza del male
nell’animo umano e nella Storia, nell’economia del genere umano legate
a filo doppio alla violenza: “La crudeltà dei portatori di pace di Abu
Ghraib e di Guantanamo attizza la crudeltà guerriera dei portatori di
bomba e di sciabola. Le cineprese filmano tutto. I giovani disoccupati
arabi che frequentano i centri internet di Bagdad non guardano altro che
dei porno e delle immagini di torture e di esecuzioni da parte di
guerriglieri. I giovani soldati americani che guardano delle foto porno
sugli schermi dei computer o dei cellulari le ottengono gratuitamente in
cambio delle foto di cadaveri che hanno eviscerato con la
mitragliatrice.”
In modi diversi,
Michel ed Emile guardano alla società in cui vivono ed offrono al
lettore i loro commenti tra un colpo di scena e l’altro (tanti, stiamo
parlando di un libro in cui la suspence non viene mai meno). In modi
diversi, i due personaggi hanno instaurato un rapporto speciale con i
gatti, animali che in questa storia mozzafiato di fughe e pistole
spianate, di sbirri guasti, torture e complotti incredibili, rivestono
un ruolo non marginale, rubando addirittura la scena in diversi passaggi
agli umani.
Di più non si può
dire, come ammonisce il risvolto di copertina firmato da Andrea
Camilleri. In quarta è visibile l’invito di Jean-Patrick Manchette, che
di Quadruppani fu collega e amico: “Quadruppani rianima l’aggressività
sociale che contraddistingue la grande narrativa noir fin dalle
origini…Un autore da leggere”.
Nino G. D’Attis
Intervista a Serge Quadruppani
Sito di Serge Quadruppani |