I Recoil sono tornati: un nuovo album (subHuman)
attualmente nei negozi e un’intervista esclusiva con Alan Wilder focalizzata sul
suo lavoro, la sua musica preferita, il futuro del music-biz e…il blues!
Ciao Mr. Wilder, mi chiamo Nino. Grazie di aver trovato un po’
di tempo da dedicarmi. Ecco le mie domande…
Ciao Nino, lieto di conoscerti…
Oltre 25 anni nell’industria musicale e un ritorno che suona
come uno stupefacente debutto: Recoil completamente ricaricato?
Dovrei ben essere rinvigorito dopo un break di 5 anni, o no?
La copertina di subHuman ha un forte impatto visivo. L’intero album è
più affilato e meno etereo rispetto alle tue prime incisioni. A cosa stavi
puntando?
Ad essere onesto, non c’era un vero scopo. L’unica regola che ho
messo all’inizio è stata ‘niente spoken-word’. A prescindere dall’ovvio
risultato dei provini che avevano prodotto un po’ più di melodia, l’album è
venuto insieme abbastanza naturalmente ed io ho solo seguito il flusso. Una più
ovvia direzione blues è cominciata ad emergere dopo che avevo lavorato su alcune
atmosfere per il primo paio di mesi e allora ho pensato di mettermi a cercare un
autentico cantante blues capace di far risaltare quell’approccio – di qui Joe
Richardson. Da quel punto in avanti, una cosa ha portato all’altra. È stato solo
verso la fine, quando stavo mixando e sistemando le cose, che sono stato in
grado di pensare alla presentazione ed al significato. Ecco quando è venuta
fuori l’idea di ‘subHuman’. I manichini all'interno della copertina sono
collocati all’interno di situazioni quotidiane e sono designati a rappresentare
le forme di vita riciclabili senza valore - i subumani.
Un approccio blues miscelato al tuo marchio di fabbrica elettronico e
(secondo me) anche a una punta delle direzioni musicali di Miles Davis: sei
d’accordo?
Se vuoi! Mi piace pensare che il marchio di fabbrica sonoro venga
fuori come conseguenza del seguire i miei istinti e della fiducia nei miei
metodi di lavoro in modo che, anche con un diverso assortimento di
collaboratori, persista comunque uno stile riconoscibile che possa dirsi Recoil.
Non voglio contrastare quel concetto, così resto molto fuori da un genere
specifico e molto aperto a stili musicali diversi. Ciò che ascolti è solo un
riflesso della mia intera collezione di dischi, che è ampia e variegata.
Il suono dell’album è anche spinto da molte chitarre, e il blues mette a fuoco
l’importanza della voce emozionale in un’era fredda e oscura: ritorno all’umano?
Mai stato davvero lontano dagli umani. Mi sono dedicato a lungo
alla trasformazione delle esecuzioni, usando tecniche moderne per ristrutturare
le performances ma mantenendo sempre la qualità umana. Ho sempre trovato che il
grezzo contenuto emozionale del blues controbilanciasse con ciò che poteva
essere freddamente elettronico per dargli più calore. Per quanto riguarda le
chitarre, quando ho incontrato Joe, ho acquisito fortunatamente i bonus aggiunti
della sua chitarra e della sua armonica che suona abilmente – per non parlare
del resto della sua band!
Quale aspetto del futuro trovi più disturbante? Sei ossessionato dal lato
oscuro della natura umana?
Ossessionato? No, ma è più interessante scrivere di questo
piuttosto che del lato familiare dell’umanità che il mondo vorrebbe mostrarci.
Affrontiamolo, non ci vogliono molti cambiamenti in ogni circostanza individuale
per creare un animale molto diverso, capace di tutti i tipi di comportamento
distorto.
99 to life è una canzone disperata su un uomo mandato in prigione e mi
ricorda qualcosa dei romanzi di Edward Bunker. È una storia vera?
A quanto pare è così. Dice Joe…”Sfortunatamente la storia è
vera. È su uno dei miei migliori amici, spedito in prigione qui in Texas dopo
aver ucciso tre uomini in un conflitto a fuoco. Si trattò di autodifesa, ma loro
erano bianchi e lui Ispanico, ed è stato molto tempo fa, quando eravamo giovani
e stupidi!” Non ero a conoscenza di questo quando registrammo il pezzo. Non
desideravo approfondire la storia mentre registravamo perché avevo appena
conosciuto Joe e avevo l’impressione che non fosse esattamente molto disposto a
chiaccherare del suo passato.
Qualche altra parola sulla tua collaborazione con Joe Richardson e Carla
Trevaskis?
Grandi entrambi a lavorarci insieme, mentalmente aperti ed
entusiasti. Le sessions in Texas sono durate solo una settimana ma sono state
abbastanza intense e abbiamo registrato un mucchio di materiale – alcune cose
non sono state usate ma potrebbero riaffiorare più avanti. È stato solo dopo
quella settimana che ho sentito che avrei potuto farcela a completare il
progetto. Carla era inoltre molto disponibile ad adattare le sue idee per
soddisfare le mie strutture musicali un po'dispari. La mia idea era quella di
sparpagliare la sua voce intorno a Joe per equilibrare dal punto di vista sonoro
ciò che lui aveva fornito.
Ho letto che presto tornerai in studio per lavorare ad un nuovo album. Pensi
che il tuo flusso creativo in termini di scrittura sia efficientemente costante?
Trovo che qualcosa arrivi se ti siedi di fronte alla
strumentazione e cominci a provare le cose. Se me ne sto a poltrire di fronte
alla TV aspettando qualche tipo di ispirazione divina, non c’è scampo. Le cose
che mi trattengono sono le mie tendenze perfezioniste e sapere quanto mi ci
vorrà per finire un album. Quello può essere scoraggiante quando sei lì per
cominciare. Inoltre mi domando se il concetto di album sarà ancora in piedi
nell’arco di due anni. Con l’aria che tira, ogni musicista dovrebbe pensare
seriamente a nuovi modi per presentare la sua musica.
Quale è il cambiamento più positivo capitato al tuo modo di scrivere canzoni
negli ultimi anni?
Penso che debbano essere gli altri a dirlo. Non lo so davvero.
Penso sempre che tutto ciò che faccio implichi il plagio e quello che ho
ascoltato in precedenza. Non sono sicuro di avere un pensiero originale nella
mia testa, davvero. Dubitare un po’ di se stessi è naturalmente importante in
quanto ti mantiene onesto e ambizioso ma a volte ho bisogno di un po'di
incoraggiamento positivo.
Ricordi le tue prime influenze musicali?
Essendo cresciuto nei tardi sessanta e settanta, ho cominciato
prima ad interessarmi alla musica di quegli anni durante il periodo ‘Glam’.
L’immagine di Ziggy Stardust aveva un grande effetto su un ragazzo di 13 anni!
Mi piaceva anche il ‘Prog Rock’ (King Crimson, E.L.P., Traffic), come anche I
Free, I Pink Floyd, Jimi Hendrix e molti altri. Ero stato allevato in una
famiglia musicalmente indirizzata alla classica e volevo esplorare le radici di
tutte queste band alle quali mi trovavo improvvisamente esposto – che
naturalmente accesero il mio interesse verso il Blues, il Gospel, il primo R&B,
il Soul, il Jazz e così via. Volevo passare le ore a provare a risolvere il 12
bar blues (scala specifica del blues nella quale determinate misure vengono
ripetute in un ordine preciso, N.d.r.) invece di suonare i miei pezzi di
Beethoven da quinto livello.
Quale è stato il primo disco che ti ha impressionato e chi ti ha insegnato
più cose nella musica?
Non c’è un disco in particolare ma voglio citare il ‘White’ album
dei Beatles, I dischi di Bowie dai primi anni ’70, ‘Berlin’ di Lou Reed, 'Are
You Experienced' e 'Axis:Bold as Love' di Jimi Hendrix. E poi, più tardi,
Kraftwerk, Eno etc.
Cosa puoi dire a proposito della ambient version disponibile sull’edizione
limitata dell’album?
Si è delineata ascoltando sugli altoparlanti posteriori solo la
versione 5.1 (che è più imperniata sul mix stereo). Mi ha colpito il fatto che
avremmo potuto produrre un’intera versione dell’album molto più minimale. Sono
certo che la mia musica può essere molto densa, così questa sembrava una buona
occasione per darle più respiro. Abbiamo cominciato sottraendo gli elementi più
rock come le batterie vere e le chitarre pesanti per vedere cosa restava. Da lì
ho sistemato le parti più ambientali residue per dare un senso e poi, se
necessario, aggiungere pochi suoni e loops nuovi. Si tratta sostanzialmente di
mettere in risalto gli effetti, le voci e i momenti più d’atmosfera. Ad esempio,
i riverberi vocali, le parti in secondo piano, i delays di chitarra e così via
sono venuti in superficie. Probabilmente c’è meno enfasi o dinamica e,
strutturalmente, ci sono meno cambi.
Ancora una volta la musica dei Recoil suona come una colonna sonora per un
film immaginario. Hai mai pensato di scrivere musica per film?
Sì, naturalmente ci ho pensato. Finora nessuno mi ha chiesto
davvero di farlo nello specifico ma sarei interessato a lavorare su immagini
preesistenti piuttosto che crearle nella mia testa.
Quali sono le tue opinioni intorno alla rivoluzione digitale e alle uscite in
download digitale?
Bene…ho sentimenti diversi. Sei pronto?...In linea di massima non
ho problemi con la distribuzione multimediale di tipo legale (fino a quando la
qualità audio continuerà a migliorare) e penso che sia spesso utile ad un
progetto come Recoil che non può contare sugli sbocchi tradizionali quali la
radio, la TV e la fiducia dei negozi di dischi. Ovviamente non può che deludere
il fatto che i produttori radiofonici offrano una finestra limitata a qualsiasi
musica fuori dal mainstream, così resta lo sforzo di far conoscere alla gente il
progetto Recoil. Sono realistico comunque - il mio unico obiettivo è in primo
luogo, provare ad informare la gente e, in seguito, accertarmi che la musica sia
facilmente fruibile in modo tale che l'ascoltatore possa farsi un’idea in
proposito con la sua testa.
Detto questo mi preoccupa il fatto che l’idea di ‘album’ possa
diventare presto una cosa del passato in quanto la gente sembra che preferisca
saltare da un brano all’altro piuttosto che prendersi il tempo necessario per
sedersi e ascoltare dall’inizio alla fine, in ordine di successione. Sono della
generazione che riserva un posticino al prodotto fisico con l’artwork e così
via. Tuttavia il CD sta imboccando la strada del vinile, così ciascuno può
abbracciare nuovi modi di comprare musica, e mi piace il fatto che tutto sia
disponibile on-line (ho sprecato un sacco di tempo in passato setacciando negozi
di dischi per poi tornarmene a casa frustrato perché non ero stato capace di
trovare quello che stavo cercando).
Il futuro? Penso che non ci vorrà molto prima che tutti noi ci si
metta a diffondere musica gratis (accertato che l’illegal copying è tuttavia
comunque diffuso). In molti modi, la musica gratuita è una buona promozione. Dal
punto di vista del musicista tuttavia, è dura riconciliare il lavoro di 12-18
mesi nel tentativo di produrre qualcosa di veramente speciale quando, alla fine,
dovrai diffonderlo nel merdoso formato MP3 compresso perché così impone il
mercato. Posso immaginare che, accanto al download gratuito, forse una nuova
versione del vinile potrebbe fare la differenza – sai, tipo un disco di
altissima qualità (non il vinile attuale ma potrebbe essere il super-audio DVD)
con le dimensioni della copertina belle grandi in modo da poter soddisfare gli
intenditori. Potrei cominciare con questo nuovo formato nel prossimo album!
La musica passa attraverso periodi fertili e incolti ?
Probabilmente. Di
solito le circostanze sociali avverse fanno balenare l’ immaginazione degli
artisti.
Dove vedi I Recoil in futuro e con chi ti piacerebbe collaborare
nell’immediato futuro?
Non ne sono ancora sicuro. Dato ciò che ho detto circa l’essere
istintivo e le mie succitate dichiarazioni sullo stato del mercato, tutto può
accadere! Da un punto di vista musicale mi piacerebbe lavorare ancora con nuova
gente ed esplorare strade diverse. La musica per film è sempre una possibilità.
Mi metterò semplicemente a suonare e vedrò quel che succederà…
Grazie.
Uno
speciale ringraziamento a
Keeley Currie (Mute), Simon Pensing (Shunt Staff)
ed Enrica Capobianco (per la consulenza linguistica)
read
subHuman review
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