NEWS  
CINEMA  
CINQUE PUNTO 1  
MUSICA  
LETTURE  
ARTE  
FUMETTI  
INCONTRI  

Davide Bregola  

Enzo Fileno Carabba  
 
Giancarlo De Cataldo  
 
Tommaso De Lorenzis  
 
Girolamo De Michele  
 
Pablo Echaurren  
 
Valerio Evangelisti  
 
Cecilia Finotti  
 
Giuseppe Genna  

James Lavelle (english)  
 
James Lavelle (italiano)  
 
Andrea Manni  
 
Andrew Masterson  
 
Aldo Nove  

Pierpaolo Pasolini  

Tommaso Pincio  
 
Andrea Piva  

Serge Quadruppani  

Simone Sarasso  
 
Filippo Scozzari  

Roberta Torre  

 Alan Wilder (english)  

Alan Wilder (italiano)  
 
Wu Ming  
 
Wu Ming 1  
 
Wu Ming2  
BLACKBOX  
IL POTERE DEL MEDIO  
OLTRE  
STANLEY KUBRICK  
TEMI DEL DESKTOP  
LINKS  
ARCHIVIO  
DEPECHE MODE TOUR 2005-2006
 
Google
Web blackmailmag.com
 

ALAN WILDER / RECOIL INTERVISTA
di Nino G. D'Attis                                         

Alan Wilder

I Recoil sono tornati: un nuovo album (subHuman) attualmente nei negozi e un’intervista esclusiva con Alan Wilder focalizzata sul suo lavoro, la sua musica preferita, il futuro del music-biz e…il blues!

 

 

Ciao Mr. Wilder, mi chiamo Nino. Grazie di aver trovato un po’ di tempo da dedicarmi. Ecco le mie domande… 

Ciao Nino, lieto di conoscerti…

 

Oltre 25 anni nell’industria musicale e un ritorno che suona come uno stupefacente debutto:  Recoil completamente ricaricato?

Dovrei ben essere rinvigorito dopo un break di 5 anni, o no?


La copertina di subHuman ha un forte impatto visivo. L’intero album è più affilato e meno etereo rispetto alle tue prime incisioni. A cosa stavi puntando? 

Ad essere onesto, non c’era un vero scopo. L’unica regola che ho messo all’inizio è stata ‘niente spoken-word’. A prescindere dall’ovvio  risultato dei provini che avevano prodotto  un po’ più di melodia, l’album è venuto insieme abbastanza naturalmente ed io ho solo seguito il flusso. Una più ovvia direzione blues è cominciata ad emergere dopo che avevo lavorato su alcune atmosfere per il primo paio di mesi e allora ho pensato di mettermi a cercare un autentico cantante blues capace di far risaltare quell’approccio – di qui Joe Richardson. Da quel punto in avanti, una cosa ha portato all’altra. È stato solo verso la fine, quando stavo mixando e sistemando le cose, che sono stato in grado di pensare alla presentazione ed al significato.  Ecco quando è venuta fuori l’idea di ‘subHuman’.  I manichini all'interno della copertina sono collocati all’interno di situazioni quotidiane e sono designati a rappresentare le forme di vita riciclabili senza valore - i subumani.


Un approccio blues miscelato al tuo marchio di fabbrica elettronico e (secondo me) anche a una punta delle direzioni musicali di Miles Davis: sei d’accordo?

Se vuoi! Mi piace pensare che il marchio di fabbrica sonoro venga fuori come conseguenza del seguire i miei istinti e della fiducia nei miei metodi di lavoro in modo che, anche con un diverso assortimento di collaboratori, persista comunque uno stile riconoscibile che possa dirsi Recoil. Non voglio contrastare quel concetto, così resto molto fuori da un genere specifico e molto aperto a stili musicali diversi. Ciò che ascolti è solo un riflesso della mia intera collezione di dischi, che è ampia e variegata.


Il suono dell’album è anche spinto da molte chitarre, e il blues mette a fuoco l’importanza della voce emozionale in un’era fredda e oscura: ritorno all’umano?

Mai stato davvero lontano dagli umani. Mi sono dedicato a lungo  alla trasformazione delle esecuzioni, usando tecniche moderne per ristrutturare le performances ma mantenendo sempre la qualità umana. Ho sempre trovato che il grezzo contenuto emozionale del blues controbilanciasse con ciò che poteva essere freddamente elettronico per dargli più calore. Per quanto riguarda le chitarre, quando ho incontrato Joe, ho acquisito fortunatamente i bonus aggiunti della sua chitarra e della sua armonica che suona abilmente – per non parlare del resto della sua band!

Quale aspetto del futuro trovi più disturbante? Sei ossessionato dal lato oscuro della natura umana?

Ossessionato? No, ma è più interessante scrivere di questo piuttosto che del lato familiare dell’umanità che il mondo vorrebbe mostrarci. Affrontiamolo, non ci vogliono molti cambiamenti in ogni circostanza individuale per creare un animale molto diverso, capace di tutti i tipi di comportamento distorto.

99 to life è una canzone disperata su un uomo mandato in prigione e mi ricorda qualcosa dei romanzi di Edward Bunker. È una storia vera?

 A quanto pare è così. Dice Joe…”Sfortunatamente la storia è vera. È su uno dei miei migliori amici, spedito in prigione qui in Texas dopo aver ucciso tre uomini in un conflitto a fuoco. Si trattò di autodifesa, ma loro erano bianchi e lui Ispanico, ed è stato molto tempo fa, quando eravamo giovani e stupidi!” Non ero a conoscenza di questo quando registrammo il pezzo. Non desideravo approfondire la storia mentre registravamo perché avevo appena conosciuto Joe e avevo l’impressione che non fosse esattamente molto disposto a chiaccherare del suo passato.

 


Qualche altra parola sulla tua collaborazione con Joe Richardson e Carla Trevaskis?

Grandi entrambi a lavorarci insieme, mentalmente aperti ed entusiasti. Le sessions in Texas sono durate solo una settimana ma sono state abbastanza intense e abbiamo registrato un mucchio di materiale – alcune cose non sono state usate ma potrebbero riaffiorare più avanti.  È stato solo dopo quella settimana che ho sentito che avrei potuto farcela a completare il progetto. Carla era inoltre molto disponibile ad adattare le sue idee per soddisfare le mie strutture musicali un po'dispari. La mia idea era quella di sparpagliare la sua voce intorno a Joe per equilibrare dal punto di vista sonoro ciò che lui aveva fornito.

Ho letto che presto tornerai in studio per lavorare ad un nuovo album. Pensi che il tuo flusso creativo in termini di scrittura sia efficientemente costante?

Trovo che qualcosa arrivi se ti siedi di fronte alla strumentazione e cominci a provare le cose. Se me ne sto a poltrire di fronte alla TV aspettando qualche tipo di ispirazione divina, non c’è scampo. Le cose che mi trattengono sono le mie tendenze perfezioniste e sapere quanto mi ci vorrà per finire un album. Quello può essere scoraggiante quando sei lì per cominciare. Inoltre mi domando se il concetto di album sarà ancora in piedi nell’arco di due anni. Con l’aria che tira, ogni musicista dovrebbe pensare seriamente a nuovi modi per presentare la sua musica.

Quale è il cambiamento più positivo capitato al tuo modo di scrivere canzoni negli ultimi anni?

Penso che debbano essere gli altri a dirlo. Non lo so davvero. Penso sempre che tutto ciò che faccio implichi il plagio e quello che ho ascoltato in precedenza. Non sono sicuro di avere un pensiero originale nella mia testa, davvero. Dubitare un po’ di se stessi è naturalmente importante in quanto ti mantiene onesto e ambizioso ma a volte ho bisogno di un po'di incoraggiamento positivo.
 
Ricordi le tue prime influenze musicali?

Essendo cresciuto nei tardi sessanta e settanta, ho cominciato prima ad interessarmi alla musica di quegli anni durante il periodo ‘Glam’. L’immagine di Ziggy Stardust aveva un grande effetto su un ragazzo di 13 anni! Mi piaceva anche il ‘Prog Rock’ (King Crimson, E.L.P., Traffic), come anche I Free, I Pink Floyd, Jimi Hendrix e molti altri. Ero stato allevato in una famiglia musicalmente indirizzata alla classica e volevo esplorare le radici di tutte queste band alle quali mi trovavo improvvisamente esposto – che naturalmente accesero il mio interesse verso il Blues,  il Gospel, il primo R&B, il Soul, il Jazz e così via. Volevo passare le ore a provare a risolvere il 12 bar blues (scala specifica del blues nella quale determinate misure vengono ripetute in un ordine preciso, N.d.r.) invece di suonare i miei pezzi di Beethoven da quinto livello.

Quale è stato il primo disco che ti ha impressionato e chi ti ha insegnato più cose nella musica?

Non c’è un disco in particolare ma voglio citare il ‘White’ album dei Beatles, I dischi di Bowie dai primi anni ’70, ‘Berlin’ di Lou Reed, 'Are You Experienced' e 'Axis:Bold as Love' di Jimi Hendrix. E poi, più tardi, Kraftwerk, Eno etc.

Cosa puoi dire a proposito della ambient version disponibile sull’edizione limitata dell’album?

Si è delineata ascoltando sugli altoparlanti posteriori solo la versione 5.1 (che è più imperniata sul mix stereo). Mi ha colpito il fatto che avremmo potuto produrre un’intera versione dell’album molto più minimale.  Sono certo che la mia musica può essere molto densa, così questa sembrava una buona occasione per darle più respiro. Abbiamo cominciato sottraendo gli elementi più rock come le batterie vere e le chitarre pesanti per vedere cosa restava. Da lì ho sistemato le parti più ambientali residue per dare un senso e poi, se necessario, aggiungere pochi suoni e loops nuovi. Si tratta sostanzialmente di mettere in risalto gli effetti, le voci e i momenti più d’atmosfera. Ad esempio, i riverberi vocali, le parti in secondo piano, i delays di chitarra e così via sono venuti in superficie. Probabilmente c’è meno enfasi o dinamica e, strutturalmente, ci sono meno cambi.


Ancora una volta la musica dei Recoil suona come una colonna sonora per un film immaginario. Hai mai pensato di scrivere musica per film?

Sì, naturalmente ci ho pensato. Finora nessuno mi ha chiesto davvero di farlo nello specifico ma sarei interessato a lavorare su immagini preesistenti piuttosto che crearle nella mia testa.

Quali sono le tue opinioni intorno alla rivoluzione digitale e alle uscite in download digitale?

Bene…ho sentimenti diversi. Sei pronto?...In linea di massima non ho problemi con la distribuzione multimediale di tipo legale (fino a quando la qualità audio continuerà a migliorare) e penso che sia spesso utile ad un progetto come Recoil che non può contare sugli sbocchi tradizionali quali la radio, la TV e la fiducia dei negozi di dischi. Ovviamente non può che deludere il fatto che i produttori radiofonici offrano una finestra limitata a qualsiasi musica fuori dal mainstream, così resta lo sforzo di far conoscere alla gente il progetto Recoil. Sono realistico comunque - il mio unico obiettivo è in primo luogo, provare ad informare la gente e, in seguito, accertarmi che la musica sia facilmente fruibile in modo tale che l'ascoltatore possa farsi un’idea in proposito con la sua testa.

Detto questo mi preoccupa il fatto che l’idea di ‘album’ possa diventare presto una cosa del passato in quanto la gente sembra che preferisca saltare da un brano all’altro piuttosto che prendersi il tempo necessario per sedersi e ascoltare dall’inizio alla fine, in ordine di successione. Sono della generazione che riserva un posticino al prodotto fisico con l’artwork e così via. Tuttavia il CD sta imboccando la strada del vinile, così ciascuno può abbracciare nuovi modi di comprare musica, e mi piace il fatto che tutto sia disponibile on-line (ho sprecato un sacco di tempo in passato setacciando negozi di dischi per poi tornarmene a casa frustrato perché non ero stato capace di trovare quello che stavo cercando).

Il futuro? Penso che non ci vorrà molto prima che tutti noi ci si metta a diffondere musica gratis (accertato che l’illegal copying è tuttavia comunque diffuso). In molti modi, la musica gratuita è una buona promozione. Dal punto di vista del musicista tuttavia, è dura riconciliare il lavoro di 12-18 mesi nel tentativo di produrre qualcosa di veramente speciale quando, alla fine, dovrai diffonderlo nel merdoso formato MP3 compresso perché così impone il mercato. Posso immaginare che, accanto al download gratuito, forse una nuova versione del vinile potrebbe fare la differenza – sai, tipo un disco di altissima qualità (non il vinile attuale ma potrebbe essere il super-audio DVD) con le dimensioni della copertina belle grandi in modo da poter soddisfare gli intenditori. Potrei cominciare con questo nuovo formato nel prossimo album!

 

La musica passa attraverso periodi fertili e incolti ?  

Probabilmente. Di solito le circostanze sociali avverse fanno balenare  l’ immaginazione degli artisti.

Dove vedi I Recoil in futuro e con chi ti piacerebbe collaborare nell’immediato futuro?  

Non ne sono ancora sicuro. Dato ciò che ho detto circa l’essere istintivo e le mie succitate dichiarazioni sullo stato del mercato, tutto può accadere! Da un punto di vista musicale mi piacerebbe lavorare ancora con nuova gente ed esplorare strade diverse. La musica per film è sempre una possibilità. Mi metterò semplicemente a suonare e vedrò quel che succederà…

 

Grazie.

 

 

RECOIL SUBHUMAN Uno speciale ringraziamento a Keeley Currie (Mute), Simon Pensing (Shunt Staff) ed Enrica Capobianco (per la consulenza linguistica)
 

 

read subHuman review