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Spider-man #33: Carnage 3 |
Le conclusioni di una saga sono raramente la parte migliore di un fumetto. La formula prevede che ci sia una sufficiente dose di tensione e senso di catastrofe imminente come antipasto dell’inevitabile scontro finale tra l’eroe e il cattivo di turno. Non deve averla pensata così Bendis che decostruendo questa formula dalle fondamenta ci regala un numero da antologia. Nella prima parte l’autore lavora finemente sulla psicologia dei personaggi prendendosi tutti i suoi tempi, eliminando quasi del tutto i dialoghi o rendendoli futili e di circostanza. La percezione del tragico è sempre in sottofondo alimentata dalla cruda tavola del volto di Gwen mummificato, e da altre che la ritraggono avvolta da una coperta blu. Ed è così che Peter la vede, impotente tra la folla curiosa con Zia May che per quanto cerchi di proteggerlo è sull’orlo di una crisi isterica. Le cinque tavole seguenti sono da pelle d’oca. Peter ritratto dall’alto schiacciato dal peso degli eventi, spezza in due lo zaino che contiene il suo costume, vi affonda tremante il volto, guarda verso il lettore trattenendo la rabbia. Epico. Il dialogo con Mary Jane è una lezione di realismo nel mondo dei supereroi: Vuoi un cuscino? Sei arrabbiato con me? Voglio dire…no voglio dire..e tu cioè…per finire con il liberatorio pianto finale di Peter che costringerà più di una persona a procurarsi dei Kleenex. Intenso il dialogo con il dottor Connors aggredito sul luogo del delitto da un Peter furente. I due vengono interrotti proprio da Carnage, Marvel villain originalissimo che non parla ma balbetta e la cui violenza è dettata dall’autoconservazione e non dalla brama di potere. Peter, e non è più una novità, lo affronta in pigiama, senza fare battute ma riflettendo sul peso delle proprie responsabilità e assistendo alla morte di due poliziotti che un attimo prima scherzavano sul turno di notte. Il finale avviene fuori campo e ci viene raccontato nel laboratorio del Dottor Conners: Carnage è morto, dentro una fornace, ma è difficile esserne felici perché l’ultima immagine che abbiamo di lui è il volto del padre di Peter impaurito. Forse per questo l’uomo ragno vorrebbe poter sfogare tutta la sua rabbia sul dottore ma si trattiene, con il pugno sollevato. Questo incredibile numero si conclude con Curt Conners che si costituisce, Peter che confida a Mary Jane di voler chiudere con la sua vita da supereroe e l’assistente di laboratorio Ben che si procura il sangue dell’uomo ragno, tre piccoli colpi di scena che rischiano di passare inosservati dopo le ondate di emozioni precedenti. Immenso. Jo Laudato |
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