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ULTIMATES N° 12 |
L’avevamo promesso all’interno dello speciale Ultimate Marvel, ed
allora,
Alla notizia che lo sceneggiatore de I SEI sarebbe stato Bendis, venne spontaneo pensare a quanto e come la sua proverbiale sensibilità psicologica avrebbe mutato l’universo Ultimates. Per carità, nessuno stravolgimento particolare, ma delle diversità d’approccio sono presenti. Il personaggio destinatario di particolari attenzioni (non il solo!) è in questo caso Nick Fury, il capo dello S.H.I.E.L.D. Chi, almeno una volta, di fronte a certe parole o ad una particolare tavola, non ha desiderato che qualcuno, o qualcosa, prendesse la cresta che Nick palle d’acciaio si ritrova su quella testaccia nera senza un occhio, per farci un bell’involtino primavera? Tutti credo, e comunque, in molti avranno bramato quello che possiamo tranquillamente definire: un sano e liberatorio momento catartico. In questa miniserie, sotto la penna di Bendis e toccato dai riflessi di un uomo comune, Nick Fury non ci appare più solo come un macho sempre sicuro di se stesso, e si, perché anche il buon Nick fa cazzate, viene ridicolizzato dal presidente degli USA (e di brutto!), perde spesso le staffe e gli fuma sovente il cervello. Uno dei più duri e puri, questa volta non combatte solo per il proprio paese ma anche per la poltrona dove poggia il suo bel culetto.
Perfino il suo prode Capitan America non lo può vedere, avendo intuito
Bendis, ha sapientemente agito sulla dimensione virile della serie, smussandone i toni e scoperchiando le debolezze (femminili?) del personaggio più maschile. E il modo in cui ha tratteggiato un personaggio femminile come zia May, con attributi decisamente maschili, fa supporre senza ombra di dubbio che sia stata un scelta cosciente. Entrando ora nel merito del dodicesimo numero...un breve accenno su quanto accaduto in precedenza: Gli Ultimates, sotto la direzione di Nick Fury, hanno catturato ed imprigionato contro legge personaggi poco raccomandabili del calibro di: Norman Osborn (Goblin), Dr. Octopus, Kraven, Electro e l’Uomo sabbia. Chi sono? Sono i figli di una sperimentazione finanziata dal governo che invece di produrre amici ha creato nemici, meglio conosciuti come terroristi (oh! Scusate, pensavo a Bin Laden ma forse sono io che....). Naturalmente la prigionia non è il massimo della vita per chi è costretto a vedere il mondo a strisce senza stelle, difatti, grazie a quel lestofante di Octopus (nelle imperdibili tavole in cui riesce a liberarsi, le parole ammaliano e i disegni pugnalano alle spalle) i cinque riusciranno a fuggire, e quell'invasato di Norman Osburn potrà perseguire la sua ossessione: il ragnetto Parker. Questo, ed altro ancora, accade ai n° 10/11. Nel dodicesimo, naturalmente assisteremo alla resa dei conti ma avremo anche definitiva risposta alla domanda: perché se i “cattivi” sono 5, la saga è intitolata I SEI? Curiosità a parte, anche questo è un albo segnato dal Bendis’s touch, e lo è soprattutto in due momenti precisi (anche se altre connotazioni interessanti meriterebbero menzione). Il primo, situato circa a metà albo, è il chiarimento conclusivo tra Capitan America e Nick Fury. Bendis, con poche parole ma calcolate, non solo risolve il conflitto tra i due, non solo ci fa capire che Fury ha delle colpe da espiare, ma riesce sorprendentemente a rimboccare la marcia della tensione e ripartire a razzo, chapeau.
Il
secondo, vero ed indiscusso capolavoro psico-emotivo, il
Woody
In ogni caso, vuoi per la scrittura o per via delle matite, il volo sulle pagine Ultimates è sempre alto. Nell’attesa che Millar e Hitch sfornino finalmente la nuova saga non poteva andare meglio. Bon voyage super-lettori.
Davide Catallo |
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