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ULTIMATE FANTASTIC FOUR #3 Il fantastico parte 3 |
Fatto sta che UFF (che sta per Ultimate Fantastic Four, oltre che per lo sbuffo dell’edicolante) l’ho comprato in attesa del mio Roma-Cocullo-Pescara. E l’ho letto con la mia donna, a quattro mani e quattro occhi, con io che facevo la voce di Mr Fantastic e della Cosa e lei quella della Donna Invisibile e della Torcia Umana. Il dottor Molekovic, invece, l’ha fatto un bulgaro che aspettava di imbarcarsi sul Roma-Bratislava.
E pur letto così, ragazzi, ho notato cose che chi mi dice
“che stì Fantastic Four non sono granchè” non ha notato. Certo, la versione
ultimate di Spider-Man e dei Vendicatori è
densa di problematiche che il quartetto in tuta blu sembra non avere. E
quello che dovrebbe essere il tema dominante della serie, cioè la scienza,
ancora non offre grandi livelli drammaturgici. Tutto vero. Ma: siamo solo al
numero tre, ed è difficile dare un giudizio sulla problematicità che
Michael Bendis riuscirà a tirar fuori. Per ora,
di buono, c’è l’inconfondibile abilità nei dialoghi e nella
caratterizzazione dei personaggi. E c’è il disegno di
Adam Kubert che sale sulla cima della mia personale classifica delle
matite Ultimate. Perché, a parte l’abilità del tratto, Kubert è un
esperimento mutante che unisce al meglio spettacolo e caricatura demenziale.
Andatevi a vedere i dettagli negli angoli delle tavole, a fate caso a quel
mondo di gatti e piccioni in controluce manco fossimo dentro Topolinia o
Paperopoli. E le espressioni della Cosa, poi, se non di tutti i personaggi,
che uniscono dramma e parodia rievocando, in maniera più sobria, lo stile
dei migliori manga giapponesi. Vera forza di UFF, inoltre, è
il taglio narrativo scandito dalle inquadrature. Con uno stile e una
personalità che mancano, ad esempio, ad un bravo disegnatore come
Mark Bagley, punto debole dell’ottima
Ultimate Spider-man. Il fatto è che se facesse cinema Adam Kubert
monterebbe come la Thelma Skoonmaker di Casinò e dirigerebbe come lo
Spielberg di Indiana Jones. E osservare le sue storie
è come vedere un film dove l’azione oscilla tra le danze di un
musical
Tutto questo fa di UFF una buona testata. Sicuramente adolescenziale. Sicuramente meno ricca di Ultimates o Ultimets X-men. Sicuramente (per ora) meno affascinante rispetto alle altre prove dello scrittore Bendis (andatevi a cercare Alias!). Ma sicuramente una buona testata. Per capire, però, quanto sia buona, bisogna tornare in edicola tra due mesi e chiedere di Altimeitfantasticfornumeroquattro. “Altimetche?!” “Quello là coi bordicini blu, tra Dylan Dog e le zuppe piemontesi…”
Antonello Schioppa |
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