Per essere del tutto sinceri ad una prima lettura l’esordio
alla sceneggiatura di Vaughan risulta piuttosto
insapore. Senza infamia né lode, come direbbe il mio guru degli X- Men se
ammettesse di leggere le testate Ultimate.
In primis l’autore tira le somme della morte di Bestia e passa in rassegna
le possibili varianti del lutto
-rabbia feroce vagamente autolesionista affidata al combattimento tra
Colosso e Wolverine
-senso di colpa galoppante e conseguente atteggiamento protettivo di Xavier
-dolore solitario, lacerante e confusamente compiaciuto di Tempesta
Naturalmente la storia deve continuare e il lutto viene integrato nelle
trame delle singole vite degli X-Men, che ora devono combattere un assassino
di mutanti.
Decisamente catartica come prima missione dopo un funerale.
L’assassino di cui sopra è il buon vecchio Sinister,
che va in giro ad uccidere giovani mutanti nel cuore della notte, senza un
criterio preciso se non quello di arrivare a dieci anime da consegnare
ancora calde al cospetto del misterioso Lord Apocalisse.
Questa caccia all’uomo condotta fin nei meandri della mente altrui porta gli
X -Men a conoscere un nuovo mutante, il giovane Jean
Paul Beaubier, che dopo aver combattuto i pregiudizi
sull’omosessualità si trova a dover fare i conti con la sua diversità
genetica.
La reazione isterica della prima ora verrà ridimensionata dalla pallottola
che quasi lo uccide, e direi anche dalla presenza di Colosso, che a quanto
pare stuzzica le sue fantasie più audaci.
Vedremo se questo autore riuscirà ad affondare il colpo o si continuerà ad
ammiccare inutilmente sull’omosessualità dell’uomo d’acciaio, che fa tanto
politically correct.
Diamogli
tempo, è pur sempre un numero d’esordio, che ha comunque il merito di
bilanciare l’omaggio al mondo classico con l’originalità dell’invenzione.
Assolutamente azzeccata l’idea di raccontare il mondo dei Corsari come una
fantasia di Ciclope bambino, come pure la scelta di reinventare Sinistro e
Apocalisse.
Vaughan stesso ha detto che ha preferito scegliere personaggi che non hanno
riscosso un immediato successo quando furono presentati la prima volta, e
proporli in maniera nuova.
Anche l’omaggio a Tempesta punk degli anni 80 è completamente integrato
nell’economia dell’universo Ultimate.
Un esordio da promuovere tutto considerato, che a ben guardare risulta
consapevolmente e volutamente misurato.
Le scelte e il tratto di Peterson non sono per
ora entusiasmanti, anche se parzialmente riscattati dall’intensità
iperrealistica degli sguardi. Promossa soprattutto l’inclemente insistenza
sulle rughe di Xavier, finalmente invecchiato e incattivito.
Una nota finale non può che essere dedicata all’esilarante dialogo tra Bobby
e Rogue sulle icone del rock morte prematuramente, godibile in modo
direttamente proporzionale all’età del lettore. Fatevi i vostri conti.
Anna Guidi |