Questa volta non si tratta di fiction ma (parafrasando il titolo originale
della raccolta) di qualcosa di più strano della fiction stessa. E Quando
la realtà supera la fantasia, Palahniuk scrive della vita vera
che influenza le sue storie e quelle di autori che gli somigliano o che lo
hanno ispirato. Palahniuk scende in strada, osserva persone e cose, prende
appunti, pone domande, prende altri appunti che andranno ad aggiungersi ai
materiali accumulati in precedenza. Che sia il Festival del Testicolo di
Rock Creek Lodge, un week-end a Waterloo, Iowa, insieme a lottatori non
professionisti che partecipano alle selezioni regionali del Nord per le
Olimpiadi, oppure una serata a casa della rockstar
Marilyn Manson, non fa alcuna differenza. Che si parli di una
pericolosa gita a Seattle con costume da dalmata “per vedere l’effetto che
fa” o di un prodotto che in teoria dovrebbe sviluppare le tue labbra per
renderle sexy come quelle di Brad Pitt, c’è
sempre roba grossa, calda, di primissima scelta per scrivere qualcosa. La
realtà: il grande serbatoio di storie dritte, storte, tenere o crudeli,
balorde o...
Accoppiamenti all’aperto, sotto gli sguardi di una folla che consuma
quantità industriali di birra.
Cazzi di toro essiccati per farne bastoni da passeggio lunghi quasi un
metro.
Orecchie di lottatori maciullate.
Mandibole rotte, croste e sangue.
Il
demolition derby delle mietitrebbie a Lind, nello Stato di Washington.
Juliette Lewis che parla di se stessa.
Il
salone da ballo dell’Airport Sheraton Hotel: paghi una quota tra i venti e i
cinquanta dollari e ottieni in cambio sette minuti per parlare del tuo
manoscritto o della tua sceneggiatura inedita a un agente letterario, ad un
editore o a un produttore cinematografico. Sette maledettissimi minuti per
convincere un estraneo a investire sul tuo talento: o ce la fai, oppure
torni indietro a testa bassa (è l’America, bellezza!).
Il
metallo di un sommergibile della Marina Militare, le scarpe da tennis
indossate dall’equipaggio e i piccoli alberelli pieghevoli d’alluminio per
festeggiare il Natale a bordo.
Brad Pitt che sul set di Fight Club
esclama: «Grazie per la parte più fottutamente bella di tutta la mia fottuta
carriera!» mentre sta girando quello che personalmente considero il film più
fottutamente bello dell’intera storia del cinema.
Una sezione finale occupata da sette pezzi strettamente autobiografici:
Palahniuk accompagnatore volontario
“in quel posto dove venivano a morire i
giovani privi di assicurazione sanitaria.”
Palahniuk meccanico a cinque dollari l’ora, dopo la laurea in giornalismo.
Palahniuk assediato fino allo sfinimento da persone convinte della reale
esistenza dei fight club. Palahniuk che parla dell’omicidio di suo padre,
ucciso dal marito di una donna incontrata dopo aver risposto a un annuncio
personale.
Tutto quel che vi serve per capire come funziona la testa di un narratore (e
che narratore!) è dentro questo libro. A cominciare dalle prime righe:
“Casomai non
ve ne foste accorti, tutti i miei libri parlano di una persona solitaria che
cerca un modo per entrare in contatto con gli altri.”
(N.G.D’A.)
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