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ANCHE WESS VUOLE LA SUA PARTE Racconto di Osvaldo Piliego |
Non credo ci sia molto altro da dire. Semplicemente c’era e adesso non più. È passata come la mezza stagione, l’acne giovanile, come il mal di testa con l’Aulin, come i giubbotti con le toppe dei gruppi metal. Le ho chiesto il perché ma non l’ho capito. Che non è difficile se poi ci pensi un po’. Basta ragionarci su, trattare come con un cammelliere, e poi chiudere un patto di semplice non belligeranza. Dove vai adesso che non c’è più il mio caffè che ti riscalda al mattino, l’ascella cuscino, le birre con il limone e il dvd…cose normali, piccole, che c’è di male. Lo so, ho sbagliato, sempre lo so, tu che mi dicevi, e io come un terzino tenevo la mia posizione senza pensare a un inserimento sulla fascia. Non erano solo 90 minuti lo so, ma ognuno ha i suoi tempi, lo dicevi sempre anche tu. Se guardo il filtro della mia ultima Gitane manda segnali di fumo disperati a cui non risponderai. Come la signorina delle compagnie telefoniche che gentilmente ti dice che l’utente non è al momento raggiungibile, così cortesemente mi hai detto che non ci arrivo manco se corro a perdifiato con la bici, quella con le tre marce che quando sei piccolo fa la differenza nel mare di bmx inutili in una città fatta solo di pianure. È che uno non dovrebbe mai tener giù la guardia che poi rischi di prendere una sventola che giri e giri e quando ti fermi lei non c’è. Noioso probabilmente lo sono, il mio lavoro da interinale non è il massimo, tutto troppo ordinato, stile cristalliera della nonna. Mi hanno detto che si vedeva con un musicista. Chi è le ho chiesto…uno mi ha risposto…e che fa …suona mi dice…cosa? rincalzo per prendere tempo…le tastiere. Penso a Sandy Marton, alle pianole inutili a tracolla degli anni 80 mentre Ray Manzarek mi guarda comprensivo. Suona con Wess l’artista degli anni 60…dice che è un buon momento per lui con il rilancio della pubblicità della sky quella in cui i calciatori sono aggrappati come koala sulle spalle degli abbonati mentre sotto va e Un corpo e un anima di lui in duetto con Dori Ghezzi. Mi dice che al concerto a Porto Cesareo era tutto pieno e che alla fine hanno mangiato pizza fredda e birra calda come in Sapore di mare e che si sentiva giovane e che Gianni le ha dato la giacca e che poi è successo tutto e che ora va in tournè con loro: dieci sagre, Abbruzzo, Marche, Molise più qualche comparsata nelle tv locali. Se n’è andata e io, abbrutito dalla nuova condizione di single, sogno ogni notte Gattuso (nella pubblicità fa il voyeur con il suo doppio mentre due si slinguazzano) che mi cogliona e mi fa le corna. Il giorno è come se me lo portassi in groppa, il giorno è come una pubblicità della sky lunghissima, il giorno è un peso che non mi scrollo neanche con la sambuca dell’Eurobar. Il monolocale è enorme senza le sue mutandine sul termosifone. E pensare che gli ha fatto sempre cacare il mio gruppo. Suonavo la chitarra nei Reazione Istantanea, roba forte, punk 77 sguaiato e maleducato. Sono in mutande mentre pasteggio col pastis, prendo la chitarra e strimpello senza senso quello che mi ricordo, mi incanto in un arpeggio mentre guardo una famigliola che cena nel palazzo di fronte. Suonano alla porta. Indolente apro in mutande e chitarra in mano. Non è che hai un po’ di zucchero…sai io e la mia amica ci siamo trasferite da poco, stasera facciamo una festicciola e volevamo fare la sangria…perché non sali e ci fai compagnia…porta la chitarra che ci si diverte. Capisco che è possibile, che le trame dei porno forse si ispirano alla vita di tutti i giorni, che dovrei salire solo con la chitarra e il mio armamentario del piacere. Armato di Millenote, bottiglia di Nero d’Avola d’ordinanza, cavalco la serata come una valchiria ubriaca, alternando grandi momenti collettivi, corali volemose bene con Battisti al solipsismo intimo e sofferto del miglior De Gregori da acchiappo. Poi il momento arriva. Tutti la chiedono, tutti la vogliono e io la faccio. Faccio quella maledettissima canzone di Wess con Dori Ghezzi. Tutti la cantano, anch’io. La neo condomina con carenze di zuccheri mi si siede accanto, mi accarezza una gamba e mi sorride. Gattuso ha capito l’antifona e mi si è scrollato di dosso. Penso che per farla restare le ho detto anche che nonostante tutto Wess non potrà mai avere molto successo perché è di colore e che noi italiani siamo un po’ indietro con queste cose, penso che ho anche pianto e ora sorrido chiedendomi il perché. |
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