La storia di un amore
infinito e, al tempo stesso, la più bella storia scritta dal prolifico
Stephen King. Un romanzo incentrato sull’intimità indissolubile che lega
due esseri umani, Scott e Lisey, uomo e donna, marito e moglie per
venticinque anni.
C’è forza in un legame
di questo tipo. C’è l’energia delle cose preziose e anche spaventose,
delle dimensioni “altre”, di una vita interiore fatta di doni non comuni
(«Tu mi ami lungo tutto il
giro dell’equatore e non solo per qualche storia che scrivo. Quando la
tua porta si chiude e il mondo resta fuori, noi siamo occhi negli occhi.»).
Oltre la realtà, oltre la morte: ecco il karma degli amanti, il miracolo
dell’amore, l’evento straordinario che mette in scacco per un tot di
pagine (e ancora più in là) il tuo survival-kit di cinismo.
Tutti conoscono le
opere del Re di Bangor: Le notti di Salem;
Shining; L'ombra dello scorpione;
Pet Sematary; Misery;
il ciclo della Torre Nera…sparate un titolo a caso. King è Pop. King è
seminale. King è nella storia della letteratura,
“se non altro per tutti i romanzi che ha venduto,
tradotti in molte lingue e ristampati più volte”,
come ha scritto uno dei moderatori del forum di
www.stephenking.it . King è nel cinema, nei fumetti, nella musica.
In una recente intervista rilasciata a Keith Blackmore, ha dichiarato:
“Uno dei miei
compiti in quanto scrittore è quello di assalire le vostre emozioni e
forse di aggredirvi - e per far questo uso tutti gli strumenti
disponibili”.
Povero e alcolista nei primi anni ’70, imperatore incontrastato nei
decenni successivi. Milioni di copie andate via come il pane. Fiumi
d’inchiostro. Pernacchie ai rimbambiti che ancora discutono di cultura
alta e bassa. King è sopravvissuto alla bottiglia, a un tremendo
incidente, poi alla polmonite. Ha pubblicato cose eccelse e anche fondi
di magazzino, certo. Shakespeare docet.
Questo
La Storia di Lisey è diverso da
ogni altra sua opera. Triste, doloroso, intenso. Complesso sul piano
linguistico (una medaglia a Dobner, storico traduttore italiano, ormai
considerato “l'alter ego italiano di King”), quando consegna al lettore
il linguaggio segreto e meraviglioso con il quale comunicano due anime
gemelle. Le parole che gli altri non conoscono, che non potrebbero mai
capire. Quei vocaboli astrusi che attestano una complicità da bambini
che ce l’hanno fatta ad invecchiare insieme. Si è bambini per sempre
nella tenerezza, in quell’amicizia profonda che è molto più del semplice
dividere il letto con qualcuno.
Scott Landon era uno
scrittore, Lisey
Debusher la sua compagna.
Due anni dopo l’inizio della sua vedovanza, lei trova la forza di
rimettere in ordine le carte del marito. Si rimbocca le maniche, entra
nel suo studio, si ripromette di fare in modo che i fans inconsolabili
possano avere qualcosa. Un manoscritto inedito, magari. Vere bestiacce,
i fans degli scrittori popolari: uno, in particolare si chiama Dooley e
sembra addirittura pericoloso. Suspence? Attenzione, prego, non è
esattamente questo il perno del romanzo. Al centro ci sono sempre loro:
Scott e Lisey, un po’ come Johnny Cash
e June Carter nelle parole di una straziante lettera scritta da
June: “And I will always
love you, you’ll always be mine.
Forever and always, till the end of
time. Till the mountains spilt open with the weight of the sun. .we’ll
rise together …as one.”
In qualche modo,
Scott torna indietro. Per la sua metà oscura. Soprattutto per amore di
Lisey, per quell’amore che da King ai lettori diventa una ballata
costruita sul tempo presente del lutto e su quello passato degli amanti,
quindi in due dimensioni parallele (il nostro universo e Booya'moon).
Ricordi. Sogni ad
occhi aperti. Ossessioni. Vecchie ferite che sanguinano ancora. E una
vanga per seppellire il peggio, certo.
Scott e Lisey forever.
Questo libro è un BOOL!
Questo libro è un BOOL
D’AMORE.
Nino G. D’Attis
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