"...Nel romanzo criminale violento e
realista all'americana (il noir vero e proprio), l'ordine del Diritto
non è equo, è transitorio e in contraddizione con se stesso. In altre
parole, il Male domina storicamente. Il dominio del Male è sociale e
politico. Il potere sociale e politico è in mano a delinquenti. Più
precisamente, capitalisti senza scrupoli, alleati o identici ai gangster
delle organizzazioni criminali, hanno assoldato politici, giornalisti e
altri ideologi, come pure magistrati e poliziotti, senza dimenticare i
sicari. Così avviene ovunque questa gente, divisa in clan, lotta con
ogni mezzo per accaparrarsi mercati e profitti. Si riconosce qui
un'immagine grossomodo analoga a quella che la critica rivoluzionaria ha
della società capitalistica in genere. È lampante..."
"Il giallo è la grande letteratura
morale della nostra epoca. O più esattamente, dell'epoca che sta ormai
volgendo al termine, quella della controrivoluzione che regna
incontrastata."
(Jean - Patrick Manchette)
Jean - Patrick Manchette militante di
sinistra, situazionista, cane sciolto, amante del jazz, traduttore,
scrittore.
Dal 1971 al 1981 il francese realizza
dieci romanzi che colpiranno al cuore il noir, cambiandolo per sempre.
Basta con il romanticismo, con la mala
sentimentale lontana dal mondo reale.
Manchette, profondamente rispettoso
dell'opera posta in essere ad inizio secolo da Dashiell Hammett,
utlizzerà del padre di Sam Spade il modello comportamentale ("le fameux
style béhaviouriste") per raccontare i suoi personaggi. Nessuna
descrizione degli aspetti psicologici o evidenziazione dei pensieri: il
transalpino lascerà che a delineare il carattere degli attori siano
l'azione, i comportamenti e gli atteggiamenti, sì da offrire una visione
della società più oscura e disillusa.
"La
modernisation du polar n'est pas où on la cherchait ces dernières
années. Elle n'est pas dans le modernisme des anecdotes ou la nouveauté
des décors ou des moeurs. Elle est dans un travail de plus en plus
savant sur le texte"
La nouvelle vague del poliziesco
francese (battezzata con ironia dal Nostro neo polar, termine poi
ripreso dai media e condito di una connotazione seria) diventa nelle sue
mani un'arma con cui criticare la società d'oltralpe, per offrirne un
ritratto più obiettivo. Insomma, un sovversivo del noir.
E non solo per motivi legati al
behaviour, o allo stile scarno, freddo ed asciutto (della sua scrittura
soleva dire che essa è "esteriore, non moralizzante, antipsicologica,
essenzialmente descrittiva, cinematografica"): sono numerosi gli aspetti
che segnano indelebilmente l'opera manchettiana, rendendola
assolutamente unica.
I personaggi, per esempio, sono un
marchio di fabbrica: tendenzialmente antieroi, meglio se perdenti,
dall'estrazione sociale eterogenea.
Non si salva quasi nessuno.
Martin Terrier, temibile killer professionista di Posizione di Tiro,
finisce in un gioco più grande di lui (fatto di commistioni tra potere
ed economia, non è un caso) e al termine del romanzo sembra essere
diventato la parodia di se stesso.
Georges Gerfaut
di Piccolo Blues ("la sua auto è una
Mercedes grigio acciaio...L'interno di G. G. è ombroso e confuso, vi si
distinguono approssimativamente idee di sinistra"),
impiegato modello, si trova suo malgrado coinvolto in un intrigo che lo
costringe a vestire i panni di eroe: al termine della lunga avventura
tornerà mestamente alla vita di tutti i giorni.
Aimée,
killer di Fatale deciderà di dichiarare guerra all'alta borghesia
della simbolica città del grano (Bléville) pagando care le sue azioni.
E ancora, Henri Butron, fascista,
colto e soprattutto perdente: Il Caso N'Gustro si sviluppa
attraverso i suoi racconti senza speranza.
A proposito di trame, Manchette è
imprevedibile. Nel frammentare l'azione, mai trattata in maniera
lineare. A volte nei suoi libri si parte dalla fine: così succede in
Piccolo Blues, dove nell'incipit vengono accennati gli omicidi
compiuti dall'impiegato modello. Oppure nel predetto Il Caso N'Gustro:
si parte con la morte di Henri Butron, colui che poi risulterà
protagonista della storia.
L'essenzialità della sua scrittura
si scontra con la meticolosità con la
quale invece vengono descritti gli
oggetti. È la messa in scena della merce, è permettere alle "cose" di
dire "siamo noi il reale", a scapito dell'essere umano, dei suoi
pensieri, della psiche. Gli utensili meglio descritti sono le armi. In
quanto a loro, l'autore ha precisato che: "se io
scrivo che un tipo tira fuori dalla sua giacca un Wz 63, cosa voglio
dire? Che in questo mondo (...) la gestione della violenza va fatta in
particolare con piccole imboscate, spesso in piena città. Sottintendo
quindi che molti esperti tecnici, operai e macchine sono consacrati alla
fabbricazione di un 'arma a tiro rapido che può essere nascosta sotto la
giacca. Se un lettore giudica semplicemente pittoresca l'apparizione di
un p.m. Ingram con silenziatore o di un Wz 63, non sa leggere. Se uno
scrittore utlizza gli stessi oggetti in un contesto pittoresco, questo
scrittore non sa nè leggere, nè scrivere. I mezzi giudicano il loro
fine. L'instrumentation est une affaire de morale."
Così anche i sentimenti vengono in
qualche maniera messi in un angolo nell'opera manchettiana. Si parla
volentieri di sesso, anche se il suo espletamento compare negli elenchi
"delle cose da fare": “Smettila....Smettila,
ripeté. Beviti lo scotch. Fatti una doccia. E vieni a scopare. - Gerfaut
tacque, vuotò il bicchiere, andò a farsi la doccia, tornò e scopò.”
(Piccolo Blues)
"Finché
non disporremo di registrazioni ottiche, l'interpretazione è
forzatamente limitata. L'orgasmo sopraggiunge tre minuti dopo la
penetrazione, che a sua volta è preceduta da un minuto di approcci e
carezze" (Posizione
di Tiro)
"Proprio
perché è dura, nei gialli si bevono così tanti bicchieri":
non manca l'alcol nelle storie del transalpino, spesso utilizzato come
collante sociale. Né tanto meno la musica, preferibilmente jazz. Ad
esclusione di Fatale, gli altri noir sono accompagnati dalla
musica: più evidente in Piccolo Blues, discreta ne Il Caso
N'Gustro.
In Posizione di Tiro i
gusti culturali del killer vengono snobbati dal pseudo saccente di
turno: "Cosa
ne pensi di quello che ha detto Régis Debray sui media e gli
intellettuali ? - domandò Félix osservando Terrier con cattiveria. - E
del nuovo romanzo poliziesco francese? E credi che il jazz possa ancora
progredire? Io personalmente ne dubito, soprattutto quando vedo Shepp
tornare al be-bop (...) Gli uni sono frivoli, gli altri noiosi...e io
dico che si fottanto tutti (...) Non sei d'accordo? (...) A te cosa
piace? - chiese Félix a Terrier con aria beffarda. Fisso Anne, poi
riportò lo sguardo su Terrier - Che tipo di musica, per esempio, -
precisò. Terrier alzò le spalle. Félix portò il bicchiere alle labbra e
lo vuotò di colpo. - Maria Callas - disse Terrier. Per poco Félix non
soffocò. Tossì, rigurgitò del whisky sul mento e sul maglione...".
Poche pagine più in là il furbo Félix pagherà con gli interessi la sua
insolenza, e la lingua lunga gli causerà problemi, come
dire...definitivi.
I riferimenti storici non mancano:
funzionali alla storia ne Il Caso N'Gustro,
ispirato all'affaire
Ben Barka, capo dell'opposizione marocchina rapito a Parigi, torturato e
ucciso in circostanze tuttora misteriose. Maggiormente discreti, mai
spiattellati negli altri romanzi. Fino a Principessa di Sangue,
racconto postumo realizzato dopo un lungo silenzio letterario. Silenzio
forse messo in essere nella consapevolezza che il noir non era più
un'arma efficiente di critica sociale (e del presente) nelle sue mani.
Manchette voleva rinnovare la sua ispirazione e rendere il genere più
cosmopolita e storicamente più vasto. Quest'ultimo lavoro doveva
rappresentare un nuovo inizio per lo scrittore transalpino, e pertanto
può essere considerato un prezioso testamento, un ultimo urlo nel
silenzio, definitivo affresco del secolo lasciato alle spalle.
"Le
roman noir témoin de son temps".
Bob Sinisi
Sul Web:
http://manchette.rayonpolar.com/
http://www.polarnoir.fr/auteur.php?auteur=m4
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