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KAI ZEN & EMERSON KROTT: LA POTENZA DI EYMERICH (Bacchilega Editore, pp.128, euro 12) |
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L’idea nasce in una piccola e iperattiva libreria bolognese. Il folletto Jadel vede aggirarsi tra gli scaffali il magister Valerio Evangelisti, lo avvicina e se ne esce con una proposta bizzarra. Chiede in prestito d’uso il suo Eymerich. Ha in mente un progetto sperimentale e ambizioso. Un tentativo di scrittura collettiva, un romanzo totale. Lui e altri tre folletti dell’ensemble narrativo Kai Zen scriveranno un primo capitolo, per poi lasciare il giocattolo in mano a chiunque voglia scatenarsi, stimolato dall’intreccio della trama. Andreetto, Fiorini, Soliani e Pispisa (sì, quello di Città Perfetta) selezioneranno e giudicheranno i capitoli indirizzati a www.kaizenlab.it Un piccolo sporco potere da gestire, un lavoro duro, lacrime e sangue. Devono leggere tutti gli scritti e recidere i rami improduttivi per gli sviluppi della vicenda. Zappare di editing, rimuovere detriti, limare spigoli e soprattutto i quattro devono dimenticare di avere un proprio stile, una propria storia individuale, facendo emergere una quinta creatura demoniaca e asettica. Si formano misteriosamente altri gruppi paralleli che lavorano in comunità per poi convergere sul collettivo centrale. Operano castrazioni, si dividono i compiti, mettono in discussioni le scelte individuali. E’ un filo oscuro che se ne fotte delle lontananze geografiche. Le prime presentazioni del libro a Milano e Bologna paiono carrambate: “Ma tu sei... Ma tu esisti...” Gli indirizzi e-mail prendono forma umana, tutti si toccano, increduli. Il miracolo è appena incrinato dalla reazione isterica di alcuni (in realtà pochi) fan dell’Eymerich originale. Non gradiscono l’abuso di personaggio, si dimostrano allergici al gioco. In qualche modo è comprensibile, anche se il magister quella sera nella libreria di via Mascarella si era limitato a ringraziare, forte di quella serenità e modestia propria dei grandi uomini. La sua benedizione si concretizza nell’introduzione del romanzo poi pubblicato da Bacchilega. Evangelisti la chiude così:
"Kai Zen ed Emerson Krott hanno, secondo me, raggiunto lo scopo. Preso atto di questo, la somiglianza del loro Eymerich al mio risulta irrilevante. Il mio auspicio è che, grazie a Internet, cento Eymerich sboccino, cento visioni critiche del presente gareggino. Ogni passo in questa direzione lo sentirò come mio, alla faccia del diritto d’autore."
Gli scrittori non hanno fatto macchietta dell’inquisitore, cercando di ricreare quell’osmosi tra Medio Evo e futuro cara a Evangelisti. Eymerich è inviato da Urbano V a Potenza, dove si verificano inquietanti fenomeni associati alla presenza del Maligno: le puerpere dopo atroci sofferenze danno alla luce bambini deformi. Questi segmenti di storia si alternano a vicende ambientate nella Basilicata del 2054 (avevate mai pensato di collocare un romanzo di fantascienza a Scanzano Ionico?) dove è imminente il varo di un nuovo impianto per lo smaltimento di rifiuti tossici. Il processo alla base di questo sistema è avvolto nel mistero. Karima, l’Imam di Matera ( sì, un donna…) avanza perplessità e non condivide l’entusiasmo di politici, prelati e manager della AA G.m.b.H . Naturalmente, il trait d’union tra i due eventi lontanissimi nel tempo è la scommessa del romanzo. La trama è onesta e calibrata, nessuna sbavatura. Il lavoro di sfoltimento della montagna di materiale setacciato si avverte tra le pagine. E’ il merito e forse il limite di questa nuova lingua. E’ il frutto della mortificazione dell’ombelicalismo, la radice quadrata dell’ego dello scrittore. Una fuga dalla propria individualità verso un territorio comune. Il risultato è ordine ed equilibrio, uno stile segaligno e rigoroso quanto l’inquisitore d’Aragona.
Il mio auspicio è comunque quello di Evangelisti. Avanti i prossimi audaci&coraggiosi.
Saverio Fattori |
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