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UGO TOGNAZZI: La Supercazzola (Mondadori/Rai Trade, pp. 304 + Dvd, € 20,00) |
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Tarapia tapioco. Prematurata alla supercazzola o scherziamo!
Farnetico questo mantra ad alta voce perché l’Ugo mi manca. Quell’Ugo lì, intendo: il Supertognazzi, come lo chiamava affettuosamente Enrico Brizzi in Bastogne. L’Ugo Mascetti. L’Ugo Angelo Negro. L’Ugo de I Mostri e de Il Federale (nei panni del fascista Arcovazzi), di Casotto per Citti. Anche l’Ugo drammatico al servizio di Pasolini in Porcile e La Tragedia di un uomo ridicolo per Bernardo Bertolucci, a dirla tutta fuori dai denti, a ricordare altresì gli aforismi di un egocentrico di gran classe e particolare intelligenza: “L'uomo mangia anche con gli occhi, specie se la cameriera è carina.” E: “L'ottimista è un uomo che, senza una lira in tasca, ordina delle ostriche nella speranza di poterle pagare con la perla trovata.” Vogliamo scherzare? Tognazzi, Gassman padre, Mastroianni, Sordi, Manfredi. Le facce della commedia all’italiana, che è anzitutto una commedia umana al tempo stesso farsesca e tragica: base moltiplicabile per l’altezza (sempre alla supercazzola come se fosse antani!) di un modo di pensare/fare cinema oggi scomparso, imperdonabilmente estinto (altri nomi: Risi, Salce, il quintetto Comencini/Monicelli/Loy/Scola/Magni, team formidabile che nel 1976 girò la caustica satira sul mondo catodico Signore e signori, buonanotte). Il grottesco italiota (nevrosi, vigliaccheria, volgarità e pacchianerie assortite) rappresentato, immortalato, risputato sulle masse paganti. A proposito di Amici miei: “Perché sono così questi cinque sciaguratelli? Perché fuggono dalle paure di tutti. Scappano dalla vecchiaia, dalla morte, dalle malattie, dall’impotenza, da una realtà che si rifiutano di riconoscere. Patetici? È la parola giusta, anche se la loro goliardia sfrenata li porta a riassaporare il piacere della vita.” Se mancano figure di questa stazza, allora è proprio vero che non c’è più niente da ridere, non ci sono più occasioni di cinema, di Tv (di teatro?). Siamo fottuti, consegnati all’inerzia, al vuoto perpetuo. Siamo orfani dal 27 ottobre 1990, e a ricordarci il peso di questa assenza ora c’è La Supercazzola, libro corredato da Dvd (o viceversa), a cura di Roberto Buffagni. Sottotitolo: Istruzioni per l’Ugo. La storia e le storie di Tognazzi Ugo, nato a Cremona il 23 marzo 1922, ex dipendente della premiata fabbrica di insaccati Negroni che nel 1944 vince un concorso per dilettanti allo sbaraglio ed esordisce nella rivista, nell'avanspettacolo, quindi nella televisione degli anni '50 (in coppia con Raimondo Vianello per le sei stagioni di Un, due, tre), e ancora al cinema, accanto all’immenso Walter Chiari, a Mario Riva e Riccardo Billi ne I Cadetti di Guascogna (1950, regia di Mario Mattoli). Attore feticcio di Marco Ferreri a partire da Una storia moderna: l’ape regina, 1961 e transitando per il capolavoro La Grande Abbuffata, 1973); premiato come miglior attore con la Palma d’oro a Cannes nel 1981 per il film di Bertolucci; regista di cinque pellicole non tutte memorabili (a parte la prima, Il Mantenuto, datata 1961); interprete dei Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello per la prestigiosa Comédie Française. L’essenza di Ugo è ben raccontata nelle pagine de La Supercazzola (meno nel Dvd, privo di estratti dalla lunga carriera sul grande schermo). Si ride, si compie un grand tour intorno alle passioni, alle manie (le donne, il cibo, la bimutanda), ai pensieri di un uomo straordinario che, interrogato sul successo, risponde: “Il successo non è il denaro, la fama, le donne. Per me il successo è esprimere quel che io sono nel lavoro e in ogni altro campo. E siccome non sono mai tenero con me stesso, il successo è l’andare oltre le mie aspettative.” Alla fine, giuro, vien voglia di uscire fuori, fermare il primo sventurato e gridargli in faccia «Blinda la supercazzola con uno scappellamento a sinistra o a destra come se fosse di pentolone…»
Nino G. D’Attis |
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