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Z Z Z Racconto di Davide Catallo |
Fu un bel giorno quel giorno
e quella sera una serata come un’altra.
Dopo un’ora i miei vani tentativi di cattura erano miseramente falliti, ero ormai rassegnato, essa continuava a ronzarmi attorno, cosicché, ormai sfinito e ritrovatomi al centro della stanza feci quello che un uomo in questi casi non deve mai fare. Con il residuo delle mie ultime forze, spalancai la bocca fin su per il naso e lanciai un grido disperato di un’intensità inimmaginabile:
Ahhhhhhhhhhh!!
Terminato l’urlo ed ormai esaurito, misteriosamente non sentii più nulla e come d’incanto essa era scomparsa. In quel momento credetti per la prima volta nella mia vita all’esistenza di Dio. In realtà, presto ravvedutomi, supposi che essa fosse uscita dalla finestra che provvidenzialmente avevo lasciato aperta. Non tornai più a leggere e lentamente tutto tornò alla normalità. Trascorsi qualche minuto sul balcone respirando musica e bevendo lo squinzano del mio discount, guardai anche alcune formiche sul davanzale, marionette pilotate da chissà chi o che cosa. Intorno alla mezzanotte andai a letto e lesso com’ero mi addormentai all’istante. Sprofondato tra i seni morbidi ed accoglienti della notte, non so bene a che ora e durante quale incubo, udii nuovamente uno...ZZZ...ZZZ. Mi svegliai di colpo, pensai che forse l’avevo sognata ed invece nel mentre mi ricoricavo...ZZZ...ZZZ...ZZZ...”Cazzo è tornata” esclamai, ero sicuro di essere sveglio, TERRORE, trasudavo. Mi alzai di scatto, accesi la luce ma non c’era, non la vedevo, sembrava invisibile eppure la sentivo...ZZZ...ZZZ...ZZZ. Cercai a lungo in tutte le stanze ma non riuscii a trovarla, essa mi perseguitava...ZZZ...ZZZ...ZZZ. Di fatto m’isolai in cucina, essa c’era...ZZZ...ZZZ...era lì lo sapevo, avevo chiuso porte e finestre ma ancora non riuscivo a vederla...ZZZ...ZZZ...ZZZ. Fu proprio in cucina, in uno dei pochi momenti lucidi di quella sciagurata giornata che capii tutto, ogni cosa. Durante il grido di qualche ora prima...
!!hhhhhhhhhhhA
...Quella maledetta si era intrufolata attraverso la MIA bocca, all’interno del MIO corpo, essa era in me, era nel mio stomaco ed è lì che indisturbata mi ronzava dentro.
SPUDORATAA!!
A quel punto il candido lenzuolo della follia mi aveva completamente avvolto e feci quello che un uomo in questi casi deve fare. Impugnai un coltello da carne poggiato sul tavolo e senza esitare mi squarciai la pancia nella speranza di ucciderla. Nessun dolore, solo il piacere di eliminare un problema. Morii in una pozza di sangue qualche secondo dopo e non sentii più il mio...ZZZ...ZZZ...ZZZ. Quell’idiota del commissario parlò di suicidio, senza sapere invece che fui assassinato da una mosca. |
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