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UN PREMIO A NICCOLÒ AMMANITI (visita il Fang Club)

Agosto 2001: tutti al mare, lunghe code in autostrada, soliti servizi televisivi sulle città deserte, gossip dal Vaticano, il supplemento settimanale di un noto quotidiano spara un necrologio di Crepax (il papà di Valentina, fortunatamente vivo e vegeto), Niccolò Ammaniticalippo e Camilleri sotto l’ombrellone...vai così!...Oh, poi hanno dato un premio ad Ammaniti.
Chi? Cosa? Dove?
 

Ammaniti Niccolò, 35 anni, scrittore. Premiato a Viareggio per Io non ho paura (Einaudi). Beh, era ora, ci mancherebbe. Qualcuno si ostina ancora a pronunciare in sua presenza l’aggettivo ‘cannibalè ma, insomma, ormai è fatta.

(Conversazione tra due signore di mezza età in libreria):
"No, cara, in questo libro non c’è sangue, è una storia struggente che ha per protagonista un bambino..."
"Ah, quindi non è pulp?"
"Nonnò."
"E non ci sono scene forti con teste che volano, ragazze stuprate sulla spiaggia, palazzi che esplodono, spacciatori con il kriss tra i denti, studenti azzombati?"
"Nonnò."
"Sesso e violenza?"
"Nonnò."
"Droghe psichedeliche?"
"Nonnò."
"Ultracorpi?"
"Nòne!"
"Morti ammazzati?"
"Zero. Vai tranquilla."

Abbiamo uno scrittore vero. Uno dei cinque nomi importanti dell’Italia Branchie di Niccolò Ammanitiche scrive e pubblica (ok, curiosoni, eccovi gli altri in ordine alfabetico: Brizzi, Moresco, Nove, Scarpa). Biologo mancato, esordio in sordina nel 1994 con il romanzo Branchie (Ediesse, poi Einaudi nel 1997), racconti sparsi su riviste ed antologie, un saggio a quattro mani con il padre Massimo (Nel nome del figlio, Rizzoli, 1995), quindi la raccolta Fango (Mondadori, 1996), la commedia radiofonica Anche il sole fa schifo (Nuova Eri, 1997), un secondo romanzo dal titolo bellissimo: Ti prendo e ti porto via (Mondadori, 1998). Finora tormentato, l’amore tra Ammaniti e il cinema: una sfortunata joint–venture con Marco Risi, regista de L’Ultimo capodanno (da uno dei racconti di Fango) per un film da recuperare assolutamente in home video dopo l’inesistente distribuzione nelle sale. Ignobile, au contraire, la trasposizione per il grande schermo di Branchie con il catatonico, assolutamente inadatto Gianluca Grignani in veste di protagonista (ma lo scrittore giura di non aver avuto niente a che fare con la produzione e noi gli crediamo sulla parola). Promette meglio Io non ho paura di Niccolò AmmanitiGabriele Salvatores, intenzionato a girare un film da Io non ho paura mentre qualcuno dovrebbe spiegarci a chi è venuta l’idea di ambientare Ti prendo e ti porto via in Irlanda (si parla anche di questo progetto, affidato ad un regista dell’Est).
Ammaniti ed Internet: Gone bad, serial in animazione digitale 3D per la Rete, commissionato allo scrittore dall’americana MondoMedia.
Questo il curriculum del ‘ragazzo’ che, da qualche tempo, ha cominciato a mettere da parte pagina dopo pagina un romanzone provvisoriamente intitolato Il libro italiano dei morti viventi. Titolo promettente no? Speriamo che questo premio non mandi tutto all’aria. Meritatissimo, certo, tuttavia attribuito ad un romanzo che, pur nella sua compiutezza, non raggiunge le vette creative dei lavori precedenti. Manca l’ironia, l’ingrediente più prezioso nella scrittura di Ammaniti. Manca la cattiveria (il che non vuol dire necessariamente sangue e merda ad ogni virgola). I fans della prima ora aspettano il capolavoro e questo capolavoro arriverà, nessun dubbio in proposito. Verrà per giudicare i vivi e i morti dell’Italietta letteraria, porterà scompiglio nei salotti televisivi, metterà a ferro e fuoco le classifiche dei tomi più
Ti prendo e ti porto via di Niccolò Ammanitivenduti della settimana, trascinerà le Tamaro e le Santacroce nella polvere, ci farà ridere e commuovere anche più di Ti prendo e ti porto via.
Aspettate, aspettate, aspettate.
Nel frattempo, leggete questo autore. Non cercatelo giusto perché ha vinto un premio importante. Non cercate solo il libro con cui ha stracciato gli altri finalisti. Prendete tutto Ammaniti, leggetelo in blocco, regalatelo ad amici e nemici (ne gioveranno entrambi, garantito).
Abbiamo un vero scrittore. Non un semplice Premio Viareggio 2001.

 

Fort Von Hier di Niccolò Ammaniti(Flashback: estate 1997, due amici in spiaggia)
"Che leggi?"
"De Carlo. Ti piace?"
"..."
"perché quella faccia?"
"Mai sentito parlare di Ammaniti?"
"Chi?"
"Vabbè, devo assolutamente regalarti Fango."
"Roba forte?"
"Ti stenderà, bello!"
"A me piacciono le storie d’amore."
"Scrive anche quelle, tranquillo."
"Sicuro?"
"Sicuro."
"Ma De Carlo ti piace?"
"..."