Agosto 2001: tutti al mare, lunghe code in autostrada, soliti servizi
televisivi sulle città deserte, gossip dal Vaticano, il supplemento
settimanale di un noto quotidiano spara un necrologio di
Crepax (il papà di Valentina, fortunatamente
vivo e vegeto),
calippo
e Camilleri sotto l’ombrellone...vai così!...Oh, poi hanno dato un premio ad
Ammaniti.
Chi? Cosa? Dove?
Ammaniti Niccolò, 35 anni, scrittore. Premiato
a Viareggio per Io non ho paura (Einaudi). Beh, era ora, ci
mancherebbe. Qualcuno si ostina ancora a pronunciare in sua presenza
l’aggettivo ‘cannibalè ma, insomma, ormai è fatta.
(Conversazione tra due signore di mezza età in
libreria):
"No, cara, in questo libro non c’è sangue, è una storia struggente che ha
per protagonista un bambino..."
"Ah, quindi non è pulp?"
"Nonnò."
"E non ci sono scene forti con teste che volano, ragazze stuprate sulla
spiaggia, palazzi che esplodono, spacciatori con il kriss tra i denti,
studenti azzombati?"
"Nonnò."
"Sesso e violenza?"
"Nonnò."
"Droghe psichedeliche?"
"Nonnò."
"Ultracorpi?"
"Nòne!"
"Morti ammazzati?"
"Zero. Vai tranquilla."
Abbiamo uno scrittore vero. Uno dei cinque nomi importanti
dell’Italia
che
scrive e pubblica (ok, curiosoni, eccovi gli altri in ordine alfabetico:
Brizzi, Moresco, Nove,
Scarpa). Biologo mancato, esordio in sordina nel 1994 con il romanzo
Branchie (Ediesse, poi Einaudi nel 1997),
racconti sparsi su riviste ed antologie, un saggio a quattro mani con il
padre Massimo (Nel nome del figlio, Rizzoli, 1995), quindi la
raccolta Fango (Mondadori, 1996), la commedia radiofonica
Anche il sole fa schifo (Nuova Eri,
1997), un secondo romanzo dal titolo bellissimo: Ti prendo e ti porto via (Mondadori,
1998). Finora tormentato, l’amore tra Ammaniti e il cinema: una sfortunata
joint–venture con Marco Risi, regista de L’Ultimo capodanno (da uno
dei racconti di Fango) per un film da recuperare assolutamente in
home video dopo l’inesistente distribuzione nelle sale. Ignobile, au
contraire, la trasposizione per il grande schermo di Branchie con il
catatonico, assolutamente inadatto Gianluca Grignani in veste di
protagonista (ma lo scrittore giura di non aver avuto niente a che fare con
la produzione e noi gli crediamo sulla parola). Promette meglio
Gabriele
Salvatores, intenzionato a girare un film da
Io non ho paura mentre qualcuno dovrebbe spiegarci a chi è
venuta l’idea di ambientare Ti prendo e ti porto via in Irlanda (si
parla anche di questo progetto, affidato ad un regista dell’Est).
Ammaniti ed Internet: Gone bad, serial in animazione digitale 3D per la
Rete, commissionato allo scrittore dall’americana MondoMedia.
Questo il curriculum del ‘ragazzo’ che, da qualche tempo, ha cominciato a
mettere da parte pagina dopo pagina un romanzone provvisoriamente intitolato
Il libro italiano dei morti viventi. Titolo promettente no? Speriamo
che questo premio non mandi tutto all’aria. Meritatissimo, certo, tuttavia
attribuito ad un romanzo che, pur nella sua compiutezza, non raggiunge le
vette creative dei lavori precedenti. Manca l’ironia, l’ingrediente più
prezioso nella scrittura di Ammaniti. Manca la cattiveria (il che non vuol
dire necessariamente sangue e merda ad ogni virgola). I fans della prima ora
aspettano il capolavoro e questo capolavoro arriverà, nessun dubbio in
proposito. Verrà per giudicare i vivi e i morti dell’Italietta letteraria,
porterà scompiglio nei salotti televisivi, metterà a ferro e fuoco le
classifiche dei tomi più
venduti
della settimana, trascinerà le Tamaro e le Santacroce nella polvere, ci farà
ridere e commuovere anche più di
Ti prendo e ti porto via.
Aspettate, aspettate, aspettate.
Nel frattempo, leggete questo autore. Non cercatelo giusto perché ha vinto
un premio importante. Non cercate solo il libro con cui ha stracciato gli
altri finalisti. Prendete tutto Ammaniti, leggetelo in blocco, regalatelo ad
amici e nemici (ne gioveranno entrambi, garantito).
Abbiamo un vero scrittore. Non un semplice Premio Viareggio 2001.
(Flashback:
estate 1997, due amici in spiaggia)
"Che leggi?"
"De Carlo. Ti piace?"
"..."
"perché quella faccia?"
"Mai sentito parlare di Ammaniti?"
"Chi?"
"Vabbè, devo assolutamente regalarti Fango."
"Roba forte?"
"Ti stenderà, bello!"
"A me piacciono le storie d’amore."
"Scrive anche quelle, tranquillo."
"Sicuro?"
"Sicuro."
"Ma De Carlo ti piace?"
"..." |