ANTONIO MORESCO |
Canti del Caos Feltrinelli, pp.393, Lire 33.000
Una vita trascorsa in gran parte a beccarsi i rifiuti degli editori è un inferno. A 53 anni, Antonio Moresco è sopravvissuto (per sua e nostra fortuna) al frustrante ripetersi della stessa scena: manoscritti inviati e puntualmente respinti. L’Italia, nel frattempo, pubblicava la Tamaro, Cotroneo e la Santacroce, ristampava tutto Bevilacqua, paragonava Camilleri a Simenon. Se le cose ad un certo punto non avessero preso una piega diversa, non avremmo mai avuto occasione di leggere due libri straordinari come Gli Esordi (Feltrinelli, 1998) e il recente Canti del Caos, prima parte di un’opera monumentale (la seconda è ancora in fase di stesura), poetica e al tempo stesso devastante. A dispetto della sua età anagrafica, Moresco è il più giovane tra gli scrittori italiani attualmente conosciuti. La sua scrittura è un virus, qualcosa che lascia dei segni indelebili ai suoi lettori. Se ne è accorto Tiziano Scarpa che ha definito Canti del Caos “Un libro scatenato, selvaggio, profondamente notturno”, sintetizzando così una scrittura che esplode, crea immagini mutanti, ruba la scena ad altre scene - letterarie e non - (il pulp, ad esempio) senza riconoscersi in alcun manifesto generazionale o di genere. Scrivendo il libro, Moresco si è ammalato seriamente, è andato incontro ad un crollo psicofisico per un sovraccarico di tensione perfettamente palpabile nelle pagine più feroci del romanzo. C’è uno scrittore, solo con i suoi fantasmi, catapultato in un girone di orrori innominabili. C’è un Gatto editore, poi una Musa, quindi un’Interfaccia, un donatore di seme, un prete, una ragazza con l’assorbente, e ancora Ditalina e Pompina, Principessa e l’uomo che di notte gira per le strade pronto ad investire qualsiasi essere vivente gli si pari davanti al muso della macchina. Un inferno, appunto. Fantasmi, corpi, paure, ossessioni terminali: la discesa è inesorabile, ineluttabile. Questo romanzo chiede al lettore di non chiudere gli occhi, di avventurarsi nel territorio dei cantori più lucidi della nostra epoca. Quello, per capirci,del Pasolini di Salò e Petrolio. Bibliografia - Clandestinità (1993, Bollati Boringhieri) - La Cipolla (1995, Bollati Boringhieri) - Lettere a Nessuno (1997, Bollati Boringhieri) - Gli Esordi (1998, Feltrinelli) - La Visione. Un dialogo (1999, KKP, con Carla Benedetti) - Il Vulcano (1999, Bollati Boringhieri) - Storia d’Amore e di Specchi (2000, Portofranco) - La Santa (2000, Bollati Boringhieri) - Canti del Caos (2001, Feltrinelli)
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