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BUKOWSKI A TEATRO? UN’ IDEA MOLTO PULP!di Fausto Biefeni Olevano |
Difficile pensarlo, eppure… Ho letto diversi romanzi dello scrittore col maggior tasso alcolico d’America, da Storie di ordinaria follia, romanzo cult della mia generazione, a Hollywood Hollywood , uno spaccato realistico e crudo del mondo del cinema hollywoodiano, e ho sempre pensato che alcuni di essi fossero abbastanza adatti per una trasposizione cinematografica, ma devo ammettere che l’idea di portare qualcosa di Charles Bukowski in teatro, proprio non mi era mai passata per l’anticamera del cervello! * * * * Gennaio 2000: il mio primo film, come attore, viene selezionato nella sezione Panorama del Festival di Berlino e farò parte del gruppo che accompagnerà la pellicola nella capitale tedesca. In questo momento non sto lavorando, ma ad aprile il film uscirà nelle sale italiane: decido di fare qualcosa in teatro. Non a caso da un po’ di tempo, con alcuni amici attori, pensavamo a qualcosa da organizzare tra noi. La situazione, in fase di stallo a causa della scelta sul testo da portare in scena, non è facile per l’atavica mancanza di finanziamenti a compagnie non stabili (mi sono sempre domandato cosa si intenda veramente per Compagnia Stabile). Decido di forzare i tempi e di riunirci per valutare alcune proposte. Marcello propone, a sorpresa, un romanzo del vecchio Buk: Pulp. Il romanzo non l’ho letto ma l’idea mi affascina… e mi preoccupa! Tre giorni dopo, letto il romanzo tutto d’un fiato, convoco Marcello e comincio l’adattamento. Problemi? Lascio al lettore immaginare cosa significhi adattare un romanzo – che definirei fantastico e visionario – per la scena teatrale, ma in questo caso il caro Henry Chinaski ci sforna dei dialoghi a prova di bomba, alleviando in parte il nostro lavoro. Comunque, tra serate al computer, caffè in quantità industriale e qualche palliativo, il copione prende forma e prima di metà febbraio è praticamente pronto. Posso partire per Berlino con il copione a posto ma senza ancora tutti i ruoli coperti. Per quelli principali, fortunatamente, potrò contare su bravissimi professionisti – che lavoreranno senza compenso! – ma rimangono da coprire diversi ruoli, secondari e non, e non sarà facile visto che non possiamo pagare. Stacco.
Berlin Film Festival 2000: full immersion in un’altra realtà. In aeroporto ci attende una Mercedes da corpo diplomatico che ci accompagna in un albergo a quattro stelle a due passi dalla Berlinale. È l’anno di Magnolia, e tra prima, repliche, autografi, sala vip e conferenze stampa (è come trovarsi catapultati in un mondo fantastico e affascinante sapendo che ti sta sfuggendo di mano) il tempo, già limitato, vola via senza darti modo di assaporare tutto fino in fondo. La sera della prima, con diversi brindisi alle spalle, durante la cena organizzata dalla distribuzione internazionale del film, racconto in inglese ad una ragazza tedesca, che la Berlinale ci ha assegnato come guida, il mio progetto teatrale sul romanzo dell’uomo che ha sconvolto le regole della scrittura ed è riuscito a scandalizzare il mondo dei benpensanti con le sue storie visionarie di sbronze sesso e cavalli. La reazione entusiasta e appassionata (ma anche lei ha partecipato ai brindisi…) della simpatica berlinese (è una fan di Hank) renderà meno traumatico il ritorno alla realtà. Stacco. * * * * Ok, non possiamo pagare ma abbiamo molti amici nell’ambiente. Con qualche sofferenza, e con una buona dose di fortuna, riusciamo a coprire tutti i ruoli potendo contare, alla fine, su attori con un minimo di esperienza (va bè, diciamo quasi tutti…). Abbiamo il copione, abbiamo gli attori, ora ci mancano le scenografie che naturalmente vanno realizzate in economia, anche qui possiamo arrangiarci con oggetti di uso comune ma visto che ho pensato di suddividere il palco in tre (al centro l’ufficio di Belane, a sinistra il Musso’s Bar e a destra libreria-pompe funebri-motel) abbiamo bisogno del bancone del bar e di due bare di legno per la scena dall’impresario di pompe funebri. In questo caso ci è venuto in aiuto un amico artigiano di Terracina, dove del resto faremo la prima al Teatro Traiano, che senza la minima spesa ci ha costruito il necessario. Ormai siamo a metà marzo, la prima è fissata per il 19 maggio, è il momento di cominciare le prove. Iniziamo provando a turno nelle varie case, per ora sono solo letture, poi arrivati al momento di cominciare con i movimenti, miracolosamente, un parente di uno degli attori ci mette a disposizione un capannone sulla Casilina, dopo il raccordo. Sarà un po’ fuori mano, ma almeno c’è lo spazio!
Generalmente Bukowski racconta sé stesso fotografando le difficoltà della classe sociale americana che vive ai margini dell’America del consumismo, fatta di povera gente che va avanti alla giornata. Nel caso di Pulp, invece, il romanzo sembra fatto apposta per un film con effetti speciali e, sebbene il protagonista ricordi molto da vicino il vecchio Buk, il taglio è sicuramente fantastico e surreale. Nick Belane è un investigatore di Los Angeles pieno di debiti e con il mutuo da pagare. Un giorno riceve la visita della "signora Morte" che lo incarica di trovare uno scrittore scomparso, Céline. Belane nella ricerca di Céline si imbatte in una galleria di personaggi stravaganti e surreali, da Jack Bass, marito geloso che si rivolge a lui per far pedinare la moglie, al becchino Groovers convinto di avere a che fare con un’avvenente extraterrestre, allo strozzino che tenta di estorcergli denaro, fino alla ex moglie Penny che gli piomba in casa all’improvviso. A complicare la situazione si aggiunge un certo Barton che gli chiede di rintracciare un fantomatico passero rosso. Nick affronta tutte le situazioni con il piglio del vero investigatore e vi aggiunge la sua filosofia di lucido beone (guarda caso…), il suo esistenzialismo da taverna e un pizzico di cupa, autentica disperazione. Nonostante il finale sia drammatico, i toni dei dialoghi e il ritmo degli accadimenti hanno decisamente accenti comico-brillanti. Su questo ho puntato per la messa in scena del testo, lasciando il finale drammatico quasi a sorpresa nel contesto di uno spettacolo basato su ritmi serrati e dialoghi tra il comico e il grottesco. Il risultato? Bè, ovviamente non sta a me giudicarlo, ma dalle reazioni del pubblico che lo ha visto sia a Terracina che al Teatro Sette di Roma ho tratto sicuramente una motivazione che mi ha spinto a lavorare per tentare di riproporlo, magari con maggiori mezzi. Spero di avere l’occasione di farlo al più presto, se non altro in onore del grande Buk. Prosit. Contatto con l’autore faustobiefeni@tiscalinet.it http://web.tiscali.it/vecchiosporcaccione/
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