MICHAEL MOORE: Stupid white men (Mondadori, pp. 312, € 14,00; Traduzione di Edoardo Brugnatelli e Matteo Colombo) |
L'11
Settembre 2001, narra l'introduzione, il libro di Michael Moore
Stupid
white men avrebbe dovuto essere pubblicato negli Stati Uniti;
naturalmente l'argomento e i toni lo resero un prodotto poco desiderabile
nell'ondata di patriottismo successiva agli attentati, e per un paio di mesi
gli fu imposta la censura (o meglio, il cordiale ordine di rivedere qualche
passo); finché, a quanto pare, l'impegno telematico di un gruppo di
ammiratori pro free talking non ha forzato con centinaia di e-mail la casa
editrice americana HarperCollins a restituire al popolo la verità, a Moore
le sue 50.000 copie vendute in un giorno e il suo primo posto in classifica.
Niente male per lo sfogo arrabbiato di un regista di documentari, che quest'
anno vince anche un Oscar alla cerimonia più nera della storia e non si
spaventa a prendersela davanti a tutti contro il fellow President dei
cittadini americani. Proseguiamo il viaggio nella grande America con arsenico nell'acqua dei rubinetti, ragazzini neri messi in galera perché nati lo stesso giorno di ricercati (proprio così, diverso nome, diverse impronte digitali: ma stesso compleanno. Anche a me piace l'astrologia), tasso culturale medio dei laureandi ad Harvard che non sanno quando c'era nel loro paese la Guerra civile. E qui mi fermo un po' sgomenta e pessimista riguardo al progresso della razza umana, e vi consiglio di comprare e leggere. Intendiamoci, il libro di Moore non è né un “great book", come si staglia sulla copertina, tantomeno "savegely hilarious" come lo definisce l' Irish time. Non è il talento di Moore, piuttosto i fatti che racconta, che meritano di essere almeno per una volta scorti di sfuggita, con la mano contro gli occhi e pensando "anche questo, non lo voglio credere". Letterariamente parlando, l'opera di questo simpatico grassone è povera, troppo autocelebrativa in certi punti ("i bianchi sono cattivi, ma io no: io assumo solo neri", o cose simili), troppo offensivamente carente in altri (perché mai la soluzione al problema mediorentale viene discussa semi seriamente e con rispetto, e solo una pagina dopo ai protestanti dell'Ulster viene consigliato di diventare cattolici, per risolvere i conflitti e perché si scopa di piu'?), superficiale nel trattare costruttivamente il tema minoranze (donne e neri). E quasi viene da chiedersi come quest' esemplare qualunque di uomo bianco sia riuscito a scalare la vetta dei best seller, anche con le sue battute che ogni tanto non fanno proprio ridere, armato solo di buona volontà ed evidente pazienza nella ricerca del materiale. Consegnandoci tuttavia un libro interessante, e che siamo contenti di vedere pubblicato. Ragazzi, anche questa è l'America.
Valentina Soluri |
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