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PABLO ECHAURREN: Delitto d’autore (Shake Edizioni, pp. 216, € 13,00)     ( leggi l'intervista a Pablo Echaurren )

 

PABLO ECHAURREN: Delitto d’autoreperistàltico (pl. –àltici) agg. di movimento dello stomaco e dell’intestino che aiuta la digestione.

(da Il Piccolo Palazzi, Milano, Fratelli Fabbri Editori, 1978)

 

Un giorno, il pittore Pablo Echaurren si è fatto vivo con la Shake per proporre un romanzo. Non un volume illustrato, né un saggio: proprio un’opera di narrativa. Un giallo, nientemeno. Praticamente un altro debutto, all’età di 52 anni e con un impressionante bagaglio di esperienze che vanno dal fumetto ai libri d’arte, da interventi su riviste d’avanguardia a testi sulla controcultura.

La storia: a Roma, in via Giulia, l’efferato omicidio del potente critico d’arte Cesare Marullo, detto il Tonno, mette in moto la macchina investigativa guidata dal lesbocommissario Vanessa Tullera. Qualcuno ha avuto la bella pensata di arpionare il Tonno (un soprannome, un destino!) addobbando poi la scena del delitto come un gandguinolesco omaggio a Hermann Nitsch. La stessa mano ha sottratto dal fastoso appartamento alcuni quadri del pittore Piero ‘Michigan’ Zucconi, a sua volta scomparso in circostanze misteriose. I sospetti ricadono in men che non si dica su Miguel Latour, sfigato profeta e performer dell’ Arte Roteata ridotto in cenere da una lapidaria stroncatura di Marullo. Sono in tanti a dargli contro: Ludovico Marchetti, mattatore delle aste televisive ("Una volta è passata sua madre a trovarlo e lui l’ha messa subito all’asta come opera comportamentale"); Geltrude Schwartzkorp, nata Cacace, gallerista e vedova (nera) di un ricco, coprofilo estimatore dell’estremo nell’arte che prima di schiattare nel bel mezzo di un coito ebbe modo di impossessarsi di autentici Vasari, Goya, Duchamp, Manzoni, Oldenburg, McCarthy e Kelley. Contro Latour puntano l’indice anche gli esponenti del Movimento della Peristalsi, ex protetti del Tonno come il riccioluto Sandro Pirlotto, artista delle fiale in vetro di Murano contenenti la sua aria intestinale, genio la cui fama ha varcato l’oceano ("Ora, per esempio, me ne vado a New York per una collettiva al Moma e si è fatto vivo perfino DeLillo, che mi ha telefonato che mi vuole conoscere"). La Tullera indaga, interroga, contrae i bicipiti e i muscoli facciali coadiuvata dal grossolano brigadiere Jacono, ma grande è il pasticcio sotto il cielo della capitale. Ci sono barboni monomaniaci con la fissa di ritrarre devotamente la fica a pastelli e carboncino, kamikaze nel nome dell’arte, tristi sicari teutonici, collezionisti pieni di dollari, maestri del Vilipendio totale giunti alla conclusione, dopo approfondite ricerche, "che la migliore carta igienica siano le bandiere nazionali".

Un intrigo colorato, visionario, barocco quanto un’avventura del celeberrimo commissario della polizia parigina Sanantonio. È proprio allo stile deliziosamente eccessivo di Frédéric Dard che rimandano le pagine di Delitto d’autore, commedia poliziesca dichiaratamente bassa e crassa, parodia della cultura della celebrità, coro di voci grottesche diretto magistralmente a violare con lo sberleffo la sacralità tutta presunta dell’establishment artistico fino a svelarne le miserie morali, il lercio spacciato per sublime, gli intrallazzi che ne regolano il mercato. Come si dice in questi casi: nessuno è innocente (ma vale la pena aggiungere, non senza un certo sollievo: Parental Advisory, Montalbano non abita qui).

Procedendo per capitoli brevi, servendosi di un linguaggio e di un ritmo martellanti, di un’ironia ipertrofica che non risparmia trovate e stravolgimenti lessicali, Echaurren ha scritto uno dei libri più gustosi e pazzi apparsi in Italia negli ultimi anni. Un giallo sull’aria viziata, potremmo definirlo. Leggendolo, si ha l’impressione che lo stato dell’arte contemporanea somigli a quello di un malato di cancro con diagnosi terminale e che sarebbe stato un peccato se una simile esplosione di inventiva eretica fosse rimasta nel cassetto. Per dirla con il titolo di un’illustrazione dell’autore apparsa sulle gloriose pagine di Frigidaire, questa è musica jungle eseguita da ‘Organismi Graziosamente Mostrificati’.

 

Nino G. D’Attis