AA.VV.: Il Caso Battisti (NdA Press, pp. 160, € 8,00) |
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“Ci sono trasmissioni contro di lui due o tre volte al giorno, su tutti i canali televisivi e radiofonici.” scrive Valerio Evangelisti in un articolo apparso per la prima volta su L’Humanité del 16/03/2004. “Gli uomini politici, dall’estrema destra ai partiti di centro-sinistra, dall’ex fascista Fini all’ex comunista D’Alema, sono uniti da un crescendo di accuse contro Battisti e dalla domanda che sia estradato e rinchiuso per sempre in un penitenziario.” Lo scopo: creare un mostro (latitante e condannato in contumacia), sbatterlo in prima pagina e risciacquare l’intelligenza di un’intera nazione (non si sa mai, qualcuno potrebbe essere rimasto sveglio e potenzialmente reattivo!). “Battisti è un terrorista, un assassino che deve pagare”, si ripete. “Battisti non potrà mai sentirsi al sicuro, deve finire in carcere i suoi giorni”. Poco importa che l’autore de L’orma rossa e Avenida Revolucion sia da molto tempo un uomo diverso dal ventenne che negli anni Settanta imboccò la strada della lotta armata. Poco importa che, come scrive Wu Ming 1: “Stiamo parlando di una persona il cui rimpatrio non aggiungerebbe alcunché alla nostra comprensione della lotta armata degli anni Settanta.” Notizia di passaggio n.1: per Piazza Fontana non ci sono responsabili. Notizia di passaggio n.2: se qualcuno prova a fare il nome di Delfo Zorsi al ministro Castelli, la risposta (con laconica alzata di spalle) è: “Assolto. Caso chiuso.” Ma Battisti...quel Battisti...eh! Tra i molti che con sdegno hanno deciso di non unirsi al coro ci sono i 2200 firmatari dell’appello internazionale per la liberazione di Battisti: intellettuali, artisti, docenti, deputati (pochi), gente comune. C’è la Lega per i Diritti dell’Uomo, rappresentata da Michel Tubiana. C’è Irène Terrel, avvocato di Battisti che nel suo paese ha parlato di “forma di oltraggio all’etica politica”. Ci sono, oltre al già citato Evangelisti, gli scrittori Giuseppe Genna e Wu Ming, primi a muoversi in Italia con una serie di interventi che, sommati alle posizioni dei francesi Daniel Pennac, Bernard-Henry Lèvy, Enki Bilal rendono Il Caso Battisti un libro che parla anzitutto della necessità di uscire dalla pesante cappa di oscurantismo calata sull’Europa di questi anni con la grave complicità di gran parte dei media. Una chiusura drastica al diritto, alla dignità, all’intelligenza e anche alla Storia che rende necessario rammentare come il compito di un intellettuale non sia quello di sostituirsi ai giudici ma di smascherare le storture, i sinistri teatrini di chi domina questa nuova era medievale. Mai più pallottole, ma tanta, sacrosanta indignazione.
Nino G. D’Attis
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