CHUCK PALAHNIUK: Diary (Mondadori, pp. 286; € 15,00; traduzione di Matteo Colombo) |
“Dolore e privazione. I monaci buddisti siedono sui tetti, astenendosi dal cibo e dal sonno fino a raggiungere l’illuminazione. Isolati ed esposti al vento e al sole. Paragoniamoli a San Simeone marcito in cima alla sua colonna. O ai secoli di yogi che restavano sempre in piedi. O ai nativi americani che vagavano in cerca di visioni. O a Santa Veronica, il cui unico cibo erano cinque semi d’arancia, masticati in memoria delle cinque piaghe di Gesù Cristo. O a Lord Byron, che digiunò e si purgò e compì la sua eroica traversata a nuoto dell’Ellesponto. Un anoressico romantico. Mosè ed Elia, che nell’Antico Testamento digiunavano per ricevere le visioni. Le streghe nell’Inghilterra del diciassettesimo secolo, che digiunavano per compiere i loro incantesimi. O i dervisci rotanti, che si sfiniscono per raggiungere l’illuminazione…Tutti questi mistici, nel corso della storia, in tutto il mondo, hanno trovato il loro cammino verso l’illuminazione attraverso la sofferenza fisica”. “….lei gli disse che William Turner aveva dipinto il suo capolavoro, Annibale che valica le Alpi per sconfiggere l’esercito dei Salassi, basandosi su un’escursione che aveva compiuto nella campagna dello Yorkshire. Un altro esempio di come ogni cosa sia un autoritratto.” Stralci significativi dal Diario di Misty Marie Kleinman in Wilmot, la protagonista del libro, la bocca della verità, la voce di Palahniuk. Diary è un’opera decisamente autobiografica, nella quale il nostro Chuck coglie l’occasione per approfondire diverse tematiche che evidentemente gli stanno a cuore, prima tra tutte la condizione dell’artista. Essere artista significa avere in dotazione nel proprio patrimonio genetico (prima che culturale) una sensibilità unica, quella che ti indirizza “verso l’illuminazione”. Ma è un’arma a doppio taglio: lo spirito ed il fisico sono aperti a ogni sorta di esperienza, privi di qualsiasi difesa, corazza, filtro. Quando allora è il male a penetrarti, la sofferenza è inenarrabile. Ma paradossalmente ti eleva a ruolo di eroe. Per sempre. Misty era una studentessa, letteralmente accalappiata da Peter Wilmot che ne fa la sua sposa, portandola a trascorrere il resto della sua felice vita nell’isola che l’ha visto nascere, Waytansea Island. “Poi arrivò a W.I., dove tutto era perfetto. Poi venne fuori che si era sbagliata”.
Peter
il vegetale giace ora in coma all’ospedale, in seguito ad uno “strano”
tentativo di suicidio. Misty lavora come cameriera, lontano dai suoi
sogni artistici, perennemente contattata dai proprietari di abitazioni nelle
quali il marito ha eseguito lavori di ristrutturazione. Peccato che
Tutto vero? Quale strano destino incontrerà la voce di Chuck? Perché tutti gli abitanti dell’isola vogliono che lei riprenda a dipingere? Chi desidera riaccendere in Misty la condizione dell’artista, con il relativo bagaglio di sofferenze psicofisiche al seguito? “Ciò che stai facendo servirà alla tua famiglia per comprarsi la libertà…La tua opera è un dono fatto al futuro, e chiunque tenti di ostacolarla verrà maledetto dalla storia” Chi, cosa, perché? Tutto verrà abilmente rivelato da Palahniuk e la connotazione di “giallo” emergerà maggiormente nella fase finale del libro. Che resta comunque un’opera fortemente autobiografica, riflessiva e pessimista. Grazie zio Chuck, il tuo diario rappresenterà uno dei ricordi piacevoli dell’anno di grazia 2004.
Bob Sinisi
sul web: http://www.chuckpalahniuk.it/ |
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