GIUSEPPE GENNA: Grande Madre Rossa (Mondadori, pp. 286, € 15,00) Intervista a G.Genna |
Le previsioni dicono: tempo di merda su Milano e l’Italia intera. Tempo di terrore irrazionale, di ecatombe, di sgomento. Stato d’assedio. Minacce invisibili. Occhi sbarrati mentre si scappa da città che non sono più sicure. “Carrarmati in piazza Duomo: da quanto non accadeva? Mussolini, probabilmente, la lotta di Liberazione, quei giorni lì.” Tutti in ginocchio quando esplode il Palazzo di Giustizia e si scatena la caccia agli islamici come nelle ore successive all’attacco alle Twin Towers. Qui, nella nazione del premier dal sorriso liftato, nella dolorosa discarica di mille misteri irrisolti. Piazza Fontana. Il memoriale Moro. La strage alla stazione di Bologna. L’omicidio della contessa Alberica Filo della Torre e lo scandalo dei fondi neri del SISDE. Il caso Cogne. Le pagine di Storia non scritte. Quello che i media non diranno mai. Se salta tutto, il tempo per avvicinarsi alla Verità, per inventare certezze che reggano all’impatto diventa infinito, estenuante, letale. A Milano, allora. Adesso, nei giorni dell’avvento della devastante Grande Madre Rossa. “La città colpita da ictus è cieca, è sorda. L’ictus ha causato la paresi del corpo intero della città.” Polizia e servizi segreti internazionali indagano, perdono il sonno e il senso della ragione nel tentativo di arrestare l’emorragia (e di recuperare i preziosi, forse fantomatici, schedari dei magistrati milanesi). L’intelligence francese, i corpi d’élite tedeschi, gli onnipresenti americani...Tutto inutile, perché così è scritto: la fine è ineluttabile, un crollo dopo l’altro emergono dal passato figure sinistre, spettri assetati di vendetta, di un castigo indelebile. “Questa volta è il salto quantico, il termometro sopra il 43°, il bigbang nel centro di Milano.” Tensione assoluta: ecco cosa ho provato leggendo il nuovo romanzo di Giuseppe Genna. Proprio ciò che pretendo da un thriller, sia che si tratti di un film o di un libro. Tensione che monta una frase dietro l’altra, seguendo un ritmo incessante e spietato: il tempo di una partitura perfetta. Gli ingredienti ci sono. Lo scrittore c’è, è lo stesso che nel 2001 ci aveva dato Nel nome di Ishmael, con l’ispettore tossico Guido Lopez, Henry Kissinger ed Enrico Mattei negli affreschi di orrore dipinti nell’arco di quarant’anni da un potere occulto. Agghiacciante, per dirla con le parole del New Yorker. Ora, Grande Madre Rossa: ancora tenebre (argentiane, le ha definite a ragione Valerio Evangelisti), ancora un meccanismo che afferra il lettore alla bocca dello stomaco e non lo abbandona più, neanche una volta chiuso il libro e salutato un Guido Lopez che in questa vicenda più che indagare assiste alla disfatta vaticinata, è testimone diretto del collasso. Quarto romanzo: Genna ha fatto tesoro della lezione di James Ellroy usando in modo eccellente raffiche, sventagliate di frasi secche, parole come proiettili corazzati. E nomi: veri e inventati, miscelati insieme a beneficio di una struttura narrativa forte, suggestiva e inesorabile. Un insegnamento che vale quanto quello di Howard Hawks sul cinema di John Carpenter o, per fermarci all’ambito letterario, quanto la scrittura di Alfred Bester su quella di William Gibson. Nel novembre del 2003, sulle pagine del sito www.miserabili.com , Genna scriveva: “Sto lavorando al nuovo thriller. Il titolo c'è già: GMR sono le iniziali delle parole che lo compongono. GMR è un libro di genere? Si tratta di un genere ortodosso o di un genere violato? La letteratura è generica?” E, ancora: “Che cosa posso io inventare dentro il genere? Sono scemo? Questo è un dato umano estremamente importante. Se tenti di inventare, rischi l'errore. Cioè: è quasi sicuro che finisci per dire una cazzata, sei ridicolo, passi per idiota, ti mandano affanculo con la bonomia con cui si spedisce a quell’altro paese lo scemo del villaggio. Anzitutto si tratta di desiderare affrontare questo rischio.” Missione compiuta: Grande Madre Rossa è il Grande Thriller Italiano del momento. Nino G. D’Attis |
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