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Nick Mcdonnell: Twelve (Bompiani; pp.230; € 14,50)

 

Nick Mcdonnel: TwelveIn terza di copertina, sfogliando il libro, troverete scritto: "Nick Mcdonnell è nato nel 1984 e studia a New York. Questo è il suo primo romanzo". In quarta, invece, in nero su sfondo celestino: " Mcdonnel è un vero scrittore, il suo unico trucco è quello di scrivere la verità. Credo che farà per la sua generazione ciò che io ho fatto per la mia" (firmato: Hunter S. Thompson). Beh, "Twelve" è un gran bel libro. Scivola morbido tra le atrocità e il cinismo tardo adolescenziale come accade solo in un film di Gus Van Sant. "Vi chiedo di alzarvi e di osservare un minuto di silenzio per gli studenti morti... E adesso vi chiedo di osservare un minuto di silenzio per gli studenti che li hanno uccisi".

In una Manhattan di sfigati e di figli di papà una droga immaginaria e simbolica, la "twelve", è il punto d'incontro narrativo tra White Mike, "esile e pallido come il fumo", e l'universo vuoto dei coetanei che lo circondano. Pochi giorni per una discesa vorticosa nell'inferno di una generazione, dal 27 dicembre all'ultimo dell'anno.

 "White Mike porta dei jeans e una felpa e un cappotto blu scuro Brooks Brothers.[...]

  White Mike è pulito. Mai bevuto.Mai fatto una canna.[...]

  White Mike andava bene a scuola. [...] Eppure White Mike è diventato uno

spacciatore [...]

  White Mike ha visto American Beauty, quel film con il tipo che spaccia e si compra apparecchiature video costosissime.[...]

  Quel tizio a volte dice che nel mondo c'è così tanta bellezza che davvero

non si riesce a reggerla tutta.[...]

  Cazzate, pensa White Mike. [...]

  White Mike non sta rimirando la bellezza".

 

A soli diciassette anni Mcdonnell realizza, in una prosa asciutta ed Nick Mcdonnelessenziale, un mosaico di autoscatti in bilico perfetto tra l'esperienza vissuta e la realtà percepita attraverso gli occhi del cinema, di Mtv, della letteratura di Camus e della musica sparata dai lettori cd. Sorprende la freddezza di un ragazzo che racconta le atrocità di una guerra mentre è ancora intento a schivarne le pallottole avvelenate, con un'acutezza molto più ispirata rispetto al talento di un'altra ottima ventenne come Irina Denezkina (Dammi! Song For Lovers, Einaudi), divenuta anch'essa caso letterario in questi mesi, piccola Salinger che dalla Russia del nuovo millennio canta, in maniera assolutamente simmetrica a Mcdonnell, il degrado giovanile della sua terra arrancando tra rap, sesso, droga e anime fantasma perse in wurstel col ketchup e birra davanti ai Simpsons in tv.

Il pregio principale di Twelve è di essere contemporaneamente dentro e fuori la mente dei propri tragici eroi, di raccontare il nulla attraverso l'abbondanza e l'innocenza attraverso la violenza recondita che la genera. La sensazione è di vivere una storia che non potrebbe essere raccontata altrimenti. Una storia che fa paura e fa rabbrividire. Tanto vicina da essere l'incubo privato di ognuno della nostra generazione, e non solo.

 

Antonello Schioppa