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SIMONE CIARUFFOLI: Stanley Kubrick. Eyes wide shut (Edizioni Falsopiano, pp. 160, € 10,00)

 

La celebre frase di Jack Nicholson "Tutti riconoscono che sia un maestro ma, lo stesso, questo non gli rende giustizia" sottolinea tuttora che non saranno mai troppi i contributi critici dedicati all’opera di Kubrick. Questo territorio immenso, già ampiamente esplorato, costituisce l’oggetto di un discorso particolare che pure, per limitarci all’ambito italiano, ha conosciuto negli anni gli interventi di Enrico Ghezzi, Ruggero Eugeni, Giorgio Cremonini, Sandro Bernardi, Gian Piero Brunetta (curatore di una raccolta di scritti pubblicata da Marsilio nel 1999), quindi il temerario atto di devozione e amore dello Stanley And Us Project. Il saggio di Simone Ciaruffoli, attivo collaboratore delle riviste on line Sentieri Selvaggi e Gli Spietati, ha il merito di catturare il lettore fin dalle prime righe per condurlo (con il piglio di chi si appassiona a quello che fa e in forza di una lodevole distanza dai parametri dell’analisi tediosa) all’interno dell’enigma Eyes wide shut. L’opera postuma di un ineguagliabile genio. L’ultimo tassello, denso e sfuggevole di una serie di film-mondi entrati di diritto nella storia dell’arte del Novecento. Il blocco di marmo lavorato per quarant’anni, partendo dal Doppio sogno di Arthur Schnitzler per approdare ad un potente titolo-ossimoro che Ciaruffoli definisce (come dargli torto?) "Impegnativo perché racchiude, e modifica (...) gran parte delle situazioni stilistiche adottate in passato dal regista (...)".

CRUISE. KIDMAN. KUBRICK. EYES WIDE SHUT: una galassia a dir poco invisibile per i poveri Pontecorvo e Bignardi della terra.

Introdotto dalle note dell’antikubrickiano (pentito?) Mauro Gervasini e impreziosito da un’intervista a Gabriella Borri, doppiatrice di Nicole Kidman nel film, l’agile volumetto pubblicato nella collana ‘Light’ delle Edizioni Falsopiano rilegge ‘in profondità’ (Un overlook doveroso è il titolo del secondo capitolo) le dimensioni chiave di Eyes wide shut soffermandosi, attraverso la lente di una scrittura che rimanda pagina dopo pagina ad un itinerario seducente, su alcuni elementi costanti ed essenziali del grande cineasta (l’occhio, l’inconscio, il rito, l’Eros, il labirinto, gli abissi del rimosso, il transito verso "I mondi possibili" in precedenza individuati dal semiologo Omar Calabrese).

Aspettavamo un libro come questo, perfettamente in equilibrio tra passione e obiettività. E accogliamo con entusiasmo l’arrivo di Ciaruffoli nel manipolo di critici meravigliosamente non-morti che ci piace cercare in libreria.

 

(N.G.D’A.)