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VINCENT BUGLIOSI/CURT GENTRY: Helter Skelter (Mondadori, pp. 562, € 18,50; traduzione di Aldo Piccato) |
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“In futuro ognuno, per parafrasare Warhol, avrà il suo quarto d’ora d’infamia?” (James G. Ballard)
In Natural Born Killers c’è un divertente scambio di battute tra Robert Downey Jr. e Woody Harrelson. Il primo, parlando della fama di alcuni tra i più pericolosi psicopatici d’America, dice: «Manson ti batte». Il secondo, che nel bellissimo film di Oliver Stone interpreta il serial killer Mickey Knox, risponde mogio: «Eh, è difficile battere il Re!» Copertine sulle riviste, fiumi d’inchiostro, speciali televisivi, film (da Satan’s sadists diretto nel 1969 da Al Adamson, a La Setta di Michele Soavi, 1991), fumetti, un’opera teatrale (The Manson Family, debutto al Lincoln Center di New York nel luglio del 1990), valanghe di lettere di ammiratori, eccetera: Charles Manson è un’icona come Elvis Presley, Jim Morrison e Marilyn Monroe. Sinistra, sballata, depravata...quello che vi pare. Ma è un simbolo che spiega ai polli come e perché l’America possa gloriarsi di una mente criminale nel suo firmamento di stelle. Se sbarchi sul pianeta America con indosso una T-shirt di Che Guevara, è sicuro che stai cercando rogne e nel tuo esclusivo interesse ti rispediscono indietro. Se hai la faccia di Charlie con la svastica in fronte su fondo nero, no problem: sei il benvenuto (“le T-shirt di Manson sono ampiamente vendute in tutto il paese”, scrive Bugliosi). Charlie il ladro d’auto. Charlie il rapinatore di drogherie. Charlie il magnaccia. Charlie il falsario. Charlie ostile ai negri. Charlie affascinato dalle armi. Charlie diciassettenne che stupra un detenuto del Natural Bridge Honor Camp puntandogli alla gola la lama di un rasoio. Charlie con i federali alle calcagna. Charlie e il suo sguardo magnetico, messianico, visionario. Charlie che ha una breve infatuazione per Scientology. Charlie, indicato da alcuni come ingranaggio della Chiesa del Giudizio Finale, culto infarcito di teorie di riconciliazione cristiano/satanica. Charlie geloso del successo dei Beatles. Charlie che si dichiara più volte inadatto alla vita oltre le sbarre. Charlie che riesce a fare fessi un bel po’ di psichiatri incaricati di guardargli dentro. Charles Manson, figlio illegittimo di una ragazza di nome Kathleen Maddox, nato a Cincinnati, Ohio, il 12 novembre 1934, voleva diventare una rockstar. In un modo sicuramente scellerato, quest’uomo è riuscito a coronare almeno parte del suo sogno, ottenendo una reputazione planetaria pressoché intatta dall’alba degli anni ’70 ad oggi senza che i suoi album (Lie e Charles Manson’s Good Time Gospel Hour) siano mai entrati in classifica. È noto che nel 1968 Charlie circuì Dennis Wilson dei Beach Boys e, in cambio di orge con montagne di droga e ragazze disinibite nella casa del musicista sul Sunset Boulevard, tentò la carta di una carriera come cantautore (nell'album 20/20 dei Beach Boys apparve un suo brano dal titolo opportunamente modificato Never learn not to love che in origine era Cease to exist). Altrettanto noto il rilancio a fini più o meno provocatori offertogli sia dai Guns’n’Roses, band che all’interno della raccolta di covers The Spaghetti incident? volle includere Look at your game, girl, altra canzone composta dal fondatore dell’oscura Famiglia, sia dal signor Brian Warner, a.k.a. Marilyn Manson, eccezionale satirista che nella sua autobiografia La Mia lunga strada dall’inferno riflette: “Come animale bipede, l’uomo gravita per natura (chiamatelo istinto o peccato originale) verso il suo lato malvagio, cosa che potrebbe spiegare perché la gente mi chiede sempre della parte oscura del mio nome ma mai di Marilyn Monroe”. La zona d’ombra della controcultura? La fine dell’innocenza? Un trip psichedelico tutto squartamenti, sangue e DEATH TO PIGS? Odio e Distruzione versus Pace & Amore, fratelli e sorelle? Helter Skelter è un libro di culto: uno strillo in copertina ci informa che solo negli Stati Uniti ha venduto la considerevole cifra di 7.000.000 di copie e che qualcuno gli attribuisce perfino un’influsso malefico su milioni di giovani americani che l’hanno letto (toh, se fosse vero si potrebbero chiarire di colpo UN SACCO DI COSE!!!). Scritto a quattro mani dal pubblico ministero Vincent Bugliosi e dal giornalista Curt Gentry (autore tra l’altro di una biografia di J. Edgar Hoover), risale al 1974, ha ispirato un Tv movie diretto da Tom Gries (Bel Air la notte del massacro, 1976) ed esce solo adesso in Italia nella sezione dedicata alla saggistica della collana mondadoriana Strade Blu. Sponsor: la rivista musicale Rolling Stone, che nel numero di febbraio 2006 (edizione italiana) ha ospitato un articolo sull’argomento firmato dallo scrittore Tommaso Pincio. Helter Skelter parte dalla strage compiuta al numero 10050 di Cielo Drive, Bel Air (L.A.) nella notte tra il 9 e il 10 agosto 1969 per raccontare il mistero di Charlie, l’hippie affascinato da Hitler, Rommel e gli Afrika Korps che girava per la California affermando di essere Gesù Cristo. Cinque corpi, quella notte: l’attrice Sharon Tate, moglie del regista Roman Polanski; il parrucchiere dei divi Jay Sebring; l’ereditiera Abigail Folger e il suo compagno polacco Wojiciech Frykowski, detto Voytek; Steven Earl Parent, studente diciottenne capitato per puro caso nella villa. Sharon Tate aveva ventisei anni, era all’ottavo mese di gravidanza, era bellissima. Nella casa degli orrori (che nel 1994 ospiterà Trent Reznor, impegnato a registrare il disco dei Nine Inch Nails The Downward spiral) la trovarono distesa sul fianco sinistro, ai piedi di un lungo divano. “Indossava un reggiseno a fiori, e degli slip con la stessa decorazione, ma il disegno era praticamente irriconoscibile a causa del sangue, che sembrava essere stato spalmato su tutto il corpo. Una corda di nylon bianca le era stata girata due volte attorno al collo; un capo di questa corda era stato passato sopra una trave del soffitto, mentre l’altro capo, disteso sul pavimento, portava a un altro corpo, di un uomo, a poco più di un metro di distanza.” Domenica, 10 agosto 1969, la Famiglia colpisce ancora trucidando i coniugi Rosemary e Leno LaBianca al 3301 di Waverly Drive, nei pressi del Griffith Park. È l’inizio, anche se per la verità tutto era cominciato un po’ prima, nella primavera del 1967, quando Charlie (una vita trascorsa più in carcere che fuori), dopo aver sedotto Mary Brunner, un’assistente bibliotecaria bruttina che gli darà anche un figlio, fondò a San Francisco, nel pittoresco quartiere di Haight-Ashbury, il primo nucleo del suo clan. Il libro di Bugliosi e Gentry, premiato con un Edgar Allan Poe Award, porta il lettore dentro i meccanismi del più lungo procedimento giudiziario della storia degli Stati Uniti. La ricostruzione è impeccabile, fitta di nomi, date, colpi di scena che compongono il mosaico Manson. Manca sempre un pezzettino, però: il frammento che Charlie non ha mai voluto rivelare a nessuno, la chiave segreta del suo mistero. Nella postfazione, datata 1994, Bugliosi scrive: “Venticinque anni dopo gli assassini, l’America continua ad essere affascinata dal caso Manson. E la domanda che mi viene continuamente fatta, soprattutto dai giornalisti, è sempre la stessa: perché?” Una volta John Lennon disse che i Beatles erano più famosi di Gesù Cristo, ma, senza offesa, credo proprio che il tempo gli abbia preferito di gran lunga un inquietante fan dei Beatles e di Gesù. (J.R.D.) |
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