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WU MING: Giap! (Einaudi, pp.308, € 8,50)

 

Giap dei Wu MIngDue sottotitoli, addirittura: Storie per attraversare il deserto e Tre anni di narrazioni e movimenti. L’antologia di materiali del collettivo Wu Ming curata da Tommaso De Lorenzis raccoglie testi apparsi sul bollettino telematico Giap e sul sito www.wumingfoundation.com illustrando meglio, se possibile, il tipo di lavoro sviluppatosi intorno all’atelier narrativo Senza Nome all’indomani del seppuku di quel Luther Blissett autore di Q.

Oltre i romanzi fin qui pubblicati (e in attesa dei prossimi, previsti per il 2004), c’è Giap. Un diario di bordo, un ‘journal’ che offre diritto d’accesso e domicilio agli iscritti e nasce dal progetto che, negando risolutamente l’esistenza del genio individuale, mettendo in ridicolo la ‘posa d’artista’ ("peronismo letterario" lo chiama WM1), ha attuato anzitutto un rapporto informale con i lettori, feedback acceso dal dichiararsi totalmente estranei al sepolcro culturale di un’autorialità indigesta e obsoleta.

All’interno di Giap, il filtro tra i cinque artigiani scrittori e il pubblico è sottile e riguarda da un lato (ovvio e sacrosanto) la sfera del privato, dall’altro quel necessario lavoro di editing che, come dice De Lorenzis nell’introduzione al volume "coniuga agilità della comunicazione e qualità degli interventi". Il privilegio è tutto dell’esperienza, di un immaginario visto come un fuoco intorno al quale raccogliersi consapevoli che l’atto di narrare ha in sé un gesto politico (scavare/scovare/riscrivere). Se non tutto, almeno il germe (non a caso, i primi tre segmenti di Giap! sono Breckenridge e il continuum, Homo fabulans e Diritto all’eccedenza), la possibilità di disegnare nuove mappe utili a sopravvivere negli spazi aridi.

"Come nei mesi che seguirono l’uscita di Q, la nostra linea di condotta sarà: «Essere presenti, ma non apparire: trasparenza di fronte ai lettori, opacità verso i media»." E, ancora: "Wu Ming intende valorizzare la cooperazione sociale tanto nella forma del produrre quanto nella sua sostanza: la potenza del collettivo è allo stesso tempo contenuto ed espressione del narrare." (Dichiarazione d’intenti di Wu Ming, Gennaio 2000).

Un ‘Greatest Hits’? Un ‘Livè polifonico, piuttosto. Vivi, i Wu Ming, perché mossi dal desiderio di innescare un apporto creativo ad ampio raggio partendo dall’assunto che "le storie sono di tutti". Ai neofiti, questo libro spiega a chiare lettere che il sesto Wu Ming è il pubblico e che essere un giapster non significa avere un posto riservato in prima fila ma implica una chiamata all’intervento, alla letteratura-guerriglia, al farsi impresa (e, d’accordo, su quest’ultimo punto Wu Ming riserva alcune riflessioni a posteriori anteponendo l’attuale urgenza di "rimanere in piedi").

(ri)Leggendo molti pezzi di Giap! ho provato il piacere di immergermi in un giornalismo ‘altro’, non solo meno convenzionale ma proprio avventuroso (cito ad esempio Sono un coglione, adesso posso dirlo di WM2; Io e il mio amico Mingo di WM4, poi l’intera sezione Not in my name). E ho indugiato ancora una volta nei backstages di Asce di guerra e 54 perché sono il tipo di persona che si interessa molto al ‘Making of’ di un romanzo, di un film, di un disco. Poi, mentre il volume arrivava in libreria (perché non c’è mai niente di ‘finito’), Wu Ming 2 si è premurato di aggiungere un nuovo, importante tassello sul sito della banda: "Ci sono lettori che sottolineano i libri, altri che ci fanno sopra annotazioni, altri che trascrivono frasi su taccuini, ma pochi, se non sono scrittori professionisti a loro volta, si prendono la briga di modificare direttamente la storia che hanno letto. Sebbene il computer e i programmi di scrittura rendano queste interazioni sempre più facili, non conosco quasi nessuno che abbia creato la "sua" versione di Q, di 54, di Havana Glam o Asce di Guerra, per poi magari diffonderla in qualche modo (che so: Q - Mario Rossi's cut, oppure 54 - versione 1.1.0)"

Qualcuno (una legione) si affretti a raccogliere l’invito.

 

(N.G.D’A.)