Titolo originale: id. |
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Regia: M. N. Shyamalan |
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Interpreti: Bryce Dallas Howard, Jefffrey Wright, Paul Giamatti,
Cindy Cheung |
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Soggetto e sceneggiatura: M. N. Shyamalan |
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Fotografia: Crhistopher Doyle |
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Scenografia: Martin Childs |
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Costumi: Betsy Heimann |
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Musica: Howard
Shore |
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Montaggio: James Newton Howard |
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Produzione: Warner Bros, Blinding Edges Pictures, Legendary Pictures |
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Paese: USA Anno: 2005 |
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Durata: 110' |
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Distribuzione: Warner
Bros. Italia |
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Sito ufficiale:
www.ladyinthewater.warnerbros.com |
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Esiste
un indefinibile senso di umanità nelle storie rappresentate da
Shyamalan ed
è forte l’impressione che, dietro l’apparente spettacolarità della sua arte,
dimori un autore capace di rinnovare dall’interno il senso stesso dei generi
cinematografici e intento ad illustrare la sua personale visione della vita.
L’andamento del suo racconto è il contrario di quello che ci si aspetterebbe
da un film di genere, l’incedere shyamaliano è lento, riflessivo e quasi
analitico nella definizione psicologica dei suoi personaggi. Gli uomini di
cui parla, sembrano provare più il dolore che la gioia di vivere e
comunicano un indefinibile senso di familiarità, di verità, come se colui
che li ha artisticamente rappresentati conoscesse bene la materia trattata.
Così è
stato almeno fino a The village, da molti considerato il suo
capolavoro, ma con Lady in the water il regista indo-americano compie
un sonoro anzi roboante buco nell’acqua. Tutti i personaggi shyamaliani
hanno all’origine dei traumi esistenziali che li conducono in uno stato
luttuoso della coscienza e il racconto che li vede protagonisti non è altro
che l’analisi della loro situazione psicologica stupendamente sublimata
all’interno del genere cinematografico. Il cinema di Shyamalan necessità
inevitabilmente di un occhio per godere dello spettacolo ed un altro per
riflettere sulle istanze autoriali, ma in Lady in the water non
esiste spettacolo di cui godere e la materia filmica su cui eventualmente
riflettere è la stantia ripetizione della sua arte.
La
prodigiosa alchimia tra autorialità e genere, da cui in passato scaturirono
splendidi spettacoli d’autore, in Lady in the water viene
clamorosamente meno. Colpa di una sceneggiatura approssimativa e
sconclusionata che, a differenza del passato, grida sguaiatamente piuttosto
che sussurrare ma, soprattutto, annoia nel raccontare personaggi già visti
nel sofisticato Sesto senso, traumi già analizzati nell’intimista
Unbreakable e lutti già vissuti nel funereo Signs. Il talento
visivo di M. N. Shyamalan di certo non basta per salvare un film mediocre
che sembra realizzato scavando il fondo del proprio cinema, e neppure
l’inserimento di una dimensione ironica assente nelle opere precedenti
riesce a risollevare gli umori.
Alla
Disney (produttrice di tutti i suoi film), mostrarono scetticismo nei
confronti della sceneggiatura di Lady in the water, Shyamalan, per
tutta risposta, sbatté la porta e firmò un contratto con la Warner Bros. I
risultati sono incassi mediocri e critiche pesanti, la speranza è che
Shyamalan compia un bagno di umiltà e trovi per il futuro il coraggio di
rinnovare la propria arte. Un’ultima domanda: Mr. Shyamalan, vada per i
cammei (disincantato omaggio a Hitchcock), ma perchè ritagliarsi una parte
così importante visto che non è un attore?
Davide Catallo
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